I Bronzi di Brindisi (Punta del Serrone)

 “La scoperta, come è noto, si deve ad una occasionale immersione del Ten. Col. dei carabinieri Luigi Robusto e di quattro subacquei, A. e G. Scorrano, T. Sciurti, G. Tamburrano che, il 19 luglio del 1992, nello specchio d’acqua antistante il Lido del Carabiniere in località Punta del Serrone, due miglia a nord dell’imboccatura del porto di Brindisi, si imbatterono in un piede bronzeo a circa 400 metri dalla riva e a 16 metri di profondità.

Già nel 1972 un altro piede di bronzo era stato recuperato in quello stesso specchio di mare e consegnato al Museo Provinciale “F Ribezzo” di Brindisi che dal 1971 rappresenta un solido punto di riferimento per l’archeologia subacquea del territorio.

   

Nel 1980 l’area di rinvenimento del piede bronzeo, appartenente ad una statua danneggiata di dimensioni maggiori del vero, fu oggetto di una sistematica campagna di prospezioni archeologiche. Ma l’inclemenza del mare e la mancanza da parte degli scopritori, di coordinate precise rispetto alla terraferma, resero infruttuose le operazioni.

Nel 1992 la tempestività della segnalazione e l’affidabilità dei punti topografici subacquei, consentivano di verificare con specifica competenza la rilevanza della scoperta che, già dalle prime immersioni ufficiali dei tecnici dello STAS (Servizio Tecnico per l’Archeologia Subacquea) del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, si manifestava in tutta la sua portata storico-artistica e autorizzava la tempestiva programmazione da parte della Soprintendenza Archeologica della Puglia, di una immediata campagna di scavo, mentre l’intera area veniva posta sotto sorveglianza. Prontamente veniva richiesta la consulenza dell’Istituto Centrale per il Restauro relativamente ai primi interventi di conservazione, da effettuarsi presso il laboratorio di pronto intervento realizzato presso il Museo Provinciale di Brindisi.” (1)
Ritrovamento della statua di “togato” e del “torso virile” (2)
Condizioni del torso al momento del ritrovamento. (2)
Pulitura della zona posteriore del torso (2)
Il torso nelle fasi finali della pulitura. (2)
“Le prospezioni subacquee effettuate dal 6 agosto al 2 settembre 1992 permisero di recuperare, in un’area di circa 300 mq., duecento frammenti bronzei di varia tipologia e dimensione che, con formale autorizzazione del Ministero, furono depositati presso il Museo Archeologico Provinciale “E. Ribezzo” di Brindisi. Contemporaneamente allo scavo presso il Museo Provinciale si allestì, ad opera dell’Istituto Centrale per il Restauro, un laboratorio di pronto intervento per il trattamento di desalinizzazione e di disidratazione dei materiali bronzei recuperati dal mare. Terminata la fase di pronto intervento e valutata la trasportabilità dei reperti bronzei, l’Istituto Centrale per il Restauro effettuò, già dal mese di novembre 1992, un programma di indagini archeometriche e di interventi conservativi sia presso i propri laboratori a Roma, sia nel laboratorio di restauro appositamente attrezzato dalla Provincia di Brindisi all’interno del Museo.

Diverso percorso avevano intanto seguito le due statue bronzee recuperate, il torso virile e la figura di un togato che, già al momento del recupero dal mare avvenuto il 2 settembre 1992, furono trasferite presso il Centro di Restauro della Soprintendenza Archeologica della Toscana, nel quale erano stati restaurati, alcuni anni prima, i bronzi di Riace.

I materiali recuperati a Punta del Serrone, nella fattispecie sculture o porzioni di sculture in bronzo: parti anatomiche – teste, braccia, mani, piedi -, ma anche numerosi frammenti di panneggio, oltre alle due statue, dovevano sicuramente costituire il ricco carico di una imbarcazione.” (1)

Il console romano Lucio Emilio Paolo

“Fu allora  ipotizzata l´appartenenza al torso di Lucio Emilio Paolo una testa virile con barbula.”Leale e altero” veniva definito da Plutarco, il console romano Lucio Emilio Paolo che nel 168 a.C., “nel pieno vigore fisico” dell´ età matura, trionfò nella guerra di Macedonia. Tutte le caratteristiche fisiche e morali, ricavabili dalle fonti scritte e dai monumenti conservati, si riscontrano nella statua bronzea, in cui, però, sembra desumersi anche un atteggiamento di dolore per la morte dei due figli subito dopo il trionfo. La barbula sul volto rappresenterebbe proprio il segno del lutto. La scultura, creata da un artista di origine asiana, costituirebbe il monumento eretto a Roma per celebrare il trionfo. Con il torso nudo e coperto nella parte inferiore da un panneggio che risaliva verso l´anca sinistra e veniva sorretto dall’avambraccio.” (3)

 

Statua del civis romanus (togato)

Testa barbata (filosofo)

 

Vari frammenti in bronzo

 

