Chiesa di S. Maria degli Angeli

LA STORIA

“Piazza e chiesa sono strettamente legate al nome di S. Lorenzo da Brindisi, gloria della città, illustre figura di apostolo, oratore, scrittore, diplomatico. Si legge, infatti, nella Cronaca dei Sindaci di Brindisi che il 6 luglio 1607 il padre cappuccino Lorenzo da Brindisi (il futuro S. Lorenzo), al secolo Giulio Cesare Russo, scrisse al cugino ed ex sindaco G.L. Ripa quanto segue: ” …Io ho pensato che sarebbe bene pigliare quella casa la quale sta congionta con la casa di mia nipote Elisabetta, e di più quella che sta congionta col cortiglio, ch’è innanzi la casa grande, per avere piazza più larga. Ma farà grazia di avvisarmi, se si potranno avere e del prezzo di tutte quattro le case insieme, e quanta sarà la lunghezza, e larghezza di tutto il sito, e che spesa si può giudicare, che sia per andarvi e per fabricare detta chiesa ( S. Maria degli Angeli) in forma di croce come quella dello Spirito Santo in Napoli…potri detta chiesa, piacendo a Dio, che si faccia, servire per parrocchia, giacchè non ven’è nissuna nella città. Sebbene più volte mi è venuto in pensiere se fusse bene fare una chiesa con un monasterio da trasferirvi le cappuccine, avendo inteso che il monasterio loro (il Convento di S. Chiara) sia molto mal sano per rispetto all’hospitale, che li leva il sole”.

Il progetto fu realizzato e, nel settembre del 1619, proprio nella chiesa da lui voluta, fu officiato il rito funebre in onore di San Lorenzo. La chiesa, che per alcuni anni ebbe la funzione di cattedrale (essendo stato il Duomo fortemente danneggiato dal terremoto del 1743), fu ingrandita negli anni seguenti alla messa in opera, e il portale d’ingresso, che si apriva sulla via S. Lorenzo, fu spostato su Piazza Angioli. (1)

Chiesa S. Maria degli Angeli – Entrata da Via S. Lorenzo

In uno con la chiesa si costruì un monastero per le clarisse cappuccine, in cui furono ospitate dal 14 febbraio 1619 le monache che erano in S. Chiara. “Il 10 marzo 1862 il monastero, che era sotto l’alto patronato della casa di Baviera la cui munificenza aveva reso possibile la costruzione, fu preso in consegna dall’Ufficio del Registro di Brindisi. La morte dell’ultima claustrale, Cristina Arsenio, ai primi del XX secolo, segna la fine dell’esperienza religiosa; nel 1914 il monastero sarà demolito per dar luogo ad un edificio per scuole elementari.” (2)

Scuola elementare S. Lorenzo davanti alla quale è posto il monumento dedicato al Santo

Monumento bronzeo di S. Lorenzo

STRUTTURA ARCHITETTONICA ESTERNA

“Oggi è possibile ammirare l’elegante e sobria facciata in carparo (come l’intera struttura), terminante con un frontone triangolare e divisa in due ordini da un alto cornicione.

Facciata in carparo della Chiesa di S. Maria degli Angeli

Il campanile (particolare)

Il piano inferiore è movimentato da quattro paraste con capitelli corinzi, uniti da festoni con angeli.

Capitelli corinzi uniti da festoni con angeli. (particolare)

Particolare della facciata con incisione in latino

Lesena con capitello corinzio (particolare)

Al di sopra del portale è lo stemma dei duchi di Lorena che sono da annoverarsi fra i principali finanziatori di questa iniziativa laurenziana.

Stemma dei duchi di Lorena

Nel piano superiore si apre una grande finestra, sormontata da un timpano a lunetta con testa di cherubino al centro.

Timpano con apice interrotto (particolare)

Grande finestra con testa di un cherubino al centro. (particolare)

Voluta  (particolare)

Notevole è il portone ligneo, opera di artigianato locale del XVII secolo, le cui sculture rappresentano S. Francesco, S. Chiara, gli Evangelisti. Le formelle inferiori sono state asportate.

Portone dell’ingresso principale

Particolare del portone raffigurante S. Francesco e S. Chiara

Il fianco della chiesa, su via S. Lorenzo, presenta la stessa scansione a paraste; da notare la ricca decorazione della finestra posta al di sopra del portale.” (1)

Ingresso secondario da Via S. Lorenzo

Finestrone rettangolare delimitato da cornice scolpita con altorilievi a motivi vegetali

Frontone triangolare scorniciato ai cui estremi sono due doccioni zoomorfi.

Frontone triangolare scorniciato ai cui estremi sono due doccioni zoomorfi

Doccione a motivi zoomorfi

Lapide posta nel 1962 in onore del Santo

L’INTERNO

All’interno l’unica navata si apre in quattro cappelle per lato, ornate da altari barocchi e da dipinti, dei secoli XVII-XVIII.

