Il Castello Svevo o di Terra

Chi, partendo dalla stazione ferroviaria, si reca al Castello Svevo, trova sul lato destro, coperti da costruzioni recenti, i Bastioni, che emergono nella loro possanza in prossimità di Porta Mesagne.

“Tali bastioni (1530) insieme con il bastione Carlo V e il bastione San Giacomo, costituivano un poderoso sistema difensivo che faceva perno sul Castello Svevo. L’accesso alla città era possibile, via terra, da Porta Mesagne e Porta Lecce e, via mare, da Porta Reale, oggi scomparsa. Di una quarta porta (porta inferno) resta soltanto il toponimo.

IL SISTEMA DIFENSIVO CITTADINO

Porta Mesagne era l’ingresso principale alla città e consentiva, una volta superata una zona pressochè disabitata, di accedere alla “rua maestra” (l’attuale via Carmine e via Filomeno Consiglio), che con percorso rettilineo conduceva al porto, principale via della Brindisi medievale. La Porta, un grande fornice ogivale di epoca sveva (il fornice piccolo fu aperto intorno al 1930) ha al suo fianco un torrione sul quale è visibile, in alto, sullo spigolo, lo stemma di Carlo V (aquila bicipite); sul cartiglio sono incise le seguenti parole: CAROLUS QUINTUS ROMANORUM IMPERATOR SEMPER AUGUSTUS MDLI. Degli altri tre stemmi, quello centrale, con la rosa di cannoni, è di Ferdinando de Alarçon, generale della cavalleria al tempo di Carlo V; i due laterali, con leone rampante, sono della nobile famiglia napoletana dei Caracciolo.” (1)

Porta Mesagne
Porta Mesagne e il Bastione

Stemma di Carlo V con cartiglio.
Stemma centrale di F. de Alarçon e due laterali più piccoli della famiglia Caracciolo.
Porta Lecce

“Porta Lecce fu costruita nel 1464 su ordine di Ferdinando d’Aragona e potenziata nel 1530 da Carlo V, che vi fece aggiungere il proprio stemma sul coronamento dell’arco, insieme a quelli del suo architetto militare Ferdinando Alarcon (a sinistra) e quello della città di Brindisi (a destra). L’ingresso alla città era difeso dalle mura su entrambi i lati che avanzavano rispetto alla Porta, in maniera da creare uno spazio di protezione di grande efficacia. Su entrambi i lati all’interno del tunnel d’ingresso sorgevano ambienti utilizzati per esigenze militari e difensive, locali che attualmente vengono utilizzati per eventi e mostre.”(2)

Via Porta Lecce illuminata.
Edicola e accesso ai locali interni di Porta Lecce.

Stemma di Carlo V
Stemma della città di Brindisi
Stemma di Ferdinando Alarçon
Mura fortificate nei pressi di Porta Lecce
Mura fortificate nei pressi di Porta Lecce
Bastione S. Giacomo
Bastione S. Giacomo
Bastione del Levante
Bastione del Levante.

IL CASTELLO – LA STORIA

“Federico II, nel 1227, al tempo della partenza con il suo esercito per la sesta crociata in Oriente, costruì un castello all’estremità dell’insenatura di Ponente del porto. L’imponente maniero a pianta trapezoidale sorse sul luogo di preesistenti fortificazioni normanne e di una chiesa intitolata a S.Maria dei Teutonici. Per la costruzione vennero impiegati materiali di risulta degli edifici sopra detti e di altri risalenti all’epoca romana.” (3)

Ricostruzione assonometrica del castello in età bizantina. (4)

“Il castello, chiamato Castello di Terra o Castello Grande, per distinguerlo da quello aragonese o “di mare”, fu in origine fatto erigere da Federico II per fronteggiare le minacce dei nemici, soprattutto interni: l’ostilità dei brindisini alla dinastia sveva è infatti ampiamente documentata e furono frequenti le ribellioni popolari contro l’autorità imperiale.” (1)

Ricostruzione assonometrica del castello in età federiciana. (4)