Visita alle “Sezioni Marine” del 26 luglio 2016

Alcuni bronzi di Punta del Serrone presso MAPRI Brindisi

Federico Zeri (12/8/21 – 5/10/98), è stato uno dei più grandi storici dell’arte e specialista della pittura italiana, allievo del Toesca e membro dell’Accademia di Belle Arti di Parigi, nonchè vicepresidente del Consiglio Nazionale per i Beni Culturali. Salì agli onori della cronaca due volte, nel 1983, quando si dimise dal Consiglio d’Amministrazione del J. Paul Getty Museum per dissensi sull’acquisto di un kouros da lui ritenuto un falso, fatto che fu successivamente confermato; e nel 1984 quando fu tra i pochi ad avanzare seri dubbi sull’attribuzione a Modigliani delle tre sculture ritrovate a Livorno.
Dopo il ritrovamento dei Bronzi nelle acque di Punta del Serrone, furono avanzate molte ipotesi sulla loro provenienza e un giornale dell’epoca, Nuova Meridiana diretto da L. Sgura, uscì con un supplemento in cui veniva intervistato, a tal proposito, lo storico dell’arte F. Zeri. Era l’ottobre del ’92 e gli inviati di Nuova Meridiana, chiedevano un parere sul valore storico dei Bronzi ritrovati a Brindisi; la risposta del professore fu immediata ed inequivoca: “E’ un ritrovamento molto strano. Però questa roba, per me, viene dal Medio Oriente. Potrebbe trattarsi, ma siamo sempre nel campo delle ipotesi, di bronzi rapinati nel Medio Evo intorno al 1204, durante il sacco dei crociati a Costantinopoli. In quell’occasione, è noto, moltissimi monumenti della città capitale dell’Impero Romano d’Oriente furono privati delle decorazioni in bronzo, alcune delle quali furono fuse sul posto per farne monete, come ad esempio i grandi gruppi bronzei che si trovavano nell’Ippodromo. Altre cose però furono portate in Occidente (..). Questa, secondo me, è roba di varie epoche rubata nel Medio Evo ad una città orientale che non può essere che Costantinopoli. Costantino e i suoi successori avevano spogliato l’Impero portando materiale da Roma, Rodi e Alessandria d’Egitto nel tentativo di salvare questo patrimonio dentro le mura di Costantinopoli. La città era splendida e gremita di statue di bronzo: l’Ippodromo soltanto, era un colossale museo. Fu saccheggiato il palazzo Imperiale; purtroppo alcune cose andarono distrutte. Non escludo che questi bronzi possano provenire da uno di questi luoghi, oppure dal grande complesso termale dei Bagni di Zeusippo”.
All’intervistatore che gli chiedeva se si potesse escludere l’ipotesi che fossero semplici scarti destinati alla fonderia, F. Zeri rispondeva: “Queste erano certamente statue finite, come dimostra la fine cesellatura e la presenza degli occhi (indicando la testa del filosofo). Guardi questa: sembra avere le labbra di rame, vuol dire che è originale, le copie romane non hanno gli intarsi di rame. Questa vien fuori una meraviglia quando è pulita. Per me è una cosa importante. Chissà da dove vengono, non si può ancora dire, bisogna vedere cosa viene fuori quando avremo tutto il materiale completo e poi cosa si può ricostruire. Accanto ad opere mediocri ce ne sono alcune di fattura eccezionale…Spero siano stati messi come generalmente consigliano nell’olio di oliva extra-vergine.”

Nelle nostre foto (didascalie del Museo Archeologico “F. Ribezzo”)
Testa di personaggio femminile. Il decorativismo della chioma a ciocche ondulate con scriminatura centrale, raccolti alla nuca in una crocchia stretta e tonda e la resa espressiva dell’iride e delle pupille, richiama i ritratti dell’imperatrice Faustina minore, figlia di Antonino Pio e moglie di Marco Aurelio.
Testa di fanciulla dall’acconciatura cosiddetta “a melone”. I capelli si presentano divisi a spicchi perpendicolari alla linea del viso e convergenti all’occipite dove è appuntata una rotellina di trecce. La moda di questa pettinatura fu nuovamente lanciata a Roma da Plautilla, moglie dell’imperatore Caracalla. Tuttavia essa prevaleva per i ritratti di fanciulla già in età Antoniniana.

Legenda: allo scopo di non tediare il lettore con la ripetizione delle fonti citate, è stato attribuito un numerino per ogni opera consultata, che si ritroverà al termine della citazione e che consente l’esatta attribuzione.

Consultazioni web:

1 – http://www.provincia.brindisi.it/index.php/musei/56-cultura/musei/181-ritrovamenti-di-punta-serrone;

2 – STUDIO E CONSERVAZIONE DI MANUFATTI ARCHEOLOGICI – Nardini Editore – Firenze – 2004 Il restauro del torso di Brindisi Marcello Miccio Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana (pdf);

3 – http://www.museotaranto.it/grandi_statue.htm

0 commenti

  1. Ottimo servizio divulgativo, sia nel testo che nelle illustrazioni,

  2. […] della Provincia. Nel 1992 si è arricchito dei ritrovamenti subacquei di Punta del Serrone (vedi qui), consistenti in belle statue bronzee in frammenti. Nel frattempo, resisi liberi gli spazi già […]

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