Mostra “L’Arma dei Carabinieri tra storia e modernità” – Cellino San Marco (BR)

“Accompagnano la Storia del Paese da prima che fosse unito.

Per un certo verso sono i Carabinieri più antichi dell’Italia stessa. Due secoli di storia non sono pochi! E se hanno tenuto la ribalta così a lungo è perché, oltre ad essere efficaci, sono anche bonari, capaci di sopportare non solo le fatiche della missione, ma pure l’ironia dei concittadini.

I Carabinieri sono da sempre una parte imprescindibile dell’inconscio collettivo degli italiani. Ma sono pure parte naturale della coscienza nazionale e di questa hanno contribuito a scandire la Storia.

Sin dal 1969 esiste il Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale che ha svolto attività imprescindibile nella difesa del nostro vastissimo patrimonio artistico, recuperando opere trafugate, fermando il commercio illegale delle antichità, ritrovando le refurtive di dipinti e di mobili, di gioielli e di oggetti preziosi, di documenti e di libri rari. La pittura e l’Arma dialogano da lungo tempo.” (Philippe Louis Daverio – http://www.carabinieri.it/editoria/calendario-storico/anni-2019-2010/2016/presentazione)


Non ci meravigliamo, aggiungiamo noi, che alla Mostra d’Arte organizzata a Cellino San Marco, dal 3 al 10 Novembre nell’ex Palazzo Comunale per raccontare i duecento anni di storia dell’Arma abbiano dato il loro contributo artisti e semplici cittadini, Associazioni e Istituzioni, graduati e militari semplici cementando l’unità del popolo intorno a quel pilastro nazionale della democrazia che è diventato nel tempo l’Arma dei Carabinieri.

Abbiamo per questo ritenuto importante far conoscere lo sforzo profuso in questa mostra dal Centro Servizi Turismo Rurale, dall’Associazione Culturale “Il cerchio delle idee”, dalla Sezione dei Combattenti e Reduci di Cellino San Marco,dall’Amministrazione Comunale e dall’Arma dei Carabinieri che, sotto il coordinamento del T. Col. G. Sportelli e del Magg. M. Miulli hanno raccontato 200 anni di Storia dei Carabinieri incrociandola con quella d’Italia attraverso le divise storiche fornite dai collezionisti Paolo ed Emanuele Caradonna Moscatelli, le cartoline storiche del collezionista e scrittore Vitoronzo Pastore ed i laboratori scientifici di Maurizio Loiodice.

Le didascalie ci sono state gentilmente fornite dal Centro Servizi Turismo Rurale. L’immagine di evidenza è della Celebrazione del centonovantottesimo Annuale di Fondazione dell’Arma dei Carabinieri (Catalogo fotografico Carabinieri.it).

La mostra potrà essere visitata fino al 10 novembre.

Giovedì 3 novembre – Inaugurazione della Mostra

L’attesa con la Banda

 

A una manifestazione come questa non poteva mancare la musica di una “marcetta” suonata dalla Banda di Monteroni

 

Il Salone d’accesso

Le bacheche 

La Saletta Monumentale Cittadina

Si salgono le scale per andare al piano superiore

Ingresso Mostra

Le Autorità

Le sale espositive

 

 

 

Le Collezioni

Le Sculture

I Quadri

Salvo D’Acquisto è stato un vice brigadiere dell’Arma dei Carabinieri, insignito di Medaglia d’oro al valor militare alla memoria per essersi sacrificato il 23 settembre 1943 per salvare un gruppo di civili durante un rastrellamento delle truppe naziste durante la seconda guerra mondiale

I laboratori scientifici

 

Le Cartoline d’Epoca dell’Arma dei Carabinieri

 

Le Uniformi

REALI CARABINIERI. UNIFORME ORDINARIA mod 1934 – TENENTE COLONNELLO
E’ la tipica uniforme voluta dalla riforma Baistrocchi del 1934. Il taglio diviene simile alle giacche borghesi ( ma anche a quelle già in uso presso la Milizia ), il berretto è piatto, la camicia con cravatta nera dona un aspetto meno marziale ma più moderno delle vecchie giacche a collo chiuso.
Anche il sistema dei gradi si modifica. Restano invariati i colori tipici dell’Arma.
Il berretto nero di panno di forma piatta (detto scherzosamente a padella o alla bulgara) presenta una visiera di cuoio nero, un soggolo sottile pure nero e un gallone d’argento con due galloncini sovrapposti indicanti il grado di Tenente Colonnello. Fiamma dorata con Monogramma Reale.
La giacca ,con collo aperto e quattro bottoni centrali, presenta due tasche piccole al petto e due tasche grandi ai fianchi con patta e bottone di chiusura a vista.
Al collo sono presenti gli alamari da Ufficiale in formato ridotto e sulle spalle sono presenti spalline staccabili con fregio dorato dell’arma (in questo caso con galloncino argento da Ufficiale superiore).
Sui paramani (dritti e profilati) sono presenti i nuovi gradi in gallone argento, simili ai gradi già in uso nella Regia Marina. Camicia bianca e cravatta nera nella configurazione ordinaria
Pantaloni con bande, gambali o stivali.

Collezione Paolo e Emanuele Caradonna Moscatelli

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REGGIMENTO CORAZZIERI. GRANDE UNIFORME

Le tenute da cerimonia dei Corazzieri prevedono la grande uniforme, la mezza gala e la gran gala secondo una precisa prescrizione d’uso.
La grande uniforme è sostanzialmente identica alla mod.1876 con le modifiche imposte dalle vicende storiche e politiche del Paese.

Essa si compone di una giubba di panno turchino a due petti con nove coppie di bottoni con stemma, con spalline argento di modello particolare con frange bianche, di cordelline di filo bianco che vanno dalla spalla sinistra a quella per agganciarsi al primo e al quinto bottone. Bandoliera bianca di modello particolare con giberna.
Sulle maniche i gradi in gallone d’argento e, vicino ai paramani, lo stemma del Reggimento.
Pantaloni turchini con bande. Tipico l’elmo con coppo e aquila d’argento e cresta e orecchioni a scaglie in metallo dorato: è guarnito di criniera nera ma senza il pennacchietto bicolore tipico della gran gala.

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REGGIMENTO CORAZZIERI. TROMBETTIERE IN UNIFORME DI GRAN GALA ANNI ‘60

Le uniformi da cerimonia dei Corazzieri culminano con la tenuta di gran gala, prevista per le festività nazionali, il ricevimento dei Capi di Stato esteri, la scorta solenne al Capo dello Stato.
In questa tenuta è prevista la corazza (eccetto i trombettieri), l’elmo con criniera e pennacchietto, crespine ai paramani, pantaloni bianchi di pelle(detti da corazza), stivaloni alla scudiera.

Le differenze che caratterizzano i musicanti sono l’elmo con la criniera bianca, il pennacchietto interamente rosso e soprattutto la mancanza della corazza: per ovviare a ciò , la tunica presenta nove galloni d’argento (detti brandeburghi) e tre fila di nove bottoni.
Le spalline presentano le frange bicolori rosse e argento e le cordelline sono anch’esse bicolori rosse e argento.
La bandoliera non è in cuoio ma in tessuto e anch’essa in argento su fondo rosso.
Caratteristica dell’elmo è il fregio costituito da elmo e corazza romani su un trofeo di bandiere: questo fregio è stato usato per tutti gli anni ’50 e ’60 e poi sostituito dalla tradizionale aquila.