Navata unica con quattro cappelle per ogni lato

“La grande macchina scenografica che definisce l’area della celebrazione liturgica, fiancheggiata dalle due statue in pietra di San Francesco d’Assisi e Santa Chiara, inquadrata dalle quattro colonne tortili e parzialmente occupata dal seriore altar maggiore, in marmo policromo, può ritenersi eseguita nella seconda metà del 600.

Statua in pietra raffigurante S. Chiara

Statua in pietra raffigurante S. Francesco

Il dipinto rappresentante l’Immacolata tra Angeli è stato convincentemente attribuito a Pietro Candido ossia Pieter De Witte (1548 – 1628), di cui è noto il lungo soggiorno in Monaco di Baviera, da Nuccia Barbone Pugliese [La ritrovata Assunzione di Aert Mytens, in “Napoli Nobilissima”, 1991, pp. 161-71]”.(3)

“La grande tela centinata (cm. 400 x 250) raffigura al centro la Vergine Maria col Bambino in grembo, seduta sulle nuvole, poggia il piede sulla mezza luna. In alto due puttini reggono un diadema che incorona Maria. Tutt’attorno angeli adulti e angioletti che recano le simbologie della Immacolata Concezione. In alto la figura ieratica del Padre Eterno e la Colomba dello Spirito Santo… Indubbiamente  il dipinto è di notevole qualità…La Pala entusiasmò non poco il Bacci che nel 1942 così ne illustrava il giudizio: L’armoniosa policromia del quadro, la ridda luminosa e vivace degli Angeli, la molteplicità originale dei motivi, la creazione di tante svariate illustrazioni, l’abbondanza e cura cenobitica dei particolari, la poesia che è diffusa in ogni parte, fanno di questo quadro e di questa scena, la vera e più perfetta conferma del titolo di S. Maria degli Angeli”. (4)

“Gli stemmi posti l’uno a sinistra e l’altro a destra dell’altar maggiore si riferiscono, rispettivamente, a Massimìliano di Baviera e ai duchi di Lorena, finanziatori munifici della fabbrica del convento e della chiesa.” (3)

Stemma nobiliare di Massimiliano di Baviera

 

Stemma nobiliare dei duchi di Lorena

Altare maggiore ( particolare)

Acquasantiera in marmo

Particolare della controfacciata

Particolare della controfacciata

Il pulpito ligneo dorato è opera del XVII secolo con rappresentazione dei Santi Pietro e Paolo

Pulpito

Fastosamente affrescato è il soffitto che, tra finte architetture e motivi floreali, presenta l’Estasi di S. Francesco e le Storie di S. Chiara.

Le tele riportate sul soffitto ligneo: sulla navata l’Apparizione alla Porziuncola (***),

L’apparizione alla Porziuncola

sul transetto il Martirio di Sant’Orsola e delle sue compagne e il Miracolo di Santa Chiara sono inseribili nel contesto degli interventi settecenteschi, avvertibili pure nella decorazione degli altari, che valsero per un breve periodo, nel quarto decennio del secolo, la funzione di cattedrale alla chiesa e giustificano la consacrazione del 9 ottobre 1746.

Il Martirio di Sant’Orsola e delle sue compagne e il Miracolo di Santa Chiara

“Assente da Brindisi dal 1573, Lorenzo vi fece ritorno, per pochi giorni, nel 1604; fu allora che considerò l’opportunità di una presenza ecclesiale che fosse segno esplicito della nuova spiritualità post-tridentina (*).

La chiesa, per la quale il santo propose nel 1607 di considerare modello quella dello Spirito Santo in Napoli, si iniziò a costruire nel 1609 con facciata rivolta a ponente ossia sull’attuale via S. Lorenzo.

Subito dopo, su progetto proveniente da Monaco di Baviera, si ripensò l’intera fabbrica ora orientata a nord e riutilizzante, nell’area del transetto, la primitiva navata.” (1)

Foto d’epoca

Chiesa di S. Maria degli Angeli e l’attiguo convento prima della costruzione dell’edificio della Scuola elementare femminile.

