Le Edicole Cristiane a Brindisi

Riportiamo le analisi quasi complementari tra loro, di due importanti studiosi della storia cittadina, Rosario JurlaroGiacomo Carito, in merito ad un argomento, quello delle edicole cristiane che, la riforma liturgica nel periodo post- conciliare ha fatto scomparire quasi completamente dalle città. Tanti altari, tante icone, tele o statue che tappezzavano la città come avveniva nel Medioevo, furono fatte sparire insieme al rischio di spostare l’attenzione per la religione dalle chiese alle strade.

Dice Jurlaro, “vi fu forse in un’epoca, che qui non si sa precisare, in un’epoca di riflesso iconoclastico o di intima penetrazione religiosa o di contestazione religiosa, una specie di trasferimento di tante devozioni dalle chiese alle città, per cui fuori dalle pareti consacrate del sacro edificio di culto si allogarono le immagini agli angoli delle strade, sui portali delle case, al lato degli ingressi, per devozione dei fedeli.

E’ imprecisata, nelle circostanze e nell’epoca, l’origine storica delle edicole sacre cristiane, che non sono certo qui come fenomeno continuativo delle edicole pagane.” (1)

Abbiamo voluto dare un contributo alla diffusione e alla conoscenza raccogliendo le immagini di tutto ciò che è residuato fino a noi e che qui si è potuto riunire, con la speranza che questo piccolo patrimonio non sparisca col passare del tempo, come già è avvenuto per alcune rare icone anche di un certo valore storico come quella di “S. Teodoro a cavallo” in via Lupo Protospata, che ormai possiamo ammirare solo in fotografia poichè da tanti anni non è più al suo posto. Il tempo si sa, tutto corrompe, e molte delle edicole e delle immagini che contenevano possono essere cambiate o sparite del tutto, e con esse anche le persone che le custodivano e che vengono menzionate in questo articolo; l’unico dato certo, oggi, è quindi fornito da queste nostre immagini che acquistano un valore storico perchè cristallizzano la realtà attuale anche se sicuramente non rappresentano la totalità ma solo la gran parte delle edicole cristiane cittadine, con ogni beneficio di inventario.

Cartina del Centro di Brindisi in cui sono evidenziate le strade con le edicole votive

“Le edicole cristiane del centro storico di Brindisi sono databili per la quasi totalità agli anni a cavallo fra XIX e XX secolo.

Rare le eccezioni; fra queste, un rilievo raffigurante Santa Barbara, situato sul torrione sud-est del Castello Grande, a circa m.10 d’altezza dal piano del fossato, attribuibile al XV secolo e considerato inseribile nel “filone di scultura pugliese che dai modelli lauraneschi condurrà a Stefano da Putignano”.

L’inserimento in ambito militare di un riferimento a Santa Barbara non è casuale; era diffusa convinzione, come Erasmo da Rotterdam ebbe a rilevare nell’Elogio della Pazzia, che “se uno saluta secondo una certa formula la statua di Santa Barbara, è sicuro di tornar sano e salvo dalla guerra”.

Santa Barbara

All’interno del Castello Svevo troviamo un’altra edicola mariana con un’epigrafe: “Posuerunt me custodem” (mi hanno posto a custodia)

Immagine della Vergine

L’edicola nel sottarco di Porta Lecce, con paraste, frontoni e cornici di gusto rinascimentale, fu voluta, circa la metà del XVI secolo, da un alfiere spagnolo di stanza a Brindisi. Probabile, data la profondità della nicchia, si pensasse di porvi una statua; attualmente vi è un dipinto, eseguito nel 1940 dal pittore mesagnese Pizzi, rappresentante la Vergine Desolata, qui anche interpretata popolarmente come Madonna della Luce o, più frequentemente, del Buon Passaggio ad indicazione del valore metaforico assunto da Porta Lecce per la quale, dopo l’istituzione dell’area cimiteriale al Perrino nel XIX secolo, dovevano transitare i cortei funebri.