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ZAPTIE’ GUARDIA VICEREALE DI ETIOPIA. COMPAGNIA ERITREA. 1936 – 1941
Subito dopo la conquista dell’Impero e la nomina di Amedeo duca D’Aosta a Vicerè fu creata una Guardia del Vicerè composta da elementi nazionali ed indigeni.
Questi ultimi erano inquadrati in due compagnie, una eritrea ed una somala, con differenti equipaggiamenti, nel rispetto delle usanze locali.
Lo Zaptiè eritreo indossa un turbante bianco con fascia rossa e granata argento tipico dei reparti appiedati, una camicia bianca con collo e paramani rossi, alamari argento ma senza stellette e pantaloni blu con pistagna rossa.
Sandali di tipo indigeno. Sulla camicia veniva indossata una “ farmula” bianca con bordo rosso e fiamme d’argento agli angoli. L’armamento di rappresentanza era costituito da una lancia indigena con asta in bambù e da una sciabola di foggia indigena.
Collezione di paolo ed Emanuele Caradonna Moscatelli

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REALI CARABINIERI. ZAPTIE’ GUARDIA GOVERNATORIALE AMHARA. AFRICA ORIENTALE
L’ Impero in Africa Orientale, sotto il comando di un Vicerè, era diviso in numerosi governatorati, corrispondenti ai territori geografici e tribali africani. Esistevano quindi L’Amhara, il Goggiam, l’Oltregiuba, il Galla-Sidamo , ecc.
In ognuno di questi territori, i Governatori potevano crearsi una Guardia personale con uniformi solitamente più fastose di quelle regolamentari anche per colpire la fantasia degli indigeni e assicurarsene la fedeltà.
I RR. CC. di colore venivano chiamati “Zaptiè” da un termine arabo che significa “ gendarme”.
Questa uniforme si compone di un turbante rosso ,tipico degli Zaptiè a cavallo, con fregio della specialità costituito da una granata argentea, liscia con sciabole incrociate con fiocco rosso ricadente.
Poi viene indossato un camiciotto bianco con collo rosso e alamari senza stellette e, sopra, un corto giacchino detto “farmula” di colore rosso con ricami derivati dal folclore indigeno e le granate dell’Arma.
Pantaloni sempre bianchi da cavallo con fascia rossa in vita, gambali marroni da cavalleria e sandali indigeni (obbligatori)
L’armamento da parata consisteva nella sciabola mod ’71 da Cavalleria e in alcuni casi di scorta anche dalla lancia mod 1909

Collezione Paolo e Emanuele Caradonna Moscatelli

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REALI CARABINIERI. GRANDE UNIFORME COLONIALE. TENENTE COLONNELLO IN COMANDO SCORTA GOVERNATORIALE
Con la conquista dell’Impero in Africa Orientale anche le uniformi subirono adeguamenti e modifiche legate al clima pur senza dimenticare gli ornamenti e i colori tradizionali.
Fu introdotto il casco coloniale mod ’36 più aperto e tondeggiante dei modelli 1889 e 1911, il colore dell’ uniforme divenne bianco nel bassopiano (più caldo), vennero introdotti capi leggeri e pratici come le sahariane e i camiciotti.
Il colore delle buffetterie e delle calzature rimase il cuoio naturale o il marrone.
La grande uniforme coloniale si compone di casco coloniale bianco su cui vengono applicati il cordone in canutiglia d’argento e il pennacchio rosso-blu a salice tipico degli Ufficiali.
La giacca è il modello estivo metropolitano con collo aperto, quattro bottoni a vista in fila centrale, tasche al petto con ricamo e tasche laterali grandi.
Il sistema dei gradi si evince dalle spalline mod. 1929 in gallone d’argento circondate da un cordoncino misto argento e blu a spirale.
Un cordoncino blu ogni quattro d’argento indicava un ufficiale inferiore, uno ogni dodici un ufficiale superiore, fermo restando il sistema delle stellette in fila centrale per il grado propriamente detto Cordelline in argento sulla spalla destra fermate alla bottoniera.
Sciarpa azzurra e bandoliera in gallone d’argento. Pantaloni da cavallo e stivali coloniali mod 1936.
Tutti gli Ufficiali portavano, come la truppa, il burnus rosso con fiocchi e galloni bianchi o argento ad eccezione degli Ufficiali in comando scorta al Governatore : il manichino riproduce appunto un Tenente Colonnello in questo in carico con un burnus i fattura sartoriale privata, di colore turchino scurissimo con ornamenti dello stesso colore e non rossi (d’ordinanza).

Collezione Paolo e Emanuele Caradonna Moscatelli

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 REALI CARABINIERI. TENENTE MEHARISTA DEL R.C.T.C. UNIFORME DI MARCIA

Le particolari esigenze operative del territorio africano, caratterizzato da lunghe distanze in tratti spesso desertici e poveri d’acqua, costrinsero i Comandi italiani a mettere a frutto le esperienze degli indigeni e ,tra queste, l’uso operativo del dromedario veloce o “mehara” date le sue caratteristiche di resistenza e di docilità.
Anche il vestiario di questo Corpo subì l’influsso della comodità dei capi indigeni, maturati in secoli di sopravvivenza in ambiente ostile.

Il copricapo , comunemente detto “umma” o “ smala” consisteva un telo avvolgente il capo alla maniera del turbante, spesso con lembo ricadente per proteggere il viso dalla sabbia alla maniera dei Tuareg.
In alternativa veniva usata la bustina mod 1929 “tipo aeronautico”. La giacca è la comoda e pratica sahariana con alamari di tipo unificato e
sottopannatura rossa e con spalline staccabili con fregio dorato dell’Arma, ma con fondo rosso e profili blu ( il contrario dei metropolitani)
I pantaloni detti “ sirual” sono molto ampi e con cavallo basso, di tipo indigeno e adattissimi per stare in sella (“maklufa”) senza danni.
I RR.CC. li usavano kaki o bianchi con piccola banda blu in situazioni operative, neri con ristagna rossa nella grande uniforme.
Anche le calzature erano di tipo indigeno gli “speldri” e spesso variamente ornati.
Per la forte escursione termica circadiana , veniva usato un mantello di  fattura indigena il “burnus” a tre quarti di ruota con tredici fiocchi rossi e ricami rossi. Per l’Arma era anche in vigore il burnus rosso con galloni bianchi o argento.

Collezione Paolo e Emanuele Caradonna Moscatelli

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RR.CC. CARABINIERE DEL DISTACCAMENTO DELLA PALESTINA. 1917 – 1919

Negli ultimi anni della Grande Guerra la questione dei territori medio-orientali, già appartenenti all’Impero ottomano (alleato della Triplice Alleanza), si impose all’attenzione delle potenze della Triplice intesa e dell’Italia anche per la
importante presenza della città di Gerusalemme e dei significati religiosi ad essa legati. Ottanta Carabinieri con venti Sottufficiali e tre Ufficiali partirono da Napoli il 6 Maggio 1917 con l’iniziale compito di polizia a Port Said da dove,
seguendo l’evolversi delle vicende belliche, si spostano fino a Gerusalemme per espletare la protezione dei Luoghi Santi oltre al controllo della Ferrovia e dei  depositi logistici di materiale bellico. L’organico verrà aumentato con l’arrivo di
trenta carabinieri a cavallo e di quattordici a piedi.