“Per i brindisini, che erano rimasti affezionati ai Normanni e non soffrivano gli Svevi – oltre che per il trattamento crudele che il padre di Federico II, Enrico VI, aveva riservato al loro nobile concittadino Margarito, grande ammiraglio fedelissimo dei Normanni – per gli eccessivi obblighi fiscali, le servitù e le prepotenze cui erano assoggettati, il castello divenne il simbolo di un potere oppressivo, contro il quale si ribellarono più volte. Tra l’altro, l’Imperatore svevo aveva voluto a Brindisi il fedele Ordine militare e ospedaliero dei Cavalieri Teutonici, costituito solo da nobili tedeschi, colpevoli anch’essi, come le soldatesche saracene, di soprusi e molestie ai danni dei cittadini (Imperatore e cavalieri teutonici sarebbero stati scomunicati, nel 1244, da Papa Innocenzo IV; l’ultimo degli Svevi, Corradino, sarebbe stato giustiziato a Napoli nel 1268, e i Saraceni che vivevano nell’Italia meridionale sarebbero stati sterminati dagli Angioini nel 1300). Eppure, fu proprio sotto Federico II che la città assunse l’aspetto di una capitale, perché oltre al nuovo imponente castello e alle mura poderose ebbe un’importante zecca, che aveva sede nella sontuosa casa dell’ammiraglio Margarito (che era nel sito in cui furono poi costruiti la chiesa di San Paolo e l’annesso monastero). Nel Duomo di Brindisi Federico II sposò nel novembre 1225 Isabella (o Yolanda?) di Brienne, figlia di Giovanni re di Gerusalemme.” (2)

“Il castello completato nell’anno 1233, conserva il nucleo svevo (sorto probabilmente su una precedente costruzione normanna) a forma quadrangolare, con torri angolari e intermedie di tufo carparo (tufo è nel gergo locale una tenera roccia calcarea sedimentaria, estratta dalle cave salentine; Carparo è una varietà più dura di tufo), che rispondono ai criteri difensivi dell’epoca: le alte torri e mura offrivano la possibilità di lanciare sul nemico pietre, liquidi bollenti, frecce, ecc. e rendevano più difficile l’assedio; mura e torri erano ancora piatte, non essendoci il problema tecnico di schivare le schegge rivenienti dai colpi di arma da fuoco mediante superfici oblique o ricurve.” (1)

“Sul lato a ovest tra le due torri cilindriche, reimpostate in epoca angioina, fu realizzato il Dongione o Mastio, dove al piano terra vi era l’ingresso alla rocca. A levante e al centro tra le altre due torri quadrangolari fu impostata una torre pentagonale.” (2)

“Nel 1488 viene costruito dagli aragonesi un antemurale che circondava la parte a terra del castello, in questo modo fu conservato il nucleo svevo originale. La nuova cinta muraria, più bassa delle torri sveve, era rinforzata da quattro torri circolari (baluardi) che meglio rispondevano ai canoni di architettura militare dell’epoca, considerata anche la comparsa delle armi da fuoco. Fu scavato un nuovo e più ampio fossato ed aperto un nuovo ingresso da ovest. Il fossato svevo fu coperto da volte e furono così creati dei locali interni e dei piazzali intorno al nucleo federiciano.

Ricostruzione assonometrica del castello in età aragonese (4)

In una di queste sale, quella situata poco oltre l’ingresso al castello una volta superato il ponte sul fossato e prima di entrare nel cortile interno (piazza d’arme), è custodita una epigrafe che riporta l’iscrizione relativa all’ampiamento del castello ad opera di Ferdinando d’Aragona.

Sala accanto alla piazza d’arme. (**)
Arco a sesto acuto.
Epigrafe che riporta l’iscrizione relativa all’ampiamento del castello ad opera di Ferdinando d’Aragona.
Stemmi gentilizi ammurati.

Inoltre sull’arco del corridoio che dalla sala porta alla piazza d’arme è collocata la catena angioina che serviva a chiudere l’ingresso al porto interno nel XIV secolo.” (2)

Catena usata per chiudere il Porto interno.

