Chiesa della SS. Annunziata – Mesagne (Br)

Cenni storici

“La chiesa attuale, settecentesca, risulta essere stata progettata, d’intesa con il priore P. Giovanni Biscosi e gli altri padri del convento, dall’architetto leccese Giuseppe CINO, ed eseguita dai fratelli di lui Donato, Pietro e Giovanni. Questa non è la sola opera del Cino a Mesagne; infatti:

  • negli anni 1683-1699 egli decorò ad intaglio la facciata e l’interno della chiesa di S. Anna nuova;
  • negli anni 1685-1701 stuccò e indorò la chiesa matrice;
  • nell’anno 1702 ricostruì, probabilmente, la crollata “porta nuova”.” (1)

“Il notaio brindisino Giuseppe Antonio Luparelli, con suo atto ufficiale, ci informa sulla posa della prima pietra del nuovo tempio dei domenicani, avvenuta il 16 ottobre 1701. I lavori, cominciati nel 1699 durante il priorato di P. Giovanni Biscosi, vennero sospesi nel 1702, per insorte divergenze sul modo di coprire la chiesa, se con tetto in legno e tegole come voleva il progettista Giuseppe Cino, oppure con volta in muratura (“lamia”) come desideravano i padri.” (1)

Rotti gli indugi, “i domenicani il 9 settembre 1716 stipularono un nuovo capitolato d’appalto con il mastro architetto Angelo Guido e con i figli Francesco e Donato per il proseguimento dei lavori secondo le loro intenzioni. Il clan dei Guido offriva tutte le garanzie per portare a buon fine l’opera riguardante la chiesa dei frati domenicani, la quale fu completata intorno al 1720.

Essa non resse, però, all’onda sismica che il 20 febbraio 1743 investì l’intero Salento. Per questo, qualche tempo dopo fu mandato a Mesagne, dalla Regia Udienza di Lecce, l’ingegner Pasquale Margoleo, per osservare i danni che il sisma aveva inferto all’edificio.

Gli stessi frati, nel 1745, affidarono proprio al Margoleo il compito di intervenire sulle pericolanti strutture e di rialzarle. A lavori finiti i mesagnesi poterono osservare, l’interno e la volta in pietra, unica nel suo genere, progettata per coprire una chiesa ottagonale.

Fusto di colonna romana in marmo cipollino

Angolo della facciata destra

Facciata lat. destra

Facciata posteriore con portale del sec. XVI scolpito da F. Bellotto – vedi infra

Facciata lat. sinistra con il terzo portale d’accesso

Angolo facciata sinistra

Vialetto e facciata della chiesa – sec. XVIII

Facciata della chiesa suddivisa in due sezioni da una cornice marcapiano con iscrizione latina

Sezione superiore

Nell’angolo è incisa la data in cui fu posta la prima pietra – 1701

Portale con lunetta e nicchie laterali

Scultura della Vergine con il Bambino

Sculture di ordine barocco e tardo barocco

Sculture di ordine barocco e tardo barocco

Sculture di ordine barocco e tardo barocco

Scultura posta sulla sommità della chiesa

I domenicani avevano impegnato somme ingenti per riparare i danni provocati ai loro immobili dal terremoto del 1743 e, malgrado le cospicue rendite, non furono nelle condizioni di portare a compimento il progetto della costruzione di un campanile. Comunque, nella sistemazione della nuova chiesa, i padri conservarono il cappellone di s. Tommaso d’Aquino, chiudendo con esso, alla men peggio, la nuova costruzione.

L’altare maggiore fu costruito in pietra bianca dipinta, a pianta ricurva, sotto l’arco di trionfo, addossato al muro del Cappellone di s. Tommaso. A questo altare venne aggiunta la cappella beneficiale dell’Annunciazione, che però decadde poco dopo. Le tele antiche del Rosario, di s. Giacinto e s. Domenico, opere attribuite all’artista locale Giampietro Zullo, furono collocate sugli altari laterali; sul primo altare a sinistra, entrando dalla porta maggiore, invece, fu posto il Crocifisso in legno, ai cui lati vennero dipinte sull’intonaco della parete di fondo le immagini dell’Addolorata e di san Giovanni Apostolo.”  (2)

Stato della chiesa redatto dalla congrega di S. Leonardo, 8 maggio 1852

“Essa chiesa è posta fuori dell’abitato, e propriamente in fondo della strada – detta dei Domenicani, nel borgo nuovo.