(Fototeca Briamo presso Bibl. Arc. De Leo)

Chiesa S. Maria degli Angeli. Cartolina d’epoca 

Chiesa S. Maria degli Angeli. Facciata principale – 1956

(Fototeca Briamo presso Bibl. Arc. De Leo)

Chiesa S. Maria degli Angeli. Particolare della facciata – 1964

(Fototeca Briamo presso Bibl. Arc. De Leo)

Chiesa S. Maria degli Angeli. Portale ingresso principale – 1964

(Fototeca Briamo presso Bibl. Arc. De Leo)

Chiesa S. Maria degli Angeli. Porta in legno scolpito – 1964

(Fototeca Briamo presso Bibl. Arc. De Leo)

Chiesa S. Maria degli Angeli. Particolare – 1964

(Fototeca Briamo presso Bibl. Arc. De Leo)

Chiesa S. Maria degli Angeli. Scoprimento della epigrafe a ricordo di S. Lorenzo dettata dal prof. Rosario Jurlaro. Presenzia il Card. Giobbe – 1962

(Fototeca Briamo presso Bibl. Arc. De Leo)

Le Cappelle

Prima di iniziare la disamina delle opere conservate nelle Cappelle, ritengo sia  giusto far menzione del dipinto posto sul sovraporta della chiesa in posizione pressochè irraggiungibile.

La visitazione

“E’ il quadro raffigurante LA VISITAZIONE  di (Maria Vergine ad Elisabetta) di ignoto pittore pugliese del XVII secolo. Al centro sono raffigurate Maria Vergine e Santa Elisabetta nel momento dell’incontro: le due donne si abbracciano. Più dietro verso il lato destro Zaccaria e S. Giuseppe si stringono la mano. Dietro Maria è dipinta una balaustra. Sullo sfondo costruzioni architettoniche in prospettiva… Lo schema compositivo…in particolare l’ambientazione con le “quinte architettate” e la presenza della balaustra. Si può ipotizzare che l’autore fosse seguace della bottega bitontina.” (2)

L’interno, a croce latina, è ad unica navata con profonde cappelle laterali, ornate di altari barocchi.

“La prima a destra, sotto il titolo di S. Anna, conserva un Crocefisso in legno laccato qui trasferito da Santa Maria del Casale nel 1886 ed attribuito al riformato fra’ Angelo da Pietrafitta (m. 1699) che dovrebbe averlo eseguito negli ultimi anni del XVII secolo”.  (1)

Cappella di S. Anna. – 1^ destra

Crocefisso ligneo (fine XVII secolo) attribuito all’artista calabrese Angelo da Pietrafitta

Sull’altare è il dipinto raffigurante S. ANNA E LA SACRA FAMIGLIA (o SACRA CONVERSAZIONE secondo altri (**)), di autore ignoto dell’ottavo decennio del XVIII secolo. “La tela raffigura la Vergine col Bambino in grembo. Il Bambino benedice con la mano destra mentre nella sinistra regge una sfera di vetro trasparente, simbolo del globo terrestre.La Vergine consegna un pomo a S. Anna che nella mano destra ha un mazzo di fiori. Alle spalle di S. Anna vi è Giuseppe col bastone fiorito; a sinistra della Vergine S. Giovanni Evangelista reca un libro sotto il braccio destro. In basso tra le soffici nuvole che reggono i personaggi, due angioletti; in alto altri puttini… I colori piuttosto schiariti e lo schema compositivo del tema iconografico sono prossimi alla produzione della bottega bitontina.” (2)

S. ANNA E LA SACRA FAMIGLIA

Sulla parte sinistra, la VERGINE COL BAMBINO E SANTI di autore incerto ( MADONNA COI SANTI FRANCESCO DI SALES E ROSA del pittore locale Barnaba Zizzi e collocabile fra il 1780 e il 1790 secondo altri**).” E’ una tela rettangolare, nella quale si inserisce  un finto ovale che raffigura la Vergine Maria che regge nel grembo il bambino eretto. A sinistra della Madonna vi è una santa a cui il Bambino dona una rosa; alla sinistra, vi è un santo con il bastone sotto il braccio destro. In un fondale di nuvole, quattro testine di angeli. Sulla destra si apre, dietro le colonne, uno sfondo paesaggistico”.  (2)

VERGINE COL BAMBINO E SANTI

Nella successiva Cappella di S. Francesco – 2^ destra

è la tela rappresentante S. FRANCESCO IN ESTASI CONSOLATO DA UN ANGELO MUSICANTE, di ignoto pittore napoletano del 4° dec. XVII secolo (il quadro è stato restaurato nel 1986 dopo che un incendio nel 1985 lo aveva deteriorato). “Il Santo è raffigurato durante l’estasi seguita alle stimmate di Cristo. Alla sua sinistra, un angelo lo consola con la musica di un violino. Alla destra di Francesco è rappresentato un altro angelo che volta le spalle all’osservatore; egli tocca la ferita nel costato del santo reggendogli la mano destra. In alto due gai angioletti, in basso un libro sacro aperto, un teschio ed una croce… La tela è stata oggetto di studio da parte di A. Cassiano che ben interpreta il tema che coniuga “due momenti distinti della vita del Santo, solitamente trattati singolarmente, Estasi di S. Francesco e S. Francesco consolato dall’angelo musicante”. Sempre secondo questo studioso “risulta anche il più antico dipinto così concepito”…Per Cassiano, l’autore del dipinto va cercato nell’ambito della pittura napoletana intorno al 1640.” (2)