Per tale missione i Carabinieri indossano una uniforme di taglio uguale a quella grigioverde ma di colore Kaki , già adottata dagli Inglesi nella guerra anglo-boera (dal persiano Khak = polvere) con chiari intenti mimetici.
La nuova uniforme si compone di una giubba a collo chiuso con alamari da truppa su fondo rosso, con bottoni emisferici lisci argentati e due taschini e due tasche a toppa con gli stessi bottoni. Pantaloni a sbuffo , da cavallo, e stivali di cuoio marrone. Anche la bandoliera mod 1897 per armi mod. ’91 è di cuoio marrone e la fondina è in tela. Il copricapo poteva essere il famoso cappello “alla boera” o la lucerna con foderina color sabbia , cappietto, granata e coccarda tricolore. Per gli Ufficiali erano previsti alamari e fiamma di foggia caratteristica.

Collezione di Paolo ed Emanuele Caradonna Moscatelli

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CARABINIERI. BANDA DELL’ARMA. MARESCIALLO CAPO. Anni 1946 – 1997

Le prime disposizioni relative all’impiego di “Trombette” risalgono ad una “Istruzione Provvisoria” del 1820 che disciplina la posizione in parata o in colonna dei Brigadieri trombettieri. Alla carica di Pastrengo erano presenti sei trombettieri e nel 1842, al matrimonio del Duca di Savoia erano presenti ma inquadrati nello Squadrone montato embrione dei Corazzieri. Solo nel 1850 venne ufficializzato il ruolo dei trombettieri del Corpo e il 18.6.1862 un Regio Decreto seguito in data 30 luglio 1862 da una circolare del Comitato fissa le norme per le uniformi.
Esse si differenziano dalle normali grandi Uniformi per le doppie bande ai pantaloni, per il pennacchio bianco e rosso, per le spalline con frange “ a nido di rondine” e alternate a tre a tre di rosso e d’argento, per le cordelline rosso-argento, per la dragona anch’essa rosso e argento,per la presenza della lira sia alle falde dell’abito, sia sugli alamari speciali e sui paramani ricamati, sia sul braccio destro, sia posteriormente all’altezza del girovita.
Negli anni la Banda , (ufficializzata il 7 Luglio 1910) diretta dai Maestri Cabella, Cajoli, Cirenei, Fantini, Borgia e Martinelli (attuale Comandante) raggiunge fama internazionale e un organico di 102 elementi collocandosi tra i più apprezzati complessi bandistici e orchestrali del mondo.
L’uniforme incorpora e mantiene tutte le caratteristiche già espresse in dettaglio e vigenti dal 1862. Piccole modifiche sono quelle della Fiamma oro per i Marescialli, fino al 1975 senza monogramma, dalle insegne di grado sulle spalline metalliche e dalla Bandoliera con granata e fornimenti argentati e speciale giberna da musica.
Il M.llo in oggetto indossa anche la tracolla per reggere il tamburo e le apposite bacchette. Ovviamente anche il tamburo presenta i colori bianco e rosso a triangoli alternati.
Collezione di Paolo e Emanuele Caradonna Moscatelli

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CARABINIERI. BANDA DELL’ARMA. MARESCIALLO MAGGIORE. Anni 1997 e segg.

Attualmente l’Uniforme in oggetto non presenta sostanziali variazioni rispetto a quella precedentemente descritta ad eccezione di due modifiche:

1- La Fiamma oro sul cappello dei Marescialli è fregiata dal monogramma RI ( Repubblica Italiana)

2 – Dal Novembre 1997 sono stati riadottati i fioroni in filo bianco posti al di sopra dei paramani. Questi fioroni , di epoca umbertina e scomparsi nel 1902, non sono solo un elemento decorativo da esibire in tenute cerimoniali anche se una consolidata tradizione mondiale assegna alle Bande ornamenti vistosi. Essi vogliono soprattutto rappresentare un elemento tradizionale di continuità storica con il passato, un recupero di un filo conduttore dell’essere Carabinieri che va oltre i regimi, le vicende storiche e le mode dei tempi e che integra la tradizione militare e quella artistica in una sintesi armonica.

Il Maresciallo porta a tracolla la tromba guarnita di drappella con il centro in colore rosso scarlatto e il bordo azzurro con frange oro. Il quadrato rosso reca , al centro, da un lato la Fiamma dell’Arma, dall’altro l’aquila d’argento circondata dal serto di alloro.

Collezione di Paolo e Emanuele Caradonna Moscatelli

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REALI CARABINIERI. GRANDE UNIFORME STORICA COLONNELLO COMANDANTE. PRIMO DOPOGUERRA
Rispetto alla G.U.S. di epoca Umbertina, le modificazioni di questa uniforme,tra le più longeve dell’intero Esercito, sono molto poche e consistono essenzialmente nel cambio del Monogramma Reale sulla granata della feluca, sull’assenza dei gradi a fiore sulle maniche, nelle fiamme delle code della marsina e soprattutto sulla bandoliera d’argento con tre righine azzurre concessa nel 1920 agli Ufficiali con equiparazione alle armi montate.
Dalla stessa data la sciarpa azzurra viene infilata sotto i primi tre bottoni dello sparato destro cui vengono agganciate le cordelline.
Essendo l’Ufficiale Colonnello Comandante gli spetta “l’aigrette” o pennacchio di piume bianche di airone da portare sulla feluca.
Collezione Paolo e Emanuele Caradonna Moscatelli

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RR.CC. BRIGADIERE IN UNIFORME PER SERVIZI DI ISTITUTO. ANNI 1934 e segg

Questa uniforme è quella tipica del Carabiniere e che con poche modifiche è giunta fino a noi.
E’ quella celebrata in molti film ed è quella con cui viene raffigurato Salvo D’Acquisto che, infatti la indossava.
La vita di questa uniforme è continuata anche dopo la guerra fino agli anni ’60 con la sola modifica dei paramani che diventano dritti nella mod.49.