Tiene tre porte, e la maggiore guarda l’occaso (tramonto ndr).

La volta della chiesa, d’unita all’intiero fabricato, nell’interno, formi un’ellissi assai grande; è tutta imbianchita e ben tenuta.
Entrando in chiesa dalla porta maggiore si trovano due vasche di pietra viva per uso dell’acqua santa ed un’altra nella porta vicino al pergamo.

Seguitando ad entrare si trovano nei due lati due altari con due Crocifissi; più addentro due altri altari, uno dedicato a S. Domenico, e l’altro a S. Vincenzo Ferreri; vicino a questo altare si trova un confessionale dipinto ad olio.

Finalmente vicino al presbiterio, nei due lati, si vedono pure due altri altari: uno dedicato alla Vergine del SS.mo Rosario, e l’altro alla Vergine degli Angeli. Gli ultimi quattro altari si trovano ben guarniti di ostensorie e candelieri indorati ed argentati, colle croci corrispondenti.

L’altare maggiore si trova in buono stato, avendo una custodia antichissima ben ordinata con diversi intagli nel legno forestiero, e con indorature e pitture sul cristallo.

Dietro l’altare maggiore viene il coro in due ordini: il primo ha undici stalli, il secondo ne ha dieci, ed è stato fatto quest’ultimo ad aprile corrente anno 1852.
Nelle pareti in cornu epistolae (b) vi è un pergamo d’onoce con cornici dorate; a fronte a questo àvvi l’organo con l’orchestra dipinta: esso è stato fatto dalla congrega a settembre 1851.

Ai due lati dell’altare maggiore ci sono due lampade d’ottone, oltre di altre quattro di cristallo, affisse alle pareti della chiesa. (..)
Nelle pareti della chiesa si trovano due grandi stiepi, ove stanno due statue: una di legno rappresentante S. Leonardo protettore della congrega, sotto il cui titolo viene essa riconosciuta; l’altra rappresenta la Vergine del Rosario col Bambino sulle braccia; le vesti di questa statua sono di drappo antico indorato; per uso di detta statua vi è una collana d’oro a due fili, tre paia di orecchini tutti d’oro, e due corone d’argento indorate a forma di piramide una per la Vergine e l’altra pel Bambino. Le vesti di questa statua, d’unita agli ornamenti e corone, si trovano conservate in casa del signor Vincenzo Gioia, essendo egli un benefattore della sopradetta chiesa, ed avendo a sua devozione fatte le due corone e donate alla mentovata chiesa per uso della statua del Rosario…
Vi è di più nella chiesa un quadro grande rappresentante la Vergine della Seggiola (disperso); un altro rappresentante un Crocifisso con intorno in piccolo i santi dell’Ordine domenicano; un altro rappresentante la SS. Annunciata (disperso); due altri, piccoli che mostrano S. Rosa da Lima e S. Caterina da Siena…” (1)

Facciata interna della chiesa verso levante

Veduta dell’interno

Veduta dell’interno

Veduta dell’interno

Veduta dell’interno

Veduta dell’interno

Veduta dell’interno

Facciata interna della chiesa verso ponente

Altare maggiore

Altare maggiore

La Visitazione di Domenico Pinca

Natività di F.S. Lillo

Cappella del Rosario

Cappella del Rosario

Madonna del Rosario di G.P. Zullo

Il Beato Bartolo Longo

 

Cappella di S. Vincenzo Ferreri

Cappella di S. Vincenzo Ferreri

Autore ignoto, S. Vincenzo Ferreri

Cappella di S. Leonardo Abate

Cappella di S. Leonardo Abate

Statua lignea di S. Leonardo Abate

 