S. Francesco in estasi consolato da un angelo musicante

“Un’epigrafe qui ammurata ricorrendo nel 1926 il settimo centenario della morte dell’assisiate costituisce anche la prima pubblica memoria dell’elevazione di Brindisi a capoluogo di provincia.” (1)

Epigrafe per il settimo centenario dalla morte di S. Francesco d’Assisi e prima pubblica memoria dell’elevazione di Brindisi a Capoluogo di Provincia

“La terza cappella, dedicata a Sant’Antonio da Padova, ha una tela d’analogo soggetto eseguita dal pittore ateniese Giovanni Papagiorgio nel 1641.” (1)

Cappella dedicata a S. Antonio – 3^ destra

Il dipinto raffigurante S. ANTONIO DI PADOVA COL BAMBINO rappresenta il Santo “con un libro aperto sulla mano destra e un giglio nella sinistra. In piedi, sul libro, sta il Gesù Bambino benedicente. Il Santo poggia su una pedana in legno, con due gradini a destra. A sinistra vi è un basamento architettonico. Sullo sfondo, svolto in profondità, un paesaggio naturale, dai rilievi montagnosi, due fraticelli, un corso d’acqua con dei pesci visibili. In alto due angeli a destra e due sinistra, mentre al centro appare la Colomba dello Spirito Santo, investita di luce.La tela è opera di Giovanni Papagiorgio, un pittore originario di Atene, come egli informa, attivo in Manduria (allora Casalnuovo) e che lavorò per gli Imperiali, principi di Francavilla, di cui il centro tarantino era feudo.” (2)

S. Antonio di Padova col Bambino

Raffigurazione statuaria del Santo.

La quarta ed ultima Cappella è dedicata all’Immacolata, con tela d’artista locale collocabile cronologicamente a metà del XVII secolo, conserva un dipinto rappresentante la Madonna del Latte, eseguito fra il XVI e XVII secolo anch’esso da bottega locale.

Cappella dedicata all’Immacolata – 4^ destra

Nel dipinto raffigurante L’IMMACOLATA CONCEZIONE ” la Vergine è ritratta in piedi sulla simbolica mezzaluna e schiaccia la testa al drago. Attorno a Maria Immacolata, angeli adulti sostengono le allegorie relative al dogma dell’immacolato concepimento. In alto angeli in girotondo aereo sostengono l’aureola stellata della Madonna… dipinto riferibile ad ambito veneto di fine cinquecento e primo seicento.” (2)

Immacolata Concezione

Alla destra della cappella troviamo un dipinto raffigurante la MADONNA DEL LATTE di ignoto pittore locale del XVII secolo. “Nel quadro mistilineo, la Madonna è effigiata con il Bambino in grembo durante l’allattamento. Il Bambino, che si è appena staccato dal seno materno, volge lo sguardo verso l’esterno della tela con due occhi vispi. Lo sfondo è scuro. Il dipinto rivela un generico fondo realistico ed è probabile opera di pittore seicentesco locale.” (2)

Alla sinistra c’è una tela raffigurante la MADONNA DEL ROSARIO non ancora catalogata

Nella Cappella, di fronte, a sinistra,  c’è una graziosa statuina di Gesù Bambino di Praga con il motto: “Più mi onorerete, più io vi favorirò”.

Sulla sinistra abbiamo la cappella di San Pasquale Baylon, di ignoto pittore locale risalente a fine XVII secolo

Cappella di San Pasquale Baylon – 1^ sinistra

.

Sull’altare c’è il dipinto ad olio (cm. 236 x 182) del “Santo in estasi davanti all’Ostensorio, che è tenuto da un Serafino con un diadema sul capo. Altri angioletti gli sono intorno. La figura di Pasquale è invece isolata; in basso sono raffigurati la sacca e il bastone del frate questuante. La scena si svolge in aperta campagna; sullo sfondo un paesaggio lacustre, un castello rivieresco ed una capanna.” (2)

San Pasquale Baylon

Sulla sinistra di chi guarda, c’è il dipinto raffigurante LA DEPOSIZIONE di ignoto pittore locale del 1672 ca. “La Madre, ai piedi della Croce, tiene su di sè il Cristo morto. Il peso del corpo è retto dalla schiena del diacono S. Lorenzo martire, vestito di preziosa dalmatica. La Maddalena stringe a sè le gambe di Gesù. A sinistra, in piedi, S. Giovanni si copre il volto con un panno, più giù Maria di Magdala si asciuga le lacrime con un lembo del sacro lenzuolo. A destra della Vergine, Marta in lacrime. Più indietro una scala appoggiata al legno della croce.” (2)

In basso a destra c’è un’iscrizione: Fatto de (el)emosina 86 e 1672. E’ probabile che le date siano da riferirsi al lungo periodo (94 anni) della raccolta delle “pie elemosine”.