Madonna della Luce o del Buon Passaggio

La Madonna della Neve, nella via omonima, nell’edicola in corrispondenza del civico 11, un olio su legno vero palinsesto in cui le radiografie, effettuate in occasione del restauro curato da Francesca Marzano, hanno accertato il sovrapporsi d’immagini d’analogo soggetto, la più remota forse tardo manierista. Nella dizione attuale ha “movenze non sgradevoli sia nell’impostazione della Vergine che del Bambino con il globo crucifero nella sinistra e benedicente con la destra. Sul fondo, in basso a sinistra, vi è il campo bianco di neve, quello sull’Esquilino sul quale papa Liberio fece costruire la basilica di Santa Maria Maggiore in Roma quando fu il miracolo della nevicata circoscritta a quell’area della chiesa, ed era il mese di agosto”.

Madonna della Neve

In largo dei Calò, nel cuore del quartiere contadino di San Pietro degli Schiavoni, nell’edicola che è su casa Marzano, è l’immagine del principe degli apostoli dipinta su foglio di Eternit nel 1955 dal pittore Manigrassi, sovrapposta tuttavia ad una pittura parietale, d’analogo soggetto, più remota e forse coeva alla ridefinizione, in conseguenza del sisma del 20 febbraio 1743, del fabbricato su cui insiste.

Il dipinto di S. Pietro Apostolo del pittore Manigrassi

S. Pietro Apostolo

L’affresco nascosto

Nei secoli XIX e XX le edicole si moltiplicano per effetto dell’espansione urbanistica post-unitaria che in breve porterà a raggiungere i limiti antichi, segnati dalla cinta muraria impostata dagli aragonesi e definita dagli spagnoli, e quelli moderni proposti in seguito all’inserimento della città nella rete ferroviaria nazionale. In quest’area d’espansione si ritrova la gran parte delle edicole cristiane di nuova fondazione, pur con inserzioni nel nucleo antico del centro storico legate alla ristrutturazione di vecchi edifici o a nuove intraprese edilizie. Generalmente la costruzione delle edicole coincide con quella delle case in cui sono incorporate, non di rado esplicitando le direttrici dell’immigrazione in Brindisi nel periodo post-unitario; con le famiglie, si direbbe, si trasferiscono i santi venerati nei luoghi di provenienza. Non mancano edicole legate ad eventi particolari; un’immagine ormai sbiadita scampata alla distruzione della casa in cui essa era, in corrispondenza del civico 122 di via Lata è da allora ritenuta venerabile (oggi murata, come ben si vede dall’immagine).

Delle 27 edicole che sono nel centro cittadino, 13 hanno dedicazione mariana; fra queste 6 col titolo del l’Addolorata, 2 della Madonna del Carmelo, 2 dell’Immacolata, 1 della Madonna della Neve, 1 di Maria Santissima Bambina, 1 della Madonna del Buon Consiglio. Delle altre 14 edicole, 3 hanno come riferimento cultuale Sant’Antonio da Padova, 2 San Teodoro d’Amasea, 1, rispettivamente, San Pietro Apostolo, la Deposizione, San Michele Arcangelo, i Santi Medici, Giovanni XXIII, San Lorenzo da Brindisi, Santa Barbara, il Sacro Cuore,il Santo Ignoto. L’ Addolorata, oltre che nei contesti dei calvari di Porta Lecce e Porta Mesagne, è nell’edicola su via Trieste in cui è rappresentata dipinta su carta.

Madonna Addolorata

Foto d’epoca prese dall’inesauribile fototeca Briamo presso la pubblica Biblioteca Arc. De Leo.
La prima rappresenta Corso Roma ang. via Saponea, prima dell’abbattimento degli alberi e della costruzione del nuovo palazzo – foto 1951.
La seconda il medesimo incrocio corso Roma – via Saponea – via Trieste in una foto del 1967. Qui è ancora visibile al primo piano dell’Hotel Corso, l’edicola con la Madonnina.

Corso Roma ang. via Saponea, prima dell’abbattimento degli alberi e della costruzione del nuovo palazzo – foto 1951

Incrocio corso Roma – via Saponea – via Trieste in una foto del 1967

(..) Al Santo patrono è dedicata l’edicola di via Santa Maