Nave Scuola “Palinuro”

La Storia

“Costruita nei cantieri di Nantes in Francia e varata nel 1934, con il nome Commandant Louis Richard, per una società privata, venne adibita alla pesca e al trasporto del merluzzo nei banchi di Terranova.

Nel 1951 venne acquistata dall’Italia per affiancarla all’Amerigo Vespucci nel ruolo di nave scuola, in sostituzione del Cristoforo Colombo, ceduto all’Unione Sovietica in conto riparazioni danni di guerra.

La nave, dopo l’acquisto, venne avviata ai lavori di trasformazione per essere adibita a nave scuola. Al termine di questi lavori, avvenuti presso il cantiere navale di Castellammare di Stabia e l’Arsenale di La Spezia, la nave entrò in servizio nella MMI il 16 luglio 1955, ribattezzata Palinuro (*) in onore del mitico nocchiero di Enea nell’Eneide di Virgilio.

Il motto della nave è Faventibus ventis (col favore dei venti).

 

 

 

 

Polena della nave Palinuro con la forma dell’omonimo nocchiero di Enea.

 

Polena della nave Palinuro con la forma dell’omonimo nocchiero di Enea.

 

Durante la sua attività, dal 1955 ad oggi, la Palinuro ha toccato la maggior parte dei porti del Mediterraneo e del Nord Europa e si stima che abbia percorso più di 263 mila miglia nautiche (al 2013). Ha inoltre preso parte ai più prestigiosi raduni di imbarcazioni e navi d’epoca e alle regate delle cosiddette “Tall Ships”, tra le quali la “Cutty Sark”, l’”Amsterdam Sail” ed il raduno delle vele d’epoca di Imperia.” (Wikipedia)

 

 

 

Pennone con la bandiera della Marina Militare Italiana. (*)

 

La Struttura

“Il Palinuro è una “Nave Goletta”. Il termine indica che la nave è armata con tre alberi di cui quello prodiero, detto trinchetto, è armato con vele quadre, mentre gli alberi di maestra e di mezzana sono armati con vele di taglio (rande, frecce e vele di strallo). A questi alberi si aggiunge il bompresso, un quarto albero che sporge quasi orizzontalmente dall’estremità prodiera, anch’esso armato con vele di taglio (fiocchi). La superficie velica complessiva è di circa 1.000 mq., distribuiti su quindici vele. L’altezza degli alberi sul livello del mare è di 35 metri per il trinchetto, 34,5 metri per la maestra e di 30 metri per l’albero di mezzana.

Lo scafo, così come gli alberi, è in acciaio chiodato ed è suddiviso in tre ponti. Sotto il ponte principale (detto di coperta) sono ubicati i locali di vita dell’equipaggio e degli Allievi, mentre sopra sono collocate le sovrastrutture del castello prodiero e del cassero poppiero. Sul cassero, all’estrema poppa, è situata la Plancia di Comando, invece al suo interno sono ubicati gli alloggi e i locali di vita degli Ufficiali e dei Sottufficiali, la cucina e il forno.” (http://www.marina.difesa.it/uominimezzi/navi/Pagine/Palinuro.aspx)

 

Quando scende la sera è possibile vedere delle belle immagini (ott. 2015) della nave inserita nel suggestivo contesto del porto di Brindisi che qui vogliamo riportare:

Ormeggiata ai piedi della Scalinata Colonne e Piazzetta Dionisi

Colonne Romane
Piazzetta Dionisi

Il suo frastagliato profilo si staglia contro il cielo buio mentre le luci dei fanali, sullo sfondo,  brillano sul mare all’entrata del porto

La goletta, con il suo intreccio di cavi e di funi tra alberi e velature, porta con sè tutto il fascino dello stile “vecchia marina” delle navi ottocentesche

Anche a quest’ora della sera  il mitico timoniere di Enea sembra non avere sonno e voler continuare a vegliare sulla sua nave e l’equipaggio che gli è stato affidato

Foto del 26 luglio 2017

Note
(*) Secondo la tradizione mitologica evocata dal poeta Virgilio nell’Eneide, Palinuro era il timoniere della nave di Enea, amato e stimato per la sua dedizione, fedeltà e la grande perizia marinaresca.

La dea Venere, preoccupata per l’incolumità della flotta di Enea si rivolse a Nettuno affidandogli la salvezza delle navi troiane che risalivano il Mar Tirreno verso le coste laziali. Il Dio del mare acconsentì a proteggere la flotta chiedendo in cambio la vita di un troiano. L’uomo prescelto per il sacrificio fu proprio Palinuro, fidato timoniere ed amico di Enea.

Al giungere della notte, il Dio Sonno mandato da Nettuno cercò di convincere Palinuro a lasciare il timone e addormentarsi. Non riuscendo a convincerlo, Sonno lo addormentò bagnandolo con le acque del Lete, il fiume dell’oblio, e lo gettò in mare. Rimasto tre giorni alla deriva, Palinuro riuscì ad approdare stremato sulla costa campana dove, appena giunto, fu ucciso dagli indigeni che lo scambiarono per un mostro marino. Il suo cadavere rimase insepolto.

Sceso all’Averno, Enea incontrò l’ombra del suo timoniere che gli chiese rituale sepoltura affinché la sua anima potesse riposare in pace. Le stesse popolazioni indigene che lo avevano ucciso, costrette da prodigi divini, cercarono il cadavere, lo seppellirono ed eressero in suo onore un tempio sul promontorio poi chiamato Capo Palinuro.

Il nome “Palinuro” si tramanda da più di un secolo nella storia della Marina Militare Italiana.

(**)

La bandiera navale della Marina Militare risale al dopoguerra, quando è stata istituita con un decreto dell’allora Capo dello Stato Enrico De Nicola il 9 novembre 1947.

Sul decreto, pubblicato dalla Gazzetta Ufficiale il 29 novembre ’47 (n. 275), all’articolo 1 si legge che la Bandiera navale della Marina Militare “è costituita dal Tricolore italiano, caricato, al centro della banda bianca, dall’emblema araldico della Marina militare, rappresentante in quattro parti gli stemmi delle Repubbliche marinare (Venezia, Pisa, Genova, Amalfi), e sormontata da una corona turrita e rostrata”.

Come è nata la necessità di uno stemma per la Marina Militare? Per le nostre navi non sarebbe stato sufficiente inalberare la semplice bandiera italiana?
La ragione è poco nota: la “disadorna” bandiera tricolore avrebbe potuto generare degli equivoci durante la navigazione perché in tutto conforme all’insegna della Marina del Messico. (http://www.marina.difesa.it/storiacultura/storia/tradizioni/Pagine/LaBandiera.aspx)

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