DEPOSIZIONE

Successivamente troviamo la Cappella di San Lorenzo da Brindisi, con dipinto attribuito ad Oronzo Tiso (c. 1726-1800);

Cappella di S. Lorenzo da Brindisi – 2^ sinistra

Nell’immagine ad olio raffigurante il BEATO LORENZO DA BRINDISI, opera di O. Tiso successiva al 1748,  “il beato cappuccino viene rappresentato in estasi adagiato su nuvole. Lo accompagnano un gruppo di angioletti. Un angelo che sta alla sua destra sostiene un libro (la Regola francescana), ed un altro lo storico Crocifisso con cui il santo in vita sconfisse gli infedeli.” (2)

Il Beato Lorenzo da Brindisi

Proseguendo sulla sinistra troviamo la Cappella di Santa Maria Margherita Alacoque con tela dipinta nel 1950 da Salvatore Scoditti

Cappella di Santa Maria Margherita Alacoque – 3^ sinistra

il dipinto di SANTA MARIA MARGHERITA ALACOQUE (1647-1690) di origine francese.  Nel 1669, all’età di 22 anni, ricevette la cresima e con l’occasione fece aggiungere al suo nome di Margherita Alacoque anche quello di Maria. Viene così raffigurata dall’autore nell’apparizione del Cristo.

Santa Margherita Maria Alacoque

Statua nella Cappella di S. Maria Margherita Alacoque.

Raffigurazione statuaria dell’Addolorata

Nell’ultima Cappella a sinistra è il Crocefisso d’avorio inviato da San Lorenzo alla sua chiesa nel 1615, opera della scuola di tornitura eburnea di Monaco di Baviera. Il telo di fondo, in seta con ricami in oro, è tardo settecentesco

Cappella del Crocefisso – 4^ sinistra

Qui sono, oltre al “Crocefisso d’avorio (secolo XVII?) alto 52 centimetri “di tale perfettissima fattura che il professore Andrea Costa dell’Università di Napoli disse che vi si poteva studiare l’anatomia del corpo umano”, anche le sacre memorie donate da Lorenzo alla sua chiesa; i ventisei reliquiari costituiscono e delineano la funzione che la chiesa doveva avere di nuovo pantheon cristiano di Brindisi. In una delle teche è racchiusa anche la Croce che S. Lorenzo mostrava durante la battaglia ad Albareale dove “50 mila turchi caddero sul campo, mentre S. Lorenzo, in prima fila, rimase miracolosamente incolume tra il turbinio delle frecce, che gli fecero cambiare cinque o sei volte il suo cavallo, mortalmente ferito” (3)

Racconta l’Ascoli nella sua Storia di Brindisi che “mentre Fra Lorenzo disimpegnava la carica di rettore di spirito presso Massimiliano, duca di Baviera, l’avea indotto a fabbricare in Brindisi il Monastero di S. Maria degli Angeli. Il progetto del Convento venne mandato dalla Baviera; e nel 1609 se ne cominciò la costruzione. Il lavoro durò per lo spazio, mai interrotto, di 10 anni. Il monastero riuscì splendido, e la chiesa sontuosa: ambedue furono arricchiti e di mobigli e di sacre suppellettili. Il duca di Baviera ornò la chiesa con molti reliquiari; altri di ebano, altri di avorio, altri infine di argento e oro. Vi è tuttora in questa chiesa un Cristo in croce di avorio, alto circa due palmi, tutto di un pezzo, tranne le braccia, le quali, sebbene siano di pezzi distinti, sono però sì maestrevolmente congiunte al rimanente del corpo che occorre l’occhio più esperto per discernere il punto d’unione.”

Crocefisso d’avorio alto 52 cm

Croce di di S. Lorenzo con alcune reliquie

 

 

 

Nella Cappella sono anche collocate le seguenti tele:

Dipinto raffigurante l’Ecce Homo di ignoto pittore locale del XVII secolo. “La scarna figura del Cristo, dal torso nudo e le mani legate, è investita dalla luce. Alla sua sinistra una figura d’uomo nella penombra, che copre con un mantello la figura del Cristo. Sfondo scuro.” (2)

Tele non catalogate.

Molto bello il soffitto decorato e colorato

Nel transetto, oltre alla statua di S. Lorenzo

S. Lorenzo

ci sono quattro tele: Adorazione dei pastori, Adorazione dei Magi, Circoncisione, Fuga in Egitto, attribuite a Diego Oronzo Bianco (1683-1767) ed eseguite nel terzo decennio del secolo decimoottavo.

