Collegiata di Santa Maria delle Grazie – Campi Salentina (LE)

Collegiata S. Maria delle Grazie.

La visione, del tutto casuale, di questo filmato su youtube, ha suscitato la mia curiosità e, una bella giornata di fine Ottobre 2013, sono andato a Campi S. a vedere con i miei occhi la cappella “ritrovata” e la chiesa che la conteneva.

Questo è il servizio che ne è scaturito, con foto riprese in quei pochi minuti che passano tra una funzione e l’altra, in una chiesa gremita di gente che ci guardava incuriosita, evidentemente ancora poco avvezza a “turisti” e curiosi.

Sarà stato per le famiglie vestite a festa, per i bambini chiassosi in gruppi,  per i contadini seduti nei caffè della piazza  e dei circoli ricreativi, che mi sono ricordato una vita  che probabilmente, nelle città più grandi, e anche a Brindisi, ormai non esiste più.

La Cappella ritrovata (dei Maremonti)

La recente scoperta della cappella dei “Maremonti” avvenuta l’8.4.1980 dietro l’altare di S. Carlo (vedasi il filmato), nel corpo della navata di sinistra, ha confermato l’ipotesi di una costruzione pre-esistente di stile gotico, alla data del 1579 incisa sul rosone della chiesa Collegiata di S. Maria delle Grazie. Essa “è infatti chiaramente tardo-gotica, lo attestano i costoloni della volta, le nervature degli archi, gli affreschi ed il motivo araldico ricorrente della famiglia committente.” (1)

Ingresso della Cappella dei Maremonti.
Cappella dei Maremonti: arco e costolone affrescati
Maestro della Cappella dei Maremonti – Affresco del Profeta Balaam 1432 (?)
Maestro della Cappella dei Maremonti – Affresco del Profeta Micheas (?)

Simbolo stilizzato dei Maremonti.

Monumento funebre a Bellisario Maremonti.

“Per comprendere l’elevato prestigio della famiglia Maremonti e conseguentemente il significativo ruolo ricoperto da Campi rispetto a Lecce e ai centri limitrofi, basterebbe ricordare il peraltro notissimo episodio del 1496, quando Isabella del Balzo, moglie di Federico d’Aragona, tiene a battesimo nella residenza campiota dei Maremonti, Federico Maria, primogenito di Bellisario e di Giulia Paladini. Famiglia potente, dunque, i Maremonti ebbero una parte decisiva nelle vicende costruttive della Collegiata, tanto che, proprio a Bellisario armis et fide praestanti il clero campiota innalzerà, in atto di riconoscimento, un monumento funebre.” (2)

Monumento sepolcrale cinquecentesco di Bellisario Maremonti, importante omaggio all’antico barone di Campi, in pietra leccese dipinta di nero, sorretto da leoni e collocato a lato della porta maggiore.

La struttura esterna della Collegiata.

“Le strutture preesistenti, comprese quelle gotiche, furono quasi del tutto cancellate, quando nel ‘500 si ampliò tutto l’impianto, orientando l’intera costruzione verso Ovest-Sud Ovest: in questo modo la vecchia costruzione, quasi interamente rifatta, fu adattata in maniera tale da formare il transetto e la parte absidale della nuova.” (2)

“Le vicende costruttive della Chiesa di S. Maria delle Grazie, dal caratteristico settecentesco Campanile incompiuto, sono legate a quelle della prestigiosa famiglia dei Maremonti, che resse la baronia di Campi dal 1351 al 1522 e, successivamente, a quelle dei Paladini, degli Erriquez e dei Filomanno. La definizione del primitivo impianto planimetrico dell’edificio rappresenta ancor oggi, una querelle aperta, in attesa di elementi certi che possano confermare o smentire le diverse suggestive ipotesi formulate dagli studiosi.” (3)

“Della cinquecentesca chiesa rimangono, la Cupola d’impostazione riccardiana, il portale laterale sinistro e l’imponente facciata (1579) articolata in tre ordini degradanti e arricchita nel 1658 dal portale centrale, opera di A. Martinelli.”

La chiesa possiede un elegante prospetto con tre portali d’accesso. Il portale principale, risalente al 1658, è incorniciato da quattro colonne tortili, impreziosite da foglie di vite e grappoli d’uva, che sorreggono l’architrave.

Al 1701 risalgono, invece, le due porte laterali.

Al centro dell’architrave, su di un cherubino, poggia la statua della Madonna della Grazie; sono presenti inoltre le statue in pietra di Sant’Oronzo, di Santa Lucia, di San Nicola e di Santa Irene

Di pregevole valore artistico è il bellissimo rosone centrale decorato con motivi vegetali. Nel riquadro, posto nella parte superiore, è incisa la data di ultimazione dei lavori di costruzione della chiesa (1579).

