Le tre fontane

Fontana De Torres - foto d'epoca
Piazza di Basso (da una fotografia del 1869)

Piazza della Vittoria nasce dalle due piazze che nel 1600 erano chiamate piazza dei nobili,  e piazza di basso o  della plebe, o rustica, con il mercato dei commestibili.

Quest’ultima, “dopo la demolizione di alcuni caseggiati che la dividevano dalla Piazza dei Nobili – (si veda l’immagine di fianco ndr) – divenne, com’è attualmente, di forma rettangolare, mentre prima la Piazza  Inferiore come era anche chiamata, era quadrata e di ampio ambito dove negoziava la gente bassa (inteso ovviamente come ceto ndr) e vi dimoravano venditori di biade, frutti, foglie e simili…” (1)

“Nelle estati 1617 e 1618 scoppiarono a Brindisi delle epidemie che fecero molte vittime, soprattutto tra i soldati e gli ufficiali spagnoli che erano qui di stanza.

I cittadini erano costretti ad andare a prendere l’acqua al torrione di S. Giorgio (quasi completamente demolito nel 1865, in occasione della costruzione della stazione ferroviaria e della piazza antistante), che era attraversato dall’antico acquedotto, e perfino alla fontana grande.

Il governatore della città, e castellano dell’isola e del forte a mare, era il capitano Pedro Aloysio de Torres, spagnolo di grande capacità e umanità oltre che molto risoluto. Per condurre l’acqua ai cittadini, stabilì di costruire tre fontane all’interno del centro abitato, addebitandone la spesa ai cittadini benestanti, in proporzione alle possibilità di ciascuno, facendo segnare sui muri delle loro abitazioni le somme da pagare sulla base dei compensi spettanti agli operai.

Dal “bastione de agua”, come gli Spagnoli chiamavano il torrione di S. Giorgio (che distava un centinaio di metri dalle vasche limarie), dal quale nei secoli precedenti il prezioso liquido si era perso attraverso le falde sotterranee in campagna o in mare.

Bastione de Agua

Vasche limarie

 

(Nel 1618) l’acqua venne portata a tre fontane appositamente costruite: una, quella di Crisostomo, si trovava nell’angolo della via Conserva, allora estremo limite dell’abitato.

Fontana ang. Via Conserva

Un’altra nelle vicinanze del porto, nei pressi della scomparsa Porta Reale (giardini di piazza Vittorio Emanuele), a beneficio soprattutto dei soldati dei galeoni spagnoli che erano nel porto (3), così era descritta dall’Ascoli: “E’ composta di un circolo a rosone, nel cui centro, sopra una base quadrangolare, alta circa un metro, è posta una vasca di marmo. Nel mezzo di questa vasca è un gruppo di tre faune marine a foggia di piramide, il cui vertice è formato dalle code. Dalle bocche di queste faune l’acqua sgorga con abbondante zampillo nella vasca, dalla quale per quattro buchi si versa nel sottostante circolo a rosone, trattenutavi da un rialzo di pietre leccesi alto circa cinquanta centimetri.” (1) Questa fontana ha una lunga storia, inizialmente posta nel 1876 “in un piccolo piazzale triangolare tra via delle Ferriere (attuale via C. Battisti) e il viale della Stazione (attuale corso Umberto)” (3), fu poi spostata nel 1897 per la scarsità di fontane nell’area portuale, in Piazza Baccarini (attuale Piazza San Teodoro D’Amasea) proprio di fronte al Palazzo Montenegro, e solo successivamente, nel 1918 assegnata al luogo dov’è adesso.

Fontana dei Delfini, nei giardini della Piazza Vittorio Emanuele II° del napoletano Antonio Belliazzi (1876-77) già in Piazza Beccarini

“e la terza – la più importante perché più centrale – nella piazza della plebe…”detta appunto Fontana De Torres” (2)

Fontana De Torres

Il dinamico De Torres, infatti, ” provvide a prolungare l’acquedotto fino alla Piazza di Basso, in mezzo della quale  si fabbricò il luogo della caduta delle acque, tutto di marmi, e prima si sollevò una colonna, che servì per base di una gran conca di bellissimo marmo, che da quattro teste di cavalli lavorate in bronzo, getta abbondantissime acque e dopo s’innalzò più su un’altra colonna, più delicata della prima dalla quale scorressero le acque nell’immediato vaso grande predetto, dalla bocca di quattro mezzi cavalletti di bronzo col capitello vagamente lavorato e cinto di una corona reale.” (1)

Sulla fontana “vi era un’iscrizione a ricordo del governatore de Torres che ne era stato il fautore, del re di Spagna Filippo III (1578-1621), e di Pedro Tellez-Giron y Guzman, duca di Osuna (1574-1624), lo spagnolo che fu prima viceré di Sicilia e, dal 1616, viceré di Napoli (accusato di cospirazione, fu richiamato in patria e, incarcerato, morì in prigione). L’iscrizione ricordava anche i danni causati dal normanno Guglielmo I il Malo (1120-1166), e metteva in rilievo l’importante particolare che i lavori si riferivano alla rimessa in efficienza dei condotti romani già esistenti.

PETRO ALOYSIO DE TORRES PRAETORI: QVOD ROMANOS EMVLATUS AVTHORITATE ET INDVSTRIA SUA/ PHILIPPI TERTII REGIS ET PETRI GIRONIS DVCIS OSSVNAE/ PROREGIS AVSPICIIS AC CIVIVM LABORE ET IMPENSA AQVARUM DVCTVS TEMPORVM ET MALI GVLIELMI INIVRIA DESTRVCTOS RESTITVERIT/ ATQVE REPVRGATO FUNICVLO VETERI ET INSTAVRATO FORNICE NOVOS ADSTRUXERIT/ AC SINVOSO TRACTV PER TVBOS FISTVLAS ET SALIENTES IN VRBE PERTRAXERIT/ ORDO POPVLVSQVE BRVNDVSINVS PARTE COMMODITATIS ET ORNAMENTI MEMOR ET GRATVS POST ANNVM SALVTIS MDCXVIII .” (2)

Nella suggestione della sera

 

Legenda: allo scopo di non tediare il lettore con la ripetizione delle fonti citate, è stato attribuito un numerino per ogni opera consultata, che si ritroverà al termine della citazione e che consente l’esatta attribuzione. Fonti citate:  (1) N. Vacca – Brindisi ignorata – Saggio di topografia storica, Vecchi & C. Editori Trani – 1954; (2) http://www.provincia.brindisi.it/index.php/61-cultura/storia-e-tradizioni?start=10 (La Fontana De Torres); G. Carito, Nuova Guida. Ed. Prima 1993

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  1. Esaurienti dettagli storici e bellissime fotografie,

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