Cappella del Crocifisso e della Gloria dell’Ordine Domenicano

Cappella del Crocifisso e della Gloria dell’Ordine Domenicano

Gloria dell’Ordine Domenicano

Crocifisso ligneo “Domenicano”

S. Caterina da Siena

S. Rosa da Lima

Cappella di S. Domenico in Soriano

Cappella di S. Domenico in Soriano

S. Domenico in Soriano, di G.P. Zullo

La custodia di P. Vincenzo Geofilo (1677)

Cappella di S. Giacinto o della Madonna con Angeli

Cappella di S. Giacinto o della Madonna con Angeli

Apparizione della Madonna a San Giacinto, di G.P. Zullo (1617)

Altri arredi sacri

Statua processionale della Madonna del Rosario

Matroneo in legno

Pulpito in noce

Nella sede del Coro

Crocifisso ligneo dei “Paolini”: ipotesi di attribuzione

Relazione del prof. Alberto DEL SORDO:

“Le indagini storiche condotte con caparbietà non ci offrono purtroppo elementi probanti la paternità artistica del Crocifisso in legno di grandezza al naturale, che oggi troneggia sull’altare maggiore della chiesa della SS. Annunziata di Mesagne, né valgono a tal uopo le leggende popolari, che qualche volta – non nel nostro caso – presentano particolari utili all’indagine stessa. Unico dato valido, emerso dai documenti da noi compulsati, è che il Crocifisso in argomento proviene dalla cinquecentesca chiesa di S. Rocco (una chiesina extra moenia, costruita intorno al 1529, sulla via vecchia per Brindisi), in cui si alternarono fino al 1808 i Minori Osservanti e i Minimi o Paolotti. (..)
Dal 1808, a causa della soppressione degli Ordini religiosi, la chiesa di S. Rocco e l’annesso convento furono alla mercé dei saccheggiatori, che ne fecero scempio. Dell’una e dell’altro oggi non resta nulla.
Per tornare al discorso sul Crocifisso dei Paolini, è bene sapere che una tradizione, passata da padre in figlio, pretende che esso sia rimasto fra i ruderi della chiesa di S. Rocco alcuni anni, protetto dall’arco in pietra, sotto cui era stato collocato, a suo tempo, dai Minimi, e che, non meno di 150 anni or sono, sia stato trasferito nella chiesa attuale (..).
Un fatto certo è che quel Crocifisso lo ritroviamo nella chiesa della SS. Annunziata, come testimoniano le relazioni delle visite pastorali .
Non disponendo, pertanto, di documentazione storica utile all’indagine, abbiamo dovuto fare ricorso al confronto parallelo con altri Crocifissi del Salento, usciti dallo scalpello e dalla sgorbia di frat’Angelo da Pietrafitta, in particolare con quelli della chiesa dei Francescani di Lequile (Lecce), della SS. Annunziata di Ostuni, di S. Maria degli Angeli di Brindisi e di S. Maria di Loreto di Mesagne (chiesa annessa all’Ospedale provinciale “S. Camillo de Lellis”, già convento dei frati minori Osservanti): ne è emerso che lo schema è identico, giacché segue un comune modello anatomico di base (in proposito vedi nota sub c). (..)
Ad avallare la supposizione che il Crocifisso in esame possa essere uscito dalle mani di frat’Angelo da Pietrafitta o quanto meno dai suoi “discepoli” concorrono vari elementi: la corona di spine poggia – come in tutti i Crocifissi di frat’Angelo – sul capo, lasciando la fronte completamente scoperta; la posizione della testa; la distribuzione delle piaghe sui tronco e sugli arti; le piaghe profonde sul torace posteriore, che mettono a nudo le coste, particolare, quest’ultimo, che si rinviene in tutti i Crocifissi del pio frate e che sono come la sua firma.”
Alberto Del Sordo, maggio 1984

Tele del collegio apostolico provenienti dalla chiesa dei Cappuccini

 