“L’ADORAZIONE DEI PASTORI tela di ignoto pittore locale del XVII secolo. La scena si svolge nell’oscurità notturna in una capanna. Maria mostra il Figliolo tenendo i lembi del lenzuolino che lo contiene. Alla sua destra S. Giuseppe poggia la mano sulla testa del bue, l’asinello più dietro mangia la biada. A sinistra di Maria alcuni pastori adorano il Redentore, una donna bacia umilmente il piede del piccolo.” (2)

Adorazione dei pastori

“LA FUGA IN EGITTO di ignoto pittore locale del XVII secolo. La Madonna e, più dietro Giuseppe col Bambino in braccio, e l’asinello, si apprestano a salire su una imbarcazione, guidati da un angelo. Un altro angelo sta a prua, regge il remo e si volta a guardare la Sacra Famiglia.” (2)

La fuga in Egitto

LA CIRCONCISIONE di ignoto pittore locale del XVII secolo. Sulla mensa è disteso il Bambino nudo mentre il sacerdote con un bisturi nella mano dstra si accinge a circonciderlo. Alla destra del sacerdote vi è Maria. Simeone è raffigurato mentre regge il capo del Salvatore, più dietro S. Giuseppe tocca una colomba dell’offerta che un bambino reca. Un fanciullo, in basso a sinistra della tela, regge un vassoio con una brocca, ed una tovaglia bianca.” (2)

La Circoncisione

“L’ADORAZIONE DEI MAGI  di ignoto pittore locale del XVII secolo. Maria col Bambino in grembo è raffigurata seduta su una colonna che sta riversa per terra. Innanzi a loro i tre re Magi e due paggi offrono i doni al Bambino. Alle spalle di Maria è raffigurato S. Giuseppe.” (2)

L’adorazione dei Magi

Particolare del soffitto

Nostro intervento facebook del 5 maggio 2020

Veramente stupendi! Soffitti e volte delle chiese, posti a metà strada tra la terra e il cielo, rappresentano in maniera evidente l’anello di congiunzione tra l’uomo e Dio. La chiesa, nella funzione educativa che ha sempre attribuito alle immagini sacre intese come una vera Bibbia dei poveri, ha scelto di illustrare con i migliori dipinti, dei migliori artisti, cupole, volte e soffitti, delle chiese più prestigiose.
E’ un vero peccato che la distanza non faccia ben vedere le immagini e che l’altezza costringa ad una posizione innaturale del collo, costringendo a rovesciare la testa all’indietro in una posizione dolorosa.
Questo ci ha spinto a mostrarveli a distanza ravvicinata in tutta la loro bellezza.
Questa è la chiesa di S. Maria degli Angeli: il soffitto, tra finte architetture e motivi floreali, evidenzia l’Estasi di S. Francesco e le Storie di S. Chiara; sul transetto il Martirio di Sant’Orsola e delle sue compagne e il Miracolo di Santa Chiara.

Una nuova tela nella Chiesa degli Angeli
Vi mostriamo in anteprima la nuova opera, dipinta da Don Gianluigi Marzo, per la Cappella di San Pasquale Baylon (la prima a sinistra) nella Chiesa degli Angeli. L’olio su tela, cm 140×136, raffigura San Lorenzo che predica dal pulpito, lo stesso che è presente nella Chiesa degli Angeli, guardando il crocifisso e soppesando le parole del Vangelo: “se uno vuol essere mio discepolo, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua”. Don Gianluigi è Direttore dell’Ufficio Beni Culturali della Diocesi di Ugento e Fide Idonum (missionario) a Polonghera in provincia di Cuneo, dove sta occupandosi personalmente dei restauri della chiesa del paese. Di sè dice: Non mi ritengo un artista, ma più semplicemente un prete che dipinge, ed opera sempre “pro bono Ecclesiae”: Dio mi ha concesso questo dono e a Lui ritorna”.

Note:

(*) Il Concilio di Trento o Concilio Tridentino fu il XIX concilio ecumenico della Chiesa cattolica, aperto da papa Paolo III nel 1545 e chiuso, dopo numerose interruzioni, nel 1563. Con questo concilio venne definita la riforma della Chiesa cattolica (Controriforma) e la reazione alle dottrine del calvinismo e del luteranesimo (Riforma protestante).

(**) Secondo Brindisi Nuova Guida

(***) Nel 1216 la Santa Vergine insieme a Cristo, accompagnati da molti angeli, apparvero a san Francesco (1182-1226) nella chiesetta di Santa Maria degli Angeli (anche detta della Porziuncola). Il santo, che aveva ricevuto dall’abate dei benedettini del Monte Subiaco la chiesa, vi trascorse la prima notte in preghiera e contemplazione, e qui ebbe la visione divina in segno di predilezione e quale promessa di future grazie.