La facciata laterale

Il portale laterale sinistro.

La Cupola e il Campanile.

Il Campanile e la sua Piazza.

Cupola e battistero.

La struttura interna.

L’interno a tre navate, è stato completamente rimaneggiato dalla moda del “secolo dei lumi”, intervenendo con il taglio dei “pilastri delle colonne”, l’allargamento del muro perimetrale – con il conseguente spostamento degli altari laterali – e la costruzione, ad opera di M. Manieri del Cappellone del SS. Sacramento, committente la Principessa C. Minutolo Capece, madre di Enrico, futuro cardinale.

Navata centrale.
Navata centrale vista dall’altare.
Il tetto dipinto.
Cupola.
Cupola.
Facciata laterale sinistra
Navata laterale destra.

L’arredo del Cappellone, invece, fu realizzato soprattutto da maestranze napoletane: dal cancello in ferro di G. Luciano (1742), all’altare principale con relativa balaustra in marmo di G. Bastella (1739), alla cona di G. Cimafonte (1739), nella quale campeggia L’Ultima Cena, opera di un “dipintore” napoletano rimasto anonimo.

Il rivestimento di stucchi fu realizzato da M. D’Alessi (1723) e da G. Brussino (1726), anch’essi partenopei. Del 1739 è l’elegante altare maggiore in marmo, con il secentesco coro ligneo.

Altare in marmo del mastro marmorario G. Bastella del 1739 e coro ligneo .
Acquasantiera in marmo.

Notevoli sono il pergamo e il battistero ligneo (1638).

“Pergamo ligneo”, legno scolpito, dipinto. Datazione: secondo quarto XVII secolo.Autore: bottega salentina.

Nella sacrestia d’impianto cinquecentesco, è conservata la tela (prima metà del secolo XVII), attribuita ad A. Beltrano, che rappresenta Il banchetto di ErodeNarra Erodiade che presenta la testa del Battista, un episodio della vita di Giovanni, famoso e largamente trattato in diverse epoche. Erode Antipa, poichè Salomè danzò per lui le concesse, su istigazione della madre, la testa del Battista, il quale aveva pubblicamente riprovato l’unione adulterina ed incestuosa del re con la nipote Erodiade.”(3)

Erodiade che presenta la testa del Battista. A. Beltrano XVII secolo (?)

Il dipinto si pensa che sia stato donato alla chiesa dal Reggente Giovanni Enriquez. Fu grazie a lui che, la baronia di Campi fu elevata a marchesato, e sarà ancora merito suo se le presenze artistiche della Collegiata si arricchiranno, non solo in quantità, ma soprattutto in qualità. “E’ stato più volte sottolineato l’intensità del fervore culturale che investe il centro di Campi nella prima metà del Seicento, un clima artistico difficilmente riscontrabile in altri centri grazie alla presenza di una committenza (religiosa e laica) illuminata che contribuirà anche alla fondazione delle Scuole Pie (1628) che tanta parte avranno nella formazione spirituale e culturale.” (2)

Altri dipinti, non catalogati, presenti nella chiesa.

“I leccesi maestri Lazzaretti, infatti, realizzano, intorno al 1873, utilizzando in parte una tecnica  musiva, il pavimento con scene raffiguranti Il sacrificio di Isacco e Cristo coronato di spine.”

Pavimento musivo – Il sacrificio di Isacco

Nelle altre Cappelle:Altare laterale, “Altare di San Michele arcangelo”, pietra di Lecce scolpita. Datazione: XVII secolo. Autore: maestranze salentine. (4)

Dipinto, pala d’altare, “San Michele arcangelo combatte contro Satana”, olio su tela. Datazione: fine XVI e inizio XVII secolo. Autore: scuola di Catalano Gian Domenico, ambito salentino (4)

Altare laterale, “Altare della Visitazione”, pietra di Lecce scolpita. Datazione: primo quarto XVIII secolo. Autore: maestranze salentine. (4)

Dipinto, pala d’altare, “Maria visita Santa Elisabetta”, olio su tela. Datazione: primo quarto XVII secolo. Autore: ambito salentino. (4)

Altare laterale, “Altare del Rosario”, pietra di Lecce scolpita. Datazione: XIX secolo. Autore: maestranze salentine. (4)

Dipinto, pala d’altare, “Madonna del rosario con San Domenico e Santa Caterina”, olio su tela. Datazione: secondo quarto XVIII secolo. Autore: Alvarez Joanes P., ambito salentino. (4)