Portale di Francesco M. Bellotto del 1555

Da sottolineare, all’esterno della chiesa, un antico portale di chiaro gusto rinascimentale in tufo di carparo, oggi tamponato, che faceva parte della più ridotta ed antica chiesa dei Domenicani. Il portale è racchiuso fra due esili lesene, con capitelli corinzi appena abbozzati e teste in rilievo fra le volute, e con decorazione naturalistica a forma di candelabro rinascimentale lungo il fusto, entro sottili riquadri. La porta è incorniciata da decorazioni naturalistiche e da una protome (a) umana rappresentante una versione particolarmente drammatica della“Veronica”. Opera, questa, come l’intero portale, dello scultore neretino Francesco Bellotto, come denotato da un’iscrizione posta lungo lo stipite destro del portale, completato nel 1555.

Sull’architrave, modanato con fasce a risega, e con sovrapposte foglie d’acanto accartocciate, è posto il fregio, decorato con figure in bassorilievo, rappresentanti l’ingresso trionfale di un sovrano in città, secondo una tradizione ed una simbologia molto diffuse, e con fiori lobati ai lati. La cornice superiore è ornata con ovoli, scalanature e motivi a treccia. Superiormente ad essa, a coronamento del sistema, vi è una lunetta contenuta in un riquadro in aggetto, con decorazioni ad ovoli, scalanature, figure in bassorilievo raffiguranti il Bambino Gesù ed angeli adoranti.” (2)

“Se vi capita di recarvi a Mesagne, vi raccomando una visita alla chiesa dell’Annunziata, o almeno una veloce incursione al «vico Antonio Corsi, alle spalle della Chiesa dei Domenicani». Vi imbatterete nella piacevole sorpresa di poter ancora ammirare «incastonato nella muratura esterna del coro» un bel portale di gusto e fattura rinascimentali con un sopraporta scolpito con scene di un corteo.

Ne fu autore, come scoprirete di lì a poco, uno scultore salentino del Cinquecento, anzi un neretino di Nardò: Francisco Bellocto de Nerito, reso noto per primo nel 1875 dallo storico di Mesagne Antonio Profilo. Dopo un superficiale interessamento di Amilcare Foscarini, fu un altro genius mesagnese, Antonio Franco, che il 1960 sottopose il portale a rigorosa analisi critica, in un ambito comparativo fra portali di epoca rinascimentale, allargato a tutta l’area pugliese. Da quella scrupolosa ricognizione non sortirono altri frutti se non questo che il portale della chiesa domenicana dell’Annunziata risultava opera unica a firma di questo pressoché ignoto scultore. Infatti su due targhette laterali del portale di Mesagne si conservano il nome del suo autore e quello della sua patria d’origine: su quella di sinistra è inciso M(Fran)CISCO BELLOCTO, sull’altra di destra DE NERITO SCULPSIT, e in aggiunta l’impresa della città di Mesagne e quella della Famiglia Beltrano, feudataria pro tempore di Mesagne; sul filatterio, ai lati della Veronica (testa del Cristo) la data di esecuzione IS/SS (1555).

A giudizio del Franco l’autografo corteo di Francesco Bellotto è «di squisita eleganza» ed ancora in buono stato nonostante le bucherellature del salnitro e quelle prodotte dalle fionde (o dal pallone ndr) dei monelli.

In concreto siamo di fronte a un fregio rettangolare, collocato al di sotto della statua della Madonna Annunziata, in cui viene effigiata una «scena continua che si svolge da sinistra verso destra e rappresenta molto probabilmente un corteggio regale che entra in una città simboleggiata da una specie di torre a tre piani che si trova all’estremità destra». Nonostante l’entusiasmo di Franco, l’opera appariva, già nel 1960, molto rovinata, ma non fino al punto da non consentirne una descrizione: «da sinistra di chi guarda sono riconoscibili vicino la torre due specie di buffoni che precedono due figure virili con corona, col capo vestito di lunga tunica stretta alla cintura che avanzano verso la torre seguite da paggi, fanciulli, cavalieri e da un carro a due ruote tirato da una coppia di cavalli, uno dei quali arpionato da una figura infantile, è preceduto da un cane. Sul carro è seduta una donna anch’essa con corona sul capo. Segue questo gruppo centrale una serie di guerrieri appiedati vestiti di corazze e con ampi scudi, chiudono il corteo alcuni cavalieri al galoppo verso i quali si sottomette una figura prona».