La giacca è quella mod.34 da sottufficiale con collo aperto, bottoni emisferici lisci, tasche al petto e spalline staccabili.
I gradi dal 9.3.1938 vengono portati sulle maniche a 15 cm dalla spalla e sono a forma di V in gallone d’argento
I paramani sono a punta con profilo rosso e il didietro della giacca presenta il tipico taglio a quartini con quattro bottoni.
La bandoliera è quella tipica da carabiniere in cuoio bianco con giberna in cuoio nero ed armatura metallica per due scatole di colpi del moschetto ’91.
Al fianco porta la fondina per il revolver a sei colpi mod.89. I pantaloni sono corti con gambali a stecca e banda rossa.
Il berretto presenta la tipica Fiamma ma in argento, da Sottufficiale con le cifre del Sovrano

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RR.CC. TENENTE IN UNIFORME NERA DI MARCIA. 1934 e segg.
E’ una tipica uniforme voluta dalla riforma Baistrocchi del 1934
Il taglio della giacca diviene simile a quelle borghesi (ma anche a quelle già in uso presso la Milizia ), la camicia con cravatta nera dona un aspetto meno marziale ma più moderno delle vecchie giacche a collo chiuso. Viene adottato
un “berretto a busta “ nero con profilatura rossa e gradi. Anche il sistema dei gradi si modifica. Restano invariati i colori tipici dell’Arma.
Il berretto a busta nero di panno con visiera intera (mod.34)abbassabile e paraorecchie rialzato e abbottonato alla sommità è una rielaborazione di un copricapo già in uso nel Regio Esercito già dai primi anni venti. Fiamma dorata con Monogramma Reale.
La giacca,con collo aperto e quattro bottoni centrali, presenta due tasche piccole al petto e due tasche grandi ai fianchi con patta e bottone di chiusura a vista. Al collo sono presenti gli alamari da Ufficiale in formato ridotto e sulle spalle sono presenti spalline staccabili con fregio dorato dell’arma (da Ufficiale inferiore).
Sui paramani (dritti e profilati) sono presenti i nuovi gradi in gallone argento, simili ai gradi già in uso nella Regia Marina.
Camicia grigioverde e cravatta nera nella configurazione da campo o da marcia.
Cinturone tipo Sam Browne Belt nero profilato di rosso con fondina. Pantaloni con bande, gambali o stivali.
Collezione Paolo ed Emanuele Caradonna Moscatelli

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REALI CARABINIERI. MARESCIALLO D’ALLOGGIO R.C.T.C. GRANDE UNIFORME COLONIALE
1936- 1941
Anche in territorio coloniale era prevista, per cerimonie di particolare importanza, la grande uniforme bianca (in prevalenza usata nelle zone dei bassipiani) per i Marescialli e i Brigadieri.
Come di consueto, poteva essere usata sia par la sola presenza, sia per l’inquadramento in reparti armati.
L’uniforma era composta dal tipico casco coloniale mod. 29 di colore bianco con fiamma argento (mod.92 e Monogramma Reale). Sul lato destro veniva applicato un pennacchio con i tipici colori rosso e blu dell’Arma ma di formato ridotto rispetto a quello usato sulla GUS.
La giacca bianca presenta te bottoni emisferici lisci (mod.34) e quattro tasche applicate con cannello centrale e chiusura con patta a bordi dritti.
Gli alamari sono quelli tipici delle Colonie, sotto pannati in rosso e le controspalline presentano i colori del RCTC (invertiti rispetto a quelle dei metropolitani): esse sono di tessuto e non metalliche a frangia come previsto dal Regolamento sia per gli Ufficiale che per i Sottufficiali.
Viene portata la Bandoliera tipica del grado in panno bianco-crema e galloni d’argento con fregi e le cordelline argento screziate di nero.
Pantaloni da cavallo e gambali in cuoio naturale. Sciabola mod. 71 da Sottufficiale a cavallo
Collezione di Paolo e Emanuele Caradonna Moscatelli

 

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CARABINIERI. MISSIONE AFIS 1950-1960. UNIFORME ESTIVA DI SERVIZIO. SOTTOTENENTE

Con la fine della seconda guerra mondiale e la decolonizzazione, come tutte le potenze coloniali, anche l’Italia perse le colonie africane e tutti i territori precedentemente posti sotto il dominio della Corona.
Ma per favorire una ordinata transizione verso una forma moderna di Stato delle popolazioni africane, fu conferito dall’ONU un mandato fiduciario all’Italia, per un decennio di amministrazione transitoria, allo scopo di istituire tutte quelle strutture politiche, amministrative, di polizia e militari che consentissero di superare l’organizzazione tribale
ancora molto diffusa nella Somalia.
Questa missione coinvolse anche tutte le Forze Armate e, in particolare, fu affidata ai Carabinieri la riorganizzazione delle Forze dell’ordine somale.

L’uniforme, di colore kaki, si compone di un berretto piatto con fascia damascata, soggolo argento con grado rappresentato dal sistema di barrette verticali (mod.948), e Fiamma dorata senza il monogramma repubblicano nel tondino della granata ma con un semplice cordoncino arrotolato color oro.
Camicia in tessuto leggero, ingualcibile,a mezze maniche con controspalline, a collo aperto con pettorina quadrata e alamari al colletto.
Pantaloni corti al ginocchio, calzettoni e scarponcini marroni,talvolta completati da ghette.
Alla cintura viene indossato il cinturone di canapa e la fondina della Beretta 34 ma tinti in bianco come tutte le buffetterie di quella missione.
Talvolta veniva portato al braccio sinistro un batti spalla rosso con scudetto della Missione AFIS il cui simbolo era il Leopardo.

Collezione di Paolo ed Emanuele Caradonna Moscatelli

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RR.CC. CARABINIERE IN UNIFORME DA GUERRA. ANNI 1940 e segg.
Lo scoppio delle ostilità segnò la fine di quanto rimaneva di ornamentale nelle uniformi che divennero man mano più semplici e , purtroppo, più scadenti di qualità.
Vengono così aboliti tutti i fregi colorati e i bottoni a vantaggio di una minore visibilità e la buffetteria è uniformemente di colore grigioverde.

La giacca, simile alla modello 34, è priva del panno nero che rivestiva il collo e gli alamari sono ora su fondo rosso e di 6 cm per tutti.
I bottoni sono di frutto o di osso ma di colore beige opaco, la controspalline sono prive di filettatura.
Anche i pantaloni sono interamente grigioverdi. Come buffetteria indossa la bandoliera da Cavalleria mod.1891 con quattro taschette per caricatori mod.91 al cui anello pentagonale è appesa la fondina per la Beretta mod.34.

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RR.CC. TENENTE IN UNIFORME DA COMBATTIMENTO 1917 e segg.

L’elevato numero di decessi tra gli Ufficiali, avvenuto nei primi due mesi di guerra, indusse il Comando Supremo ad abolire velocemente le insegne di grado (alamari d’argento, cinturoni con placca ) per evitare che i cecchini nemici si accanissero, creando un comprensibile disorientamento tra i soldati.
Rimane il colletto foderato di panno nero con alamari da truppa per tutti ma, tratto distintivo, vengono concesse quattro tasche a vista. La disposizione generò un impressionante numero di modelli diversi di giacca, poi uniformate a fine guerra da draconiane circolari. I gradi vengono apposti sulle manopole della giubba in modo poco visibile.

L’uniforme diviene quindi di panno da truppa o di cordellino grigioverde con buffetterie dello stesso colore ma senza accessori argentati.
Agli ufficiali a cavallo viene lasciata la bandoliera da cavalleria mod 1914 e, come armamento, la pistola automatica Glisenti mod. 1910 o la Beretta Mod. 1915. Permane il divieto della sciabola che viene portata solo “ alla sella”.
Pantaloni corti da cavallo e stivali, gambali o fasce completano in momenti successivi l’abbgliamento.
L’elmetto Adrian con cappietto ,coccarda e fiamma permette di datare l’uniforme al 1917, perché solo nel gennaio di quell’anno fu concesso ai
RR.CC. di indossare l’elmetto: precedentemente, alla truppa, era consentita solo la lucerna per l’effetto deterrente che aveva sui soldati che indietreggiavano in combattimento.
Collezione di Paolo e Emanuele Caradonna Moscatelli

 

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REALI CARABINIERI. REGNO DEL SUD. GRUPPI DI COMBATTIMENTO BATTLE DRESS INGLESE

Dopo l’armistizio, anche i RR. Carabinieri inquadrati nei gruppi di combattimento furono riequipaggiati con materiale di provenienza
britannico ( c.d. “briti”) o USA (c.d. “usiti”) , ma mantenendo alcune peculiarità dell’uniforme italiana, soprattutto le stellette e gli alamari.
Anche l’armamento divenne eterogeneo comprendendo i moschetti ’91, i M.A.B., i fucili Enfield e i mitra Thompson. Il corto giacchino, detto comunemente “battle dress” è un modello ‘40 di fabbricazione inglese, stretto in vita da un cinturino e con tasche al petto, lisce , senza cannello centrale.
Sulla manica sinistra, poco sotto la spalla, è cucita l’insegna del gruppo di combattimento, in questo caso il “Friuli”, costituito da un tricolore in plastica con lo stemma al centro. I pantaloni sono ampi con mascone a da infilare negli scarponi da combattimento o nelle ghette.
Come copricapo indossa il casco metallico inglese detto”Despace raider” ma può anche indossare la bustina con fregio dei RR.CC. in filo nero
e Monogramma Reale.
Bandoliera di cuoio italiana di colore marrone. Collezione Paolo e Emanuele Caradonna Moscatelli

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REALI CARABINIERI. UNIFORME GRIGIOVERDE PRIMI ANNI ‘20. SOTTOTENENTE
La vittoria della prima guerra mondiale sancì, in maniera definitiva, l’adozione del grigioverde quale colore dell’uniforme del Regio Esercito.
I Reali Carabinieri ,tuttavia, tornarono presto al turchino tradizionale ripristinando le giacche modello ordinario e da campagna dell’anteguerra.
Per i servizi di guarnigione, per l’ordine pubblico e per le esercitazioni, venne mantenuta una uniforme grigioverde con le modifiche comuni
all’esercito per quanto riguarda il colore (sempre più grigio chiaro) e il tessuto (sempre più morbido e pettinato).

Nel complesso questa uniforme rimane elegante e ben si coniuga con la visibilità sempre maggiore che un esercito vittorioso si attribuisce.
Il berretto diviene “ a tubo” e rigido ripristinando anche, con le riforme del ’23 e del ’26, le profilature di colore tradizionale.
La giacca di colore grigioverde e di forma attillata presenta le controspalline staccabili, il colletto nero con alamaro da guerra, bottoniera coperta e, dato caratteristico, le tasche al petto con patta dritta e cannello centrale.

I pantaloni, a sbuffo, possono presentare le bande doppie con pistagna centrale del colore d’arma , ma a volte si trovano anche pantaloni senza bande.
Collezione Paolo e Emanuele Caradonna Moscatelli

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REALI CARABINIERI. UNIFORME DA GUERRA GRIGIOVERDE mod 1909. APPUNTATO A CAVALLO
Nel 1905, su iniziativa dell’industriale Brioschi appassionato di vita militare e con il risicato appoggio del Ministero della guerra, ebbe luogo il primo esperimento di mimetizzazione dell’uniforme. Un plotone del 5° Alpini di “Morbegno” fu vestito di tela grigia e la nuova uniforme, alle prove di tiro in ambiente boschivo dimostrò di essere colpita 3 volte su 24 contro le 18 su 24 della vecchia uniforme blu.
Da qui all’introduzione del grigioverde come colore nazionale dell’uniforme, il passo fu breve anche se una certa commistione di capi di diverso colore fu tollerata fino a tutto il 1913.
La divisa in oggetto consta di giacca attillata da armi a cavallo (con spalline semifisse), bottoniera coperta , assenza di tasche a toppa e gradi a bassa visibilità in filo nero al di sopra del paramano.
Il colletto, in panno nero, porta l’alamaro di guerra consistente in un piccolo galloncino di canottiglia argento con code e stellette mod 1909 da truppa. I pantaloni sono dello stesso tessuto , da cavallo , con rinforzi alle ginocchia e, come calzature, potevano essere indossati o gli stivali o i gambali da cavalleria con laccio in cuoio.
Come buffetteria, veniva portata la bandoliera per armi a cavallo mod 1889 con tre taschette per colpi cal. 10,4 per il revolver mod 1889 (Bodeo) .
La parte più interessante è costituita dal copricapo che è costituito dalla solita lucerna, ma rivestita dal telino mimetico grigioverde: infatti ai RR.CC. l’elmetto Adrian fu assegnato solo nel 1917 su precisa volontà del Gen. Cadorna e per la convinzione che la vista del Carabiniere e della sua lucerna dovesse costituire un deterrente per il combattente pavido o irresoluto.
Collezione Paolo e Emanuele Caradonna Moscatelli

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REALI CARABINIERI. UNIFORME DI SERVIZIO mod 1907 (marsina nera)

Questa particolare marsina era usata nei servizi interni ed esterni, mai in ordine pubblico, ed è priva delle profilature rosse alle code.
E’ dotata di una sola spallina per fermare la bandoliera bianca.
Non venivano portati , con questa tenuta, le cordelline, le spalline metalliche e il pennacchio sulla lucerna.
Collezione Paolo e Emanuele Caradonna Moscatelli

 

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REALI CARABINIERI. TENUTA ORDINARIA mod 1902. MAGGIORE
Nel 1902, dopo un biennio di transizione, si applica il nuovo Regolamento per l’Uniforme degli Ufficiali con l’adozione di una giubba di panno turchino con due file di nove bottoni (solo per i RR.CC.), collo “in piedi” con alamaro argenteo da Ufficiale (sempre solo per i RR.CC.). mezza fodera anteriore di panno rosso , paramani profilati di rosso.
Le differenze più importanti rispetto alle giubbe del modello precedente consistono nell’abolizione dei gradi “a fiore“ sulle maniche, l’applicazione delle stellette metalliche di grado sulle controspalline semifisse e la progressiva scomparsa delle profilature rosse.
I pantaloni sono lunghi con la tenuta ordinaria con doppia banda rossa ed eventuale sottopiede.
Questa è una uniforme specifica per i R. Carabinieri perché le altre Armi portavano giacche con sette coppie di bottoni e collo rovesciato con mostre reggimentali e la stessa differenza verrà ripresa dalla riforma Baistrocchi del 1934 a proposito della Uniforme nera da sera.
Il copricapo o kepì di forma cilindrica, presenta una profilatura rossa inferiore e tre piccole profilature argentee posteriormente e sui lati.
I distintivi di grado sono presenti sotto forma di galloni argento posti sopra la soprafascia di velluto.
La Fiamma è dorata per gli Ufficiali con Monogramma Reale.
Collezione Paolo e Emanuele Caradonna Moscatelli