Altare laterale, “Altare delle Anime del Purgatorio”, pietra di Lecce scolpita. Datazione: terzo quarto XVII secolo. Autore: maestranze salentine. (4)

Dipinto, pala d’altare, “Vergine delle anime del Purgatorio”, olio su tela. Datazione: ultimo quarto XVII secolo. Autore: ambito Italia meridionale (4)

Dipinto, “Gesù Cristo alla colonna”, olio su tela. Datazione: metà XVIII secolo. Autore: ambito salentino. (4)

Altare laterale, “Altare della Madonna immacolata”, pietra di Lecce scolpita. Datazione: XVIII secolo. Autore: maestranze salentine. (4)

Statua, “Madonna immacolata”, legno scolpito, dipinto. Datazione: metà XX secolo. Autore: De Metz Vincenzo, bottega bolzanese. (4)

Dipinto, “Bacio di Giuda”, olio su tela. Datazione: inizio XVIII secolo. Autore: ambito salentino. (4)

Altare laterale, “Altare di San Tommaso d’Aquino”, pietra di Lecce scolpita. Datazione: ultimo quarto XVII secolo. Autore: maestranze salentine. (4)

Dipinto, pala d’altare, “San Tommaso d’Aquino”, olio su tela. Datazione: primo quarto XX secolo. Autore: Scorrano Luigi, ambito salentino. (4)

Fonte battesimale, “Fonte battesimale in legno e pietra”, legno scolpito, dipinto. Datazione: secondo quarto XVII secolo. Autore: bottega salentina. (4)

Dipinto, pala d’altare, “San Nicola vescovo”, olio su tela. Datazione: seconda metà XVIII secolo. Autore: ambito salentino. (4)

Altare laterale, “Altare del Carmine”, pietra di Lecce scolpita, dipinta. Datazione: XVII secolo. Autore: maestranze salentine. (4)

Dipinto, pala d’altare, “San Simone Stock riceve dalla Madonna lo scapolare”, olio su tela. Datazione: terzo quarto XIX secolo. Autore: ambito salentino. (4)

Dipinto, pala d’altare, “Gesù Cristo deposto dalla croce”, olio su tela. Datazione: primo quarto XVII secolo. Autore: D’Orlando Antonio, ambito salentino. (4)

Altare laterale, “Altare del Santissimo Sacramento”, marmo. Datazione: XVIII secolo. Autore: maestranze napoletane. (4)

Dipinto, pala d’altare, “Ultima cena”, olio su tela. Datazione: secondo quarto XVIII secolo. Autore: ambito napoletano. (4)

Dipinto, pala d’altare, “Trinità e Madonna con San Gennaro vescovo e San Luigi Gonzaga”, olio su tela. Datazione: secondo quarto XVIII secolo. Autore: Elmo Serafino, ambito napoletano. (4)

Altare laterale, “Altare del Crocifisso”, marmo. – Baldacchino da altare, “Baldacchino ligneo”, legno scolpito, intagliato, dipinto, dorato. Datazione: metà XVII secolo. Autore: bottega salentina – Crocifisso, “Gesù Cristo crocifisso”, legno scolpito, dipinto. Datazione: inizio XVII secolo. Autore: Genuino Vespasiano, bottega salentina. (4)

Prima di andar via,  un’ultima occhiata alla bella piazza, assolata e piena di gente,

alla chiesetta antica dirimpetto alla Collegiata

e infine, anche al Palazzo Marchesale, residenza fortificata a cui lavorò Mauro Manieri nel 1627, che fotografiamo ugualmente anche se un cartello ci ricorda che si tratta di proprietà privata e non è possibile accedere.

Bibliografia e siti web:

Legenda: allo scopo di non tediare il lettore con la ripetizione delle fonti citate, è stato attribuito un numerino per ogni opera consultata, che si ritroverà al termine della citazione e che consentirà l’esatta attribuzione bibliografica o sitografica.”

(1) Mario Falco, La sepoltura del clero nella chiesa collegiata di Campi Salentina. Capone editore 1981

(2) Sequela Christi : itinerari di spiritualita e frammenti di arte sacra a Campi Salentina nei secoli 17.-20. Edizioni del Grifo – 1997

(3) Ministero per i beni e le attività culturali – Progetto Mirabilia – Piano di comunicazione del patrimonio culturale nazionale

(4) http://www.artefede.org/campisalentina_chieserisultati.asp

4 commenti

    1. Grazie a voi, che seguite il mio blog dimostrandomi costantemente affetto e simpatia!

  1. La mia chiesa del ❤️

  2. La mia chiesa del ❤️
    Una storia millenaria

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