Ma il corteo rappresentato, smentendo Antonio Franco, non era quello della principessa Isabella Gonzaga che aveva fatto tappa a Mesagne nel luglio 1549, durante il viaggio verso i suoi feudi del basso Salento (di Alessano e Specchia), bensì quello che il 1510 aveva portato la Regina Giovanna a Mesagne e in altre sue terre, dove l’avevano accolta in pompa magna il governatore Giovanni Granai Castriota e il di lui fratello Alfonso (le due figure virili coronate). Questo di Mesagne, autografo dell’artista neritino, è pertanto un pannello lapideo cinquecentesco, dedicato all’ingresso di una regina in una piccola terra del Mezzogiorno, un corteo affollato delle varie rappresentanze cittadine (civili, religiose, militari) che scortano l’augusta ospite, Giovanna III d’Aragona, una delle due tristi reyne, vedova di re Ferrante nel suo ingresso a Mesagne di cui è feudataria.” (3)

Apparizione della Madonna a S. Domenico e a S. Caterina, ai lati l’Arcangelo Gabriele e la Vergine Annunziata

L’Arcangelo Gabriele

La Vergine Annunziata

La firma dello scultore

Di questo geniale scultore si sta interessando anche il regista RAI Gabriele Cipollitti che dal settembre 2015 sta girando con l’attore Paolo Sassanelli una docufiction  sulle vicende storiche del castello di Copertino di cui gli storici dell’arte hanno attribuito allo scultore rinascimentale neretino la realizzazione del portale (4).

Tra gli oggetti di maggiore rilevanza che non abbiamo purtroppo potuto vedere perchè custodita altrove, anche una Pisside del ‘400 proveniente dalla chiesa diruta di S. Maria del Ponte (Brindisi), fotografata e menzionata nel libro sub 1

Pisside del ‘400 proveniente dalla chiesa di S. Maria del Ponte

Si ringrazia Mario Carlucci per la collaborazione e la Fondazione Terra d’Otranto nella persona del presidente  Dr. Marcello Gaballo  per l’attività svolta in favore del territorio salentino e nello specifico per avere ospitato l’intervento dello studioso Vittorio Zacchino dal quale è stata estratta la parte fondamentale di questo articolo.

Note:

a) È vocabolo che significa “la parte anteriore – collo + testa – di un animale”, eccezionalmente anche dell’uomo. (Enciclopedia dell’Arte Antica, Treccani.it)

b) In lat. a cornu Epistolae è il lato destro dell’altare contrapposto al lato del Vangelo, lat. a cornu Evangelii, il lato sinistro (Treccani.it)

c) http://www.salentoacolory.it/i-crocifissi-lignei-di-angelo-da-pietrafitta/

Bibliografia e sitigrafia:

Legenda: allo scopo di non tediare il lettore con la ripetizione delle fonti citate, è stato attribuito un numerino per ogni opera consultata, che si ritroverà al termine della citazione e che consentirà l’esatta attribuzione bibliografica.”

  1. Francesco Campana, La chiesa e il Convento dei Domenicani della SS. Annunziata in Mesagne. Neografica Latiano (Br), settembre 2005
  2. http://www.itriabarocco.net/web/guest/home/articolo?p_p_id=pis11_articolo_WAR_pis11&p_p_lifecycle=1&p_p_state=normal&p_p_mode=view&_pis11_articolo_WAR_pis11_f=index_articolo.jsp&_pis11_articolo_WAR_pis11_articleid=80630
  3. http://www.fondazioneterradotranto.it/2012/10/20/francesco-bellotto-scultore-di-nardo-e-il-cinquecentesco-corteo-trionfale-della-chiesa-di-s-sebastiano-a-galatone/
  4. http://www.leccesette.it/dettaglio.asp?id_dett=29656&id_rub=129

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