“Ulteriori opere di fortificazione furono fatte ad opera dei veneziani che, nel prendere possesso del castello, davano di esso la seguente descrizione: “El dicto castello è bello et fortissimo et signorizza la terra et li altri castelli et ha 8 torri grossissime circumcirca de muraie bone et integre ma vecchie et ha intorno li muri nuovi et grossi cun li soi coradori et quattro Rurioni cum le artellarie, che non ne ha tante come li bisogna et ha li suoi revalini et ponti levatoi et li fossi cum le spalti atorno atorno (…) Queste opere di fortificazione non furono ritenute, evidentemente, sufficienti da Ferdinando de Alarçon, se la Cronaca dei sindaci di Brindisi nell’anno 1530 riferisce che il generale, “vedendo quanto le città fusse mal difesa di mura da quella banda, che giace tra il castello grande e l’estremità del sinistro corno del porto…prese cura per ordine dell’imperatore di fortificarla”…” (1)

“Fu Gioacchino Murat, generale francese e cognato di Napoleone, re di Napoli dal 1808 al 1815 (allorché fu fatto fucilare dai Borboni a Pizzo Calabro), a trasformare nel 1814 il castello grande – da tempo in stato di abbandono dopo che era stato dismesso dagli Spagnoli – in “bagno penale”, funzione che svolse anche sotto i Borboni e i Savoia fino ai primi anni del 900, quando la Marina Militare ne fece la sede della sua base di Brindisi. Nel 1879 il castello ospitava 800 forzati.” (2)
Si ritiene utile qui, descrivere brevemente le condizioni di vita dei detenuti, nel bagno penale di Brindisi, subito dopo l’Unità d’Italia, che sostanzialmente comportò solo, un cambiamento delle truppe assegnate alla custodia dei prigionieri. Le condizioni di decadenza della fortezza ed i provvedimenti immediati che dovevano essere presi, sono descritti in una relazione anonima e non datata riconducibile al 1861.
“Dalla relazione il bagno appare in una situazione di abbandono. I detenuti erano alloggiati ancora nei numerosi cameroni, uno dei quali sotterraneo ed usato come banco di rigore e cella di repressione (…)L’impressione che ne ricavò chi scriveva, era di desolazione e ripugnanza. L’anonimo relatore elencava quindi i provvedimenti urgenti, quali la pitturazione dei cameroni per distruggere gli insetti, la sostituzione dei letti, anche questi infestati da parassiti, la costruzione delle latrine, tutti lavori che potevano essere eseguiti dagli stessi detenuti. Inoltre suggeriva la costruzione di una cucina per la ciurma, di nuove celle di isolamento, di alloggi per i guardiani ed altri interventi più a lungo termine sulle strutture murarie (…) I condannati ai lavori forzati (2917 a vita) erano ancora soggetti alla pena delle bastonate, della catena di rigore a testa rasa, al banco di rigore, alla cella solitaria a pane e acqua, al banco con le manette durante la notte, ecc. Tra il 1861 e il 1865 vi furono 134 episodi di ricolta a mano armata, 242 ferimenti o tentativi di omicidio (…) Da molti decenni ormai era superata la prassi di infliggere la pena dei remi delle galere, cui era stata sostituita il lavoro forzato nelle opere pubbliche e negli arsenali. (…) Il 7 marzo 1878 fu approvato il nuovo regolamento disciplinare per i condannati alla pena dei lavori forzati (…) I condannati alla prima e seconda categoria erano incatenati in coppia e quelli della terza isolatamente. Tutti durante la notte erano fermati con la catena al letto e solo in caso di grave malattia erano liberati dai ferri. Inoltre i detenuti erano adibiti al lavoro per conto dello Stato, dentro o fuori lo stabilimento, per dieci ore al giorno. Le punizioni disciplinari erano pesantissime, fino alla cella d’isolamento assoluto da quaranta giorni a sei mesi, con – trattamento a vitto ordinario a doppia catena – o ancora, alla camicia di forza. (…) Con il 1° gennaio 1890 entrava in vigore il codice penale Zanardelli, approvato con r.d. 30/6/1889 n. 6133, che apportò delle trasformazioni legislative sostanziali in quanto introdusse, come massima pena, l’ergastolo” (4) Il successivo regio decreto commutava in ergastolo le pene di morte e dei lavori forzati a vita, già in esecuzione, e in reclusione la pena dei lavori forzati a tempo.
Altro argomento molto dibattuto all’epoca, tra l’amministrazione comunale e quella carceraria, era la questione dell’inagibilità delle zone intorno al Castello.
“Anche dal lato del mare era impedito il passaggio ai cittadini e non si poteva pescare nelle acque intorno alla fortezza. Nel maggio 1875 le sentinelle del bagno avevano sparato contro alcuni ragazzi che raccoglievano i frutti di mare sulla spiaggia sotto il Castello, uccidendone uno. Il consiglio comunale in seguito a ciò, deliberava di chiedere al Ministero della Guerra di consentire il passaggio per la strada che costeggiava il mare” (4)
Come innanzi detto, dal 1908 il Castello dismesso dal Ministero dell’Interno è stato acquisito dalla Marina Militare e, ” nel maggio 1909 il settimanale locale la città di Brindisi riportava un trafiletto pubblicato dall’Avanti, nel quale si affermava che, nell’ambito del disegno di legge per i nuovi fondi da assegnare alla Marina per i lavori di fortificazione della costa adriatica, il posto più importante era occupato dai lavori nel Porto di Brindisi, scelto come sede di comando delle torpediniere. (…) La doppia anima di porto militare e commerciale di rilevante interesse nazionale è contenuta, infine, nel r.d. 22/6/1911, n. 830 che iscrisse il Porto di Brindisi nella 1^ categoria per quel che riguardava la difesa militare dello Stato e nella prima classe della 2^ categoria nei riguardi del commercio.” (4)
Il castello di terra alla fine dell’Ottocento. Ricostruzione assonometrica (4)