La Madonna gli suggerì nel 1221 di implorare da papa Innocenzo III l’indulgenza plenaria per chi, confessato e comunicato, avrebbe visitato la Porziuncola. Francesco, nel 1213, ricevette in dono dal conte Orlando Cattani di Chiusi il monte della Verna, sul quale, grazie al donatore, fece edificare una chiesetta dedicata a Santa Maria degli Angeli (detta comunemente la Chiesina), dopo che la Madonna, accompagnata da san Giovanni Battista e da san Giovanni Evangelista, gli era apparsa nel 1216 e gli aveva fornito le istruzioni affinché tale cappella le fosse edificata. Fu alla Verna, nel 1224, che san Francesco, il primo stigmatizzato della Chiesa, ricevette i segni della Passione.

Nostro articolo facebook del 10/10/2022

Il Crocefisso d’avorio nella chiesa di S. Maria degli Angeli
Finalmente, dopo tanti anni, abbiamo potuto fotografare senza frapposizione di ostacoli, il meraviglioso Crocefisso d’avorio inviato da San Lorenzo alla sua chiesa nel 1615. Si tratta di un’opera della scuola di tornitura eburnea di Monaco di Baviera con telo di fondo, in seta con ricami in oro, tardo settecentesco.
Il Crocefisso d’avorio (secolo XVII?), alto 52 centimetri, è “di tale perfettissima fattura” che fece dire al professore Andrea Costa dell’Università di Napoli “vi si poteva studiare l’anatomia del corpo umano”.
Ringraziamo, pertanto, don Pio Ralino Conte, nuovo rettore del Santuario cittadino di Santa Maria degli Angeli, per la gentilezza avuta nei nostri riguardi e per la pazienza usata per l’occasione, riuscendo ad aprire il cancello protettivo ritenuto fino a quel momento inespugnabile.

L’Alluce Valgo della Pala d’Altare dedicata all’Immacolata Concezione nella chiesa di S. Maria degli Angeli
Dalla pagina del Gruppo Ospedaliero Italiano, dedicata alla patologia “alluce valgo”, rileviamo che il problema è molto diffuso, soprattutto fra le donne (pare che in Italia, ne soffra ben il 40% della popolazione femminile). Le cause, non ancora note, portano a una deformazione del primo dito del piede, che forma una prominenza ossea, la cosiddetta “cipolla”.
La definizione di alluce valgo fu data per la prima volta da Carl Hueter nel 1870, ma, ovviamente, prima potevamo solo considerare che il problema fosse diffuso già molto tempo prima che la scienza se ne accorgesse. Adesso invece ne abbiamo la certezza.
Nella tela raffigurante l’Immacolata, posta sull’altare maggiore della chiesa di S. Maria degli Angeli, e, attribuita al pittore italiano del XVII sec. Pietro Candido, rileviamo già qualche difformità dall’iconografia classica, nella rappresentazione dei volti di puttini, angeli e dame, con visi affilati e spigolosi ben lontani dalle morbidezze nostrane, forse dovuti all’influenza esercitata sul pittore dal lungo soggiorno in Monaco di Baviera. Ma, ciò che surprende è lo spuntare dell’alluce valgo al piede della dama situata alla base del quadro. Confessiamo che è la prima volta che ci accade di notarlo. Potremmo forse sbagliare, vista la nostra pur breve esperienza, ma se così fosse, il quadro certificherebbe l’esistenza di tale problema circa 250 anni prima che la scienza ne parlasse ufficialmente.

Legenda: allo scopo di non tediare il lettore con la ripetizione delle fonti citate, è stato attribuito un numerino per ogni opera consultata, che si ritroverà al termine della citazione e che consentirà l’esatta attribuzione bibliografica.

(1) Vittoria R. Petrosillo – Guida di Brindisi, ed. Finiguerra Arti Grafiche – Lavello (Pz) per conto Congedo editore 1993;

(2) G. Carito – Brindisi Nuova guida, ed. Prima, Italgrafica Edizioni Srl, Oria (BR) 1993/1994;

(3) Tesi di laurea: Catalogazione della pittura sacra dei secc. XVI-XVII-XVIII nella città di Brindisi presso Univ. degli Studi Lecce, Fac. Lettere e filosofia – Dott. Massimo Guastella;

9 commenti

  1. A proposito della Statua di San Lorenzo, collocata presso l’ingresso dell’adiacente Scuola Elementare, ebbi a scrivere su Brindisi Sera, suo tempo:

    Recentemente un certo numero di cittadini, riuniti in associazione, a visibile ricordo e venerazione, ha creduto bene far forgiare una statua di San Lorenzo dallo scultore Marzano e dopo pacifiche e assennate diatribe con gli amministratori comunali, e un’abortita proposta di postare la statua in Largo Angioli, presso la Chiesa, ha convenuto che essa poteva essere collocata davanti all’ingresso della scuola elementare “San Lorenzo”, a fianco della Chiesa.