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REALI CARABINIERI. UNIFORME DA MAGGIORE DELLA RISERVA. EPOCA UMBERTINA 1880 circa
Dopo l’Unità di Italia, nel 1870, la riforma uniformologica del Ministro della Guerra Gen Cesare Ricotti Magnani,eliminò le tuniche risorgimentali a vantaggio di una uniforme sobria ed elegante ispirata al modello prussiano e composta di kepì rigido, corta attillata turchina per tutti le Armi e pantaloni di vario colore. Anche i RR.CC. dimettono le tuniche ampie e lunghe di Albertina memoria ma mantengono intatti i loro peculiari colori, il colore turchino per tutta l’Uniforme, le metallerie argentee, i caratteristici copricapo e pennacchi.
La particolarità di questa Uniforme consiste nell’appartenere ad un Ufficiale della Riserva per cui ha colletto e paramani di colore “oltremarino” a norma del
Regolamento emanato nel 1874 che prevede anche la sostituzione delle stellette con bottoni piccoli emisferici caricati del Monogramma Reale (U di Umberto I)
Inoltre il fregio non è la solita Fiamma ma lo Stellone con crode di Savoia bianca su fondo robbio ,emblema dei militari della Riserva.
Al colletto, trattandosi di piccola montura, è evidente l’alamaro semplice e i gradi “a fiore” sulle maniche indicano il grado di Maggiore (un gallone largo e uno stretto).
Stesso ordine di galloni circonda la parte superiore del kepì sottopannati in celeste “oltremarino”. Nappina argentea da Ufficiale.
Collezione Paolo e Emanuele Caradonna Moscatelli

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REALI CARABINIERI. GRANDE UNIFORME STORICA DA MAGGIORE. EPOCA UMBERTINA

La grande Uniforme o Gran montura da Ufficiale raggiunge la sua forma quasi definitiva intorno al 1833 con la Riforma Albertina.
Negli anni successivi, la variazioni più rilevanti riguardano. Il taglio dei pantaloni, che diviene simile all’attuale e non più napoleonico, l’adozione di una feluca di forma più raccolta e l’introduzione del pennacchio rosso-blu a “salice” per gli Ufficiali. La feluca inoltre, non viene più portata parallela alla fronte, bensì ortogonale alla fronte.
Il cappietto da Ufficiale viene quindi spostato sul lato destro e la granata (con la tipica fiamma “a sinistra” e il Monogramma Reale) rimane applicata sopra di esso.

L’Uniforme in oggetto, presenta la tipica Feluca di felpa di seta nera con falde ripiegate, Cappietto con stemma Savoia, granata senza
Monogramma Reale (perso) e trecciuole in argento anteriori e posteriori. Non esiste indicazione di Grado. La Marsina ha la caratteristica forma corta sul davanti con code fornite di granate da Ufficiale e Monogramma Reale (ancora visibile l’impronta), bordate di rosso. Il colletto,alto, presenta il doppio alamaro da Ufficiale con il tipico motivo in argento e le stellette metalliche da Ufficiale. Le controspalline, in lastra di argentone, riportano sul gambo. Il rilievo festonato delle Armi montate e sulla squama il rilievo tipico del Grado di Maggiore.
Il grado è anche visibile sulle maniche dal ricamo a “fiore” descritto altrove.
Sono presenti le cordelline argentee sulla spalla destra e la sciarpa azzurra.
Manca invece la bandoliera con cofanetto concessa agli Ufficiale dei Reali Carabinieri solo nel 1920.

Collezione Paolo e Emanuele Caradonna Moscatelli

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CARABINIERI. CARABINIERE MOTOCICLISTA. Anni 1950- 1960

Per i carabinieri motociclisti, sia durante il servizio di pattuglia o di controllo delle strade sia durante il servizio di scorta, era prevista una uniforme che riparasse dal gelo dei mesi invernali.
Per tali esigenze furono usati capi di vestiario già sperimentati nel periodo regio con poche modifiche, prevalentemente legate alla funzionalità o alla rappresentanza.

Il casco, del tipo già in uso presso i carristi nella seconda guerra mondiale, è di fibra con rivestimento in cuoio conciato al cromo, di colore nero, con frontale di crine ugualmente rivestito: Vi erano modelli di tipo alto (quello presente), di tipo basso e con visiera. Era presente un caratteristico coprinuca di cuoio e un sottogola con paraorecchie.
Sull’uniforme ordinaria veniva indossato il tipico giubbone di cuoio con abbottonatura doppia e cintura. Pantaloni corti con banda infilati in stivali alti particolari con allacciatura laterale.
Caratteristica di questa uniforme sono la camicia bianca e i paramani dei guanti, anch’essi bianchi, che indicano il servizio scorta d’onore (durante il servizio ordinario si usavano guanti marroni e la tenuta kaki)
Particolare interessante è il modo di portare la pistola d’ordinanza agganciata ad un anello del giubbone sul fianco sinistro.

Collazione di Paolo e Emanuele Caradonna Moscatelli

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CARABINIERI. MARESCIALLO AIUTANTE. NUCLEO ELICOTTERI. TENUTA DI VOLO

Con la Riforma del 2000 che sanciva l’autonomia dell’Arma dei Carabinieri rispetto all’Esercito e l’elevazione al rango di Forza Armata, anche le Uniformi operative e di servizio diventano di colore blu per tutto il personale.

La tenuta di volo qui rappresentata si compone di tuta Blu monopezzo con calzari da volo di tipo speciale, fazzoletto dell’Arma per il collo, giubbotto da volo imbottito con grado, targhetta identificativa con nome, cognome e gruppo sanguigno del militare e patch del Reparto.
Casco da volo di tipo moderno. Coltello da pilota in dotazione anche ai reparti dell’ Aeronautica militare, cinturone con fondina aperta e correggiolo a spirale per l’arma d’ordinanza.
Collezione di Paolo ed Emanuele Caradonna Moscatelli

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CARABINIERI. Missione Antica Babilonia – IRAQ. Anni 2003 – 2006

La precaria situazione irachena porta alla seconda guerra del Golfo iniziata nel marzo 2003 e ufficialmente terminata il 1 maggio 2006 con un insufficiente controllo del territorio da parte della coalizione occidentale in seguito a attacchi terroristici e alla resistenza irachena. Una conseguente risoluzione dell’ONU.
Del 22 maggio 2003 porta all’Operazione Antica Babilonia cui l’Italia partecipa con l’invio, in successione, di ben dieci Brigate a protezione non solo del territorio ma anche del patrimonio artistico iracheno. I Carabinieri partecipano costantemente a tutte le fasi dell’Operazione e pagano un alto tributo di sangue con la strage di Nassiriya.

La costituzione dell’Arma in Quarta Forza Armata nel 2000 porta come conseguenza l’abbandono delle tenute operative dell’Esercito con i vari mimetismi e la sostituzione con una tuta da combattimento blu con profili rossi, alamari di filo chiaro su fondo rosso, gradi pettorali a riquadro in argento su fondo blu e buffetterie di cordura blu di vario modello. Anche l’elmetto ( di tipo moderno in kevlar) viene ricoperto da una foderina blu; tuttavia per il servizio di caserma viene anche portato un cappello di cotone spesso a falde larghe.
Il racket da combattimento è anch’esso blu con tasche per i caricatori della carabina AR 70/90 o per l’M12. Caratteristico il patch con la scritta Carabinieri in caratteri arabi e lo scudetto pettorale della missione.