Questa è la ricostruzione assonometrica (*) del Castello di terra allo stato attuale (4).

Ricostruzione assonometrica (*) del Castello di terra allo stato attuale (4).
La pianta del castello con i nuclei svevi e aragonesi(elaborazione Brindisiweb) (2)

IL CASTELLO – LE MURA ESTERNE

Castello di terra. Ponte d’accesso.
Castello di terra. Ingresso principale.
Campanella all’ingresso del Castello.

Bastione aragonese rialzato in età di Carlo V.

Modiglioni dell’innalzamento dei torrioni in età di Carlo V
Castello di terra. Cortina muraria e bastione a Nord Ovest.
Castello di terra. Cortina muraria e bastione a Nord Ovest, di sera.
Castello di terra. Cortina muraria e bastione a Nord Ovest, di sera.
Porta principale vista dal fossato.
Fossato antistante l’ingresso.
Castello di terra. Il torrione aragonese di sud-est e la scala che conduce al fossato meridionale.
Scala vista dall’alto.
Baluardo di Nord Ovest.
Castello di terra. Il corpo di fabbrica destinato a “locali per uffici”, lato ovest, particolare.
Castello di terra. Il corpo di fabbrica destinato a “locali per uffici”, lato ovest, particolare.
Passerella di comunicazione fra la cortina di Nord Ovest del Castello e l’antistante spianata.
Passerella di comunicazione fra la cortina di Nord Ovest del Castello e l’antistante spianata.
Torre cilindrica sveva (in alto) e quella aragonese viste dal fossato.
Torre circolare a Nord-Est e baluardo della Campanella.
Il castello visto da Nord Ovest.
Baluardo della Campanella
Torre circolare di Nord Est.
Mezzi militari alla fonda nel Seno di Ponente.
Veduta del seno di Ponente.
Vie di comunicazione all’interno del Seno di Ponente.

Veduta dal Castello.

Il Castello visto dal mare.

IL CASTELLO – L’INTERNO

Piazza d’Armi, sale e corridoi.

Il massiccio portone antico.

Il salone, ex fossato svevo, trasformato dagli aragonesi.

Piazza d’armi.

Veduta notturna della città.

Esposizioni e Mostre

Sala Grande, utilizzata per le conferenze e le mostre.

Santa Barbara – Giovanni Papagiorgio
Estasi di S. Francesco confortato dalla musica dell’Angelo – Giovanni Papagiorgio
SS. Cosma e Damiano

Manifestazione del 10 – 11 – 12 maggio 2013: “La Bibbia di Manfredi – Gli svevi ritornano al Castello”.

