Palazzo Lacolina

Per alcuni studiosi  è Palazzo Morena, per altri è Palazzo Ripa, però tutti concordano nel dire che questo bell’edificio di via Lata dalla metà del 1700 passò al Magnifico Onofrio Della Colina. Con il passare del tempo il nome è stato deformato ed è diventato  Palazzo Lacòlina dando il nome anche al cavalcavia accanto al Palazzo, detto appunto Arco Lacòlina

Dice il Vacca (p. 125 di Brindisi Ignorata) “Questo palazzo, uno dei più notevoli edifici privati di Brindisi, non è segnalato dalle guide nè è mentovato mai dagli scrittori locali e da pochissimi è conosciuto nelle sue nobili severe e pur eleganti linee cinquecentesche, (..). L’edificio è di architettura cosiddetta “durazzesca-catalana” che richiama il Palazzo Granafei in Brindisi, i palazzi Giustiniani, Tafuri, Ayroldi, Della Monica e Lubelli in Lecce, nonchè tanti palazzi di Napoli (..).

Nel 1899, quando con altre strade fu pavimentata la Via Lata, il Chimienti verseggiò: mber’alla Còlina – alla via Lata, atru no dicunu – cce bella strata.”

 

Particolare dello stemma
Particolare dello stemma
Particolare
Particolare dello stemma
Particolare. Qui forse l’Autore ha voluto incidere il proprio nome o le iniziali. Sono leggibili le lettere M e G.
Portale del Palazzo Lacòlina
Via Arco Lacòlina
Via Arco Lacòlina
Via Arco Lacòlina
Via Lata
Balconi di Via Lata

0 commenti

  1. Storicamente portentoso quest’articolo. Il Palazzo èè un vero fiore nascosto, devo andare subito a vederelo…

    1. Storicamente portentoso quest’articolo. Il Palazzo è un fiore nascosto e celato alla vista; devo andare subito a vedere…

    2. Grazie

  2. Negli anni 30 ci dovrebbe aver abitato la mia famiglia; ma per essere certo dovrei sapere l’esatta ubicazione in Via Lata, rispetto alla chiesa di S. Lucia (a propisito, da quando è intestata a S.Trinità e S.Lucia?). Via Lata, da larga (in latino), una delle più antiche strade di Brindisi, già in antico lastricata, da cui strata (in latino).
    In ogni caso, mia mamma mi cantava spesso:
    Bedda è la strata, la strata ti la Via Lata
    Sta cunturnata ti beddi macazzini
    beddi sò li mammi, cchiù beddi sò li piccinni;
    Trullalarillallero, larillerallerallà

  3. Si ha notizia della chiesa della SS. Trinità in un documento del 1248 e l’indicazione successiva col nome di S. Lucia è dovuto, probabilmente, al “Martirio di S. Lucia”, una tela di G. Scatigno che ha trovato dimora lì dal 1770.

  4. Un tempo ci vivevo all’interno del palazzo ed aggiungo che sono nato e cresciuto tra Via Arco La Colina e via De Vacchedano. Ero affituario degli attuali propretari del palazzo, ovvero la famiglia del ”fu” Dottore Rollo, uomo di cultura e famosissimo pediatra conosciutissimo nella Brindisi del dopoguerra per aver salvato bambini di ogni età.
    Attualmente, il palazzo è in mano alla figlia e credo alla vedova.

    Posso darvi, se vi interessa numerosi dettagli del palazzo che elencherò qui sotto.

    1) Il palazzo fa parte dei beni culturali e quindi in certi periodi dell’anno c’è l’obbligo di legge per cui può essere visitato come bene storico italiano.

    2) All’interno del gigantesco portone, appena entrati, sono conservati straordinari affreschi di epoca medievale. Se non ricordo male rappresentano dei Santi ed una Madonna.

    3) L’edificio per un certo periodo storico è stato sede di monache. Infatti, nel ’60, se non sbaglio, apparve addirittura un articolo su di un giornale locale di una presunta monaca fantasma che dicevano che si aggirasse nel palazzo. Articolo che mi fece leggere la Sign. Rollo in persona quando ero piccolo e per cui non ricordo i dettagli.