    Sicché la statua, con la quale si è avvertita la necessità di rappresentare le fattezze somatiche del Santo, come se ciò fosse indispensabile per rinsaldarne il venerato ricordo, troneggia languidamente e si impasta con la quotidianità a volte laida e oscena che gli vortica attorno, senza la sacrale prevenzione di una nicchia in Chiesa e l’esposizione all’aria aperta appare innaturale e sconveniente, tra l’indifferenza della gente, in altre faccende affaccendata, senza alcuna considerazione o protezione mistica diventa un arredo, insignificante: in questo bailamme c’è un eccitato isolamento che contribuisce al generale abbrutimento estetico e il contesto finisce col divenir immondo e la statua, inevitabilmente corpo estraneo: il povero santo sbattuto dalla vanagloria esibizionista degli uomini tra inferriate, motorini e gente che transita con la con la sporta della spesa indifferente al misticismo che il luogo dovrebbe avere, senza la rilevanza sacrale che può dare una nicchia in Chiesa. San Lorenzo volge ieraticamente lo sguardo al Cielo reggendo la Santa Croce ma tutto il contesto perde ogni sacralità e determina un abbrutimento estetico che il Santo non merita, lì piantato come un qualsiasi arredo ingombrante. .. l

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    Siamo sicuri che il Santo aneli d’essere adorato con l’esposizione della sua riprodotta entità corporea? L’anelito di San Lorenzo fu la glorificazione del sempiterno Dio e missionario della Fede si confuse tra l’esercito cristiano nelle cruente lotta contro gli infedeli, riuscendo a rimanere miracolosamente illeso, con esaltata meraviglia dei combattenti. Egli adorava Dio . Oggi i suoi concittadini adorano chi adorava Dio invece di adorare Dio stesso.

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    Capisco che questi discorsi non hanno nulla a che fare con la dotta teologìa che si somministra nei seminari, ma mi sembra giusto rimarcare che non si dovrebbe venerare Chi, con incommensurabile fede, adorava Dio ricorrendo ad esemplificazioni secolari quali sono le riproduzioni somatiche del soggetto che nulla aggiungono per ampliarne il ricordo.

    Il Concilio di Trento proclamò che “le immagini di Cristo, della Vergine Madre di Dio e dei Santi devono essere tenute e onorate soprattutto nelle chiese, non perché si creda che vi sia insita una qualsiasi divina virtù, ma perché l’onore che si rende alle immagini si riferisce ai prototipi da esse rappresentati”.

    Senza essere iconoclasti, bisogna pur sottolineare che il Diritto Canonico prevede che gli Ordinari non possono accondiscendere all’esposizione di immagini non solo se esse non corrispondano alla tradizione consacrata dall’uso eppure se non eccellano per decenza e onestà.
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    La Statua di San Lorenzo, pur di fattura artistica eccellente, se collocata in un contesto non eccellente per analogia dovrebbe incorrere in questo sottinteso divieto e l’Ordinario severamente dichiarare il non possumus

    E la targa, col faretto sottoposto, vi sembra di fattura eccelsa? Siamo al “gusto dell’orrido” !

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    Non sarebbe opportuno riconsiderare tutta la questione e fare ammenda di questo pressappochismo, proprio per onorare più degnamente San Lorenzo da Brindisi?

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  2. Data articolo: 21/12/2008 20:02:00
    La statua di San Lorenzo da Brindisi -di Alfio Tarullo-

    Il brindisino Giulio Cesare Russo, figlio di Guglielmo ed Elisabetta Masella (1559-1619) effigiato nelle vesti di Frate Lorenzo da Brindisi, Santo: abbandonato senza aureole mistiche come ciarpame visivo fra maestre, scolari, genitori premurosi che distrattamente gli ronzano intorno e frettolosi passanti, desta reconditi desideri iconoclastici tra coloro che anelano ad una incorporea spiritualità eterea, che non può alternarsi con fattezze somatiche, del tutto superflue.

  3. …….sono entusiasta………..un lavoro il tuo che ritengo eccellente. Complimenti!!!!!!!!!!!!!
    non solo: fai venir voglia di passeggiare ma col proposito di riscoprire il patrimonio che ci circonda!

    1. Molte grazie!!! Questi commenti sono benzina per il mio motore! Vrrrrooommm

      1. allora avanti tutta: se permetti condivido il link con gli amici della associazione in photo.
        un saluto

        1. Fallo tranquillamente. Se riusciamo a diffondere, quanto più è possibile, arte e cultura, il vantaggio sarà di tutti noi cittadini! Parafrasando mi verrebbe da dire: “la città c’è ( e pure bella) adesso facciamo i cittadini!”

  4. Sono interessata agli articoli

  5. Sono interessata agli articoli, e vorrei ricevere via mail

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