L’evento, che prevedeva una tre giorni di attività didattiche e dimostrative, con esibizioni in abiti d’epoca e conferenze di studio dedicate all’influenza degli Svevi nella storia del Meridione, si è svolto nella incantevole cornice del Castello di Terra, alla presenza di un folto pubblico di giovani e non più giovani. Per molti di loro, è stata ‘occasione di poter vedere, forse per la prima volta, l’interno del prestigioso Castello nato, lo ricordo, per tutelare la sicurezza dei nostri avi minacciata frequentemente dagli invasori, soprattutto turchi.
Qui si desidera rendere omaggio a quella manifestazione che, per la prima volta apriva le porte del Castello alla cittadinanza e per l’occasione si è scelto di presentare una selezione di foto di quella giornata e un filmato di combattimenti d’epoca a cura della Compagnia d’Armi “Milites Friderici II” di Oria, che si è dimostrata all’altezza della circostanza, scusandomi per il forte vento che ha disturbato un po’ l’audio.

FOTOGRAFIE

Visita del 4 novembre 2017

Adeguamento sistema difensivo operato da Carlo V
Bastione visto dal lato di mare, rialzato al tempo di Carlo V.
Il mutare delle armi e delle tecniche belliche in uso nelle varie epoche, aveva costretto all’adeguamento dell’apparato difensivo.
Questo significava che le torri a difesa del Castello di Terra, nel periodo svevo dovevano essere di un’altezza tale da non far temere ai difensori di essere colpiti dalle frecce degli assalitori; l’altezza delle torri con tutto il sistema di difesa mutò al tempo di Carlo V d’Asburgo, quando si diffuse l’uso delle armi da fuoco. Furono rialzati i torrioni mediante utilizzo di tpici modiglioni (mensoloni sagomati) dell’epoca, allargandone il terrazzo. che consntiva un maggiore spazio alle artiglierie sovrastanti. Furono aperte troniere (finestrelle) per formare linee di fuoco sovrapposte. (Il castello, la Marina, la Città – Mostra documentaria di Ads + 2)

FILMATO: LA BIBBIA DI MANFREDI.

Note:

(*) Assonometria: è un metodo di rappresentazione grafica trattato dalla geometria descrittiva. Il principio alla base dell’assonometria è la proiezione di un oggetto geometrico su un piano (piano di proiezione o quadro), lungo la direzione determinata da un punto improprio (retta di proiezione o centro di proiezione). Una caratteristica dell’assonometria è di poter rappresentare contemporaneamente tre facce di uno stesso parallelepipedo rettangolo. (wikipedia)

(**) Il sig. Gennaro ci precisa quanto segue: ” la scultura presente nel castello di terra “sala accanto alla piazza d’arme chiamata Androne” è intitolata “GUERRIERO TURRITO” ed è stata realizzata dallo scultore oritano Antonio CARAGLI in occasione della manifestazione “La Bibbia di Manfredi”.”

Bibliografia e siti web:
“Legenda: allo scopo di non tediare il lettore con la ripetizione delle fonti citate, è stato attribuito un numerino per ogni opera consultata, che si ritroverà al termine della citazione e che consentirà l’esatta attribuzione bibliografica o sitografica.”
(1) Vittoria R. Petrosillo – Guida di Brindisi, ed. Finiguerra Arti Grafiche – Lavello (Pz) per conto Congedo editore 1993
(2) http://www.brindisiweb.it/

(3) Guida storico-artistica delle province di Lecce, Brindisi e Taranto. Ed. Arti grafiche Boccia Srl Fuorni (SA) per conto di Soc. Fondamentale a r.l. (LE) 1997

(4) Archivio di Stato Brindisi + 2, Il Castello, la Marina, la città. Mostra documentaria. Ed. Finiguerra Arti Grafiche – Lavello (Pz) per conto Congedo editore 1998

2 commenti

  1. bellissimo reportage. bravo Franco !

    1. Grazie Clà! Ci divertiamo, impariamo e diamo una mano alla città che, per dirla alla brindisina, ne ha “di bisogno”. Ciao.

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