    4) Il palazzo ha più entrate ed è letteralmente labirintico, c’è l’entrata principale che è quella rappresentata in foto, una posteriore in un cortile condiviso con altri proprietari in Via De Vacchedano, poi, varie entrate di vecchi magazzini, casette che facevano parte del grande stabile originale e di un attuale garage privato sempre appartenente alla famiglia Rollo.

    5) Durante la guerra, all’ultimo piano, uno dei soffitti venne colpito da una bomba lanciata dagli aerei da bombardamento alleati. Il tetto, ancora visibile oggi, è stato ricostruito con delle semplici canne e malta.

    6) Nei sotterranei del palazzo, anche se ben occultati e ”cementati” sono stati nascosti, durante dei lavori, reperti antichi romani. Si parla di un vero e proprio cimitero, con tombe, scheletri e tanto altro, occultati dal cemento per evitare che si venisse a sapere in giro ed affinchè non intervenisse lo stato per poi requisire lo stabile. ( Purtroppo, anche se mi duole e non mi espongo in merito, questa è la realtà della zona. Tutto questo è avvenuto non solo per il Palazzo Ripa – La Colìna ma anche per altre case della via, così come gran parte del centro storico ed è un tipico atteggiamento dei proprietari della zona di via Lata per evitare l’intervento delle forze dell’ordine. )

    7) Sotto lo stabile, così come in gran parte della zona di via Lata e le sue traverse, è noto il fenomeno, durante i lavori di aperture di ”Voragini”. Veri e propri abissali buchi, quasi senza fine, che portano in una zona vuota sotto la città, al suo interno, oltre che reperti antichi romani (Tombe e resti di archi e sistemi idrici antichi), c’è a quanto pare un piccolo fiumiciattolo che poi sbuca da qualche parte del porto. Durante l’occupazione alleata nella seconda guerra mondiale, in questi buchi venivano occultati i cadaveri di americani, che venivano sedotti da prostitute che lavoravano nei dintorni, ubriacati ed una volta derubati, lanciati in queste ”Voragini” per occultarne il cadavere definitivamente. Sempre a proposito di ”Voragini” di via Lata, nel dopoguerra, durante il passaggio di un carretto trainato da un cavallo, se ne aprì una, proprio dinnanzi al palazzo o poco lontano, il carretto ed il cavallo vennero inghiottiti, l’uomo, si salvò per miracolo. Nè il cavallo nè il carretto vennero più visti, pochi giorni dopo, il cadavere del cavallo venne trovato, galleggiante, nel porto.

    8) Nell’entrata posteriore, nel cortile, c’è una piccola abitazione collegata all’edificio, piccolissima ed occultata, in passato, era una chiesetta che poi venne sconsacrata.

    1. Confesso che queste storie in particolare mi erano ignote anche se tutto quello che mi racconta è la prassi normale nella nostra città. Ovunque incontriamo case, masserie, torri o altro, che addirittura sono stati restaurati con soldi pubblici e che hanno l’obbligo in alcuni giorni della settimana di essere aperti, ma quasi mai si riesce a far applicare queste disposizioni per la cattiva volontà dei proprietari che non vogliono vincoli alla loro libertà pur avendo sottoscritto degli atti pubblici. Lo stesso discorso vale per la razzia che è stata fatta negli anni passati e ancora si fa degli antichi reperti che purtroppo finiscono per giacere fino al degrado nelle case di esseri stupidi che li prendono per puro egoismo personale o per guadagnare pochi euro non rendendosi conto del danno che procurano alla comunità non solo e non tanto perchè ne viene privata ma anche perchè impediscono una corretta ricostruzione della nostra storia. Per quanto riguarda le voragini, è opinione diffusa che via Lata è stata una delle prime, ma per molti la prima via cittadina dell’antichità. Insieme alla zona dell’Annunziata è stata costruita su una delle due grandi colline che abbracciano il porto, e in una zona collinare credo sia abbastanza normale che ci siano dislivelli che creano grotte e voragini. Il problema è: Che fare per cambiare questo stato di cose? Credo che la soluzione sia solo una: Diffondere l’amore per la nostra città di cui dobbiamo essere orgogliosi legandolo alla conoscenza della nostra storia. Saluti.
      Francesco Guadalupi

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