Collezione di Paolo e Emanuele Caradonna Moscatelli

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CARABINIERE IN TUTA MIMETICA mod.75. MISSIONE IN LIBANO 1982 

La vecchia tuta da combattimento policroma con mimetismo modello 1929 viene sostituita da una nuova tuta monocroma verde che ricorda il colore “olive-drab” americano con un comodo elastico in vita e alle caviglie e da indossare con un fazzoletto con i colori dell’Arma annodato al collo.
La versione proposta è quella da tiratore scelto con spalla destra imbottita per mitigare il rinculo del fucile.
Come buffetteria, il militare indossa quella di derivazione alleata in uso dagli anni ’50, in canapa, ma con colorazione verde e fondina per la nuova pistola d’ordinanza Beretta ‘92. Anfibi neri da carabiniere.
Particolare è l’elmetto mod. 33 tinto in bianco e caratteristico della prima missione in Libano con la scritta MP, ripetuta anche sulla fascia omerale, e caratteristica dei compiti internazionali di Polizia Militare.

Collezione di Paolo e Emanuele Caradonna Moscatelli

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CARABINIERI PARACADUTISTI. REGGIMENTO “ TUSCANIA”. VICEBRIGADIERE IN TENUTA DA COMBATTIMENTO 2004 – oggi

Con la riforma del 2004 ( introdotta dal Gen. Fraticelli) vengono abolite le vecchie tute da lancio e da combattimento e viene adottata una tuta policroma cosiddetta “vegetata” In sostituzione di quella con mimetismo “Woodland” (anni 90) che già aveva sostituito quella verde oliva del 1975.
Al collo viene indossata una sciarpa a rete di colore verde o mimetica. Il Basco con Fiamma è quello amaranto dei Reparti Aviolanciati.
Il grado viene portato al petto su tubolare plastico, così come il brevetto di Specialità, la scritta Carabinieri e il nome del militare (durante il
servizio).
Completano l’equipaggiamento gli stivaletti da lancio e il cinturone di canapa verde con fondina dello stesso colore.

Collezione di Paolo e Emanuele Caradonna Moscatelli

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CARABINIERI. TENUTA DI SERVIZIO KAKI. ANNI ‘50

Terminata la seconda guerra mondiale, la riorganizzazione dello Stato Repubblicano, dopo una fase di transizione, portò ad una nuova organizzazione delle Forze Armate e dei Carabinieri che, prima Arma dell’Esercito, seguirono le nuove disposizioni anche in tema di uniformi.
Dismesso definitivamente il grigioverde, l’esercito adottò il kaki come colore delle uniformi e i Carabinieri, pur mantenendo le uniformi nere per i servizi d’Istituto, adottarono l’uniforme modello 1948, sia nella versione invernale di panno, sia in quella estiva di tela o gabardine.

Il berretto, di tipo piatto e molto più basso di quelli prebellici, è kaki con visiera e soggolo marrone e fiamma metallica del tipo usato dal 1951 al 1975.
La giacca, di taglio tradizionale, con controspalline semifisse profilate e tasche a toppa con cannello centrale al petto e ai fianchi, monta i bottoni emisferici d’argento tradizionali e un cinturino della stessa stoffa a doppia fibbia.
Pantaloni lunghi dritti da infilare nelle ghette di tipo inglese nei servizi armati. Scarpe marroni.

Collezione Paolo e Emanuele Caradonna Moscatelli

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CARABINIERI. GENERALE DI BRIGATA. ORDINARIA INVERNALE KAKI mod.1948- 1975

Con la fine della guerra e la riorganizzazione delle Forze Armate, le vecchie Uniformi del periodo bellico e prebellico vengono abolite e l’Esercito, di cui i Carabinieri sono la prima Arma, si uniforma al colore kaki (pur mantenendo i Carabinieri il loro tradizionale corredo di uniformi nere).
La nuova uniforme appare meno marziale di quelle del periodo regio ma sostanzialmente funzionale. La distribuzione del nuovo vestiario fu completata nel 1948.

L’uniforme è composta da giacca in tessuto diagonale pesante con quattro tasche applicate con cannello centrale e patta di chiusura dritta.
Abbottonatura centrale con quattro bottoni ,controspalline semifisse.
Tipico cinturino in stoffa con due fibbiette. Pantaloni dello stesso tessuto, senza risvolto. Berretto basso.
Nel caso dei Generali i bottoni sono d’argento con fregio pluriarma peculiare, le Stellette sono dorate e le controspalline rivestite di gallone d’argento con le stelle del grado rivestito.
Nel solo caso degli Ufficiali Generali dei Carabinieri sono concessi gli Alamari, mentre per tutte le altre Armi sono previste le sole stellette dorate.
Il berretto presenta una fascia damascata kaki leggermente più chiara, il Soggolo d’argento a treccia con galloncini indicanti il grado.
Aquila d’argento su fondo robbio per i Generali di Brigata e Divisione, d’oro. Per i Generali Corpo d’Armata.

Collezione di Paolo e Emanuele Caradonna Moscatelli

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REGGIMENTO CORAZZIERI. TENUTA DA SCUDERIA. Anni ‘60

Il reggimento Corazzieri rimane, insieme al Reggimento Carabinieri a cavallo e a pochi altri reparti, l‘erede delle tradizioni della Cavalleria pesante.
Nasce nel 1868 come scorta alle LL.MM. e come reparto montato in quanto formato da personale tratto da reparti a cavallo ed è quindi indissolubilmente legato a questo splendido animale. Pertanto il governo dei cavalli con i suoi ritmi di esercizio, di strigliatura, di profenda e di abbeverata è il contraltare del servizio cerimoniale con le sue splendide uniformi.

L’uniforme si compone semplicemente di una giacca di tela kaki a collo chiuso con le tipiche stellette e i gradi in argento sulle maniche e di un pantalone lungo della stessa tela.
Indossa una bustina mod.57 ma erano spesso riutilizzate anche bustine kaki mod. 34.
Curiosamente ai maniscalchi veniva invece distribuita la tuta celeste in dotazione ai carristi durante la guerra.

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REGGIMENTO CORAZZIERI. TENUTA DA CAMPO

La particolare natura istituzionale dei Corazzieri obbliga i militari di questo Corpo ad un’intensa pratica sportiva, specialmente per quanto riguarda gli sport equestri.
Già nell’800 fu pertanto necessario provvedere i militari di un’uniforme che consentisse una costante pratica nel maneggio senza danneggiare capi più costosi o di rappresentanza con polvere o strappi.
Già dall’epoca umbertina fu ,pertanto, adottata una uniforme da cavallo che, con le opportune modifiche, è sostanzialmente ancora la stessa.

Il copricapo è la tipica bustina dei Corazzieri, discendente diretta del “bonnet” francese di napoleonica memoria, in tessuto turchino con visiera e soggolo nero, profilature rosse, e una nappina bianca o argento quale insegna di grado.
Spicca l’aquila dei Corazzieri ad ali aperte e caricata in petto delle cifre repubblicane, sovrastata dalla corona turrita repubblicana.
La giacca di panno turchino a un patto con un’unica fila di bottoni argento, monta come controspalline due cordoncini rossi in motivo ornamentale e profilature rosse.
Stellette di disegno particolare su fondo nero con monogramma repubblicano.
Sulla giacca viene indossata la bandoliera di cuoio bianco ma di modello diverso da quella da Carabiniere e con giberna speciale.
In estate viene indossata la sola camicia celeste con la sola controspallina sinistra e gli speciali alamari metallici.
Pantaloni da cavallo di colore celeste con doppia banda blu e pistagna centrale pure blu.
Stivali neri al ginocchio.
Collezione Paolo e Emanuele Caradonna Moscatelli

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RR.CC. VICEBRIGADIERE IN UNIFORME DA FATICA. ANNI 1912 e segg.

Il 26 ottobre del 1904 fu decisa, per tutto l’Esercito, l’introduzione di una uniforma da fatica di tela grezza e di colore grigio (cosiddetta” sale e pepe”) per i servizi interni di caserma, allo scopo di risparmiare il più costoso panno da un logorio diverso da quello operativo o cerimoniale.

L’uniforme si componeva di berretto di tela grigia con visiera e con fregio tipico dei RRCC, di una giacca a collo chiuso senza alamari e con bottoniera coperta (mod.1912) a differenza della originaria mod. 1904 e dei pantaloni dello stesso tessuto.
I gradi sono quelli a V rovesciata, introdotti nel 1870 e in uso fino al 9 marzo 1938 e in argento trattandosi di carabiniere.
Tuttavia, poiché nel 1908 era stata introdotta l’uniforme grigioverde ed era tollerata la combinazione delle due uniformi, si è preferito mostrare questo tipo transazionale di abbigliamento.
Il berretto, dello stesso tessuto, presenta il fregio in lamierino usato fino alla I guerra mondiale con il monogramma reale e due serti di fronde (quercia e alloro).

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CARABINIERI. BRIGADIERE MOTOCICLISTA . Anni 1960-1987 circa

Per i compiti di Pronto intervento e di controllo del territorio e della viabilità, le pattuglie di Carabinieri auto o moto montate sono sempre
state ben note e visibili a tutti i cittadini.
Caratteristiche di quegli anni erano le pattuglie in uniforme kaki estiva, armate con prima versione della PM12 e le moto blu.

L’uniforme si compone di casco nero con bordo bianco e sottogola nero recante la Fiamma modello 51 a granata liscia adesiva e gli occhiali
protettivi con lenti intercambiabili.
Il primo tipo di uniforme era costituito da una camicia kaki a manica lunga con cravatta (il secondo tipo prevedeva il colletto aperto e il terzo tipo  anche le maniche corte) e i gradi sulle controspalline. Alla controspallina sinistra era appeso il distintivo del reparto Radiomobile sottoforma di uno scudetto di plastica a fondo rosso con la Fiamma argento e una gazzella stilizzata. Pantaloni kaki con stivali allacciati al ginocchio e patta a due fibbiette. Bandoliera bianca e cinturone con fondina e porta catenelle

Collezione di Paolo e Emanuele Caradonna Moscatelli

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REGGIMENTO CORAZZIERI. UNIFORME ORDINARIA ESTIVA MARESCIALLO

Con la riforma del 1957, i Corazzieri furono dotati di una comoda giacca estiva in tessuto leggero e di colore bianco-crema per l’uniforme ordinaria.
Essa viene indossata con berretto e pantaloni neri a somiglianza delle uniformi da cerimonia usate dagli Ufficiali dell’esercito fino al 2004.

Il berretto nero, di tipo piatto, con soggolo e visiera nera, monta tutt’intorno il gallone argento screziato di nero, tipico dei Marescialli e l’aquila d’argento tipica del Corpo.
La giacca in tessuto leggero e bianco-crema con colletto e paramani rossi, monta gli alamari lunghi da Sottufficiali e Truppa, le stellette di disegno particolare con fondo rosso e monogramma repubblicano, i gradi sono peculiari e applicati sulle spalle sotto forme di rettangoli blu,
profilati di rosso, con la stelle e le strisce del grado corrispondente.
Sul dorso, sotto la vita, vi sono tre coppie di piccoli ricami rosso-argento, tipo “brandeburghi”.
Anche sui paramani sono presenti degli alamari, ovviamente senza stellette. Pantaloni neri lunghi con bande rosse. Scarpe basse di colore nero.
Collezione Paolo e Emanuele Caradonna Moscatelli

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REALI CARABINIERI. UNIFORME ORDINARIA mod 1934. TENENTE COLONNELLO

E’ la tipica uniforme voluta dalla riforma Baistrocchi del 1934. Il taglio diviene simile alle giacche borghesi (ma anche a quelle già in
uso presso la Milizia ), il berretto è piatto, la camicia con cravatta nera dona un aspetto meno marziale ma più moderno delle vecchie giacche
a collo chiuso.
Anche il sistema dei gradi si modifica. Restano invariati i colori tipici dell’Arma.

Il berretto nero di panno di forma piatta (detto scherzosamente a padella o alla bulgara) presenta una visiera di cuoio nero, un soggolo sottile pure nero e un gallone d’argento con due galloncini sovrapposti indicanti il grado di Tenente Colonnello. Fiamma dorata con Monogramma Reale.
La giacca, con collo aperto e quattro bottoni centrali, presenta due tasche piccole al petto e due tasche grandi ai fianchi con patta e bottone di chiusura a vista.
Al collo sono presenti gli alamari da Ufficiale in formato ridotto e sulle spalle sono presenti spalline staccabili con fregio dorato dell’arma
(in questo caso con galloncino argento da Ufficiale superiore).
Sui paramani (dritti e profilati) sono presenti i nuovi gradi in gallone argento, simili ai gradi già in uso nella Regia Marina.
Camicia bianca e cravatta nera nella configurazione ordinaria. Pantaloni con bande, gambali o stivali

Collezione Paolo e Emanuele Caradonna Moscatelli

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CARABINIERI. MARESCIALLO MAGGIORE. REPARTI ANTITERRORISMO

Negli anni settanta del ‘900 il fenomeno terroristico di matrice politica assunse particolare importanza per il disegno destabilizzante delle
istituzioni che veniva condotto, contro lo Stato, con larghezza di mezzi e particolare intensità soprattutto dalle Brigate Rosse. Per combattere
queste organizzazioni vennero istituiti reparti speciali (prezioso fu il contributo del Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa) dotati anche di equipaggiamenti migliori e più idonei.

L’uniforme è sostanzialmente quella ordinaria di cordellino nero con stivaletti anfibi (dotati , all’epoca, di patta anteriore con due fibbie di
chiusura) e con i gradi (in questo caso Maresciallo Maggiore) disposti lungo l’asse maggiore della controspallina.
Il cinturone è del tipo Sam Brown da sottufficiale con la fondina per la Beretta mod.34 d’ordinanza.
Particolare importanza assumono il giubbotto antiproiettile, capace anche di agganciare ulteriori piastre a protezione dell’addome, e il casco
grigio detto “balistico” per le doti di resistenza con visiera di plastica molto spessa a protezione del viso.

Collezione di Paolo e Emanuele Caradonna Moscatelli

Si ringraziano i sigg.ri: Mario Carlucci e Vitoronzo Pastore; inoltre le Ass.ni: Centro Servizi Turismo Rurale, l’Associazione Culturale “Il cerchio delle idee”, la Sezione dei Combattenti e Reduci di Cellino San Marco, l’Amministrazione Comunale e l’Arma dei Carabinieri

QUI per vedere il nostro articolo sulla Caserma “A. Lorusso” di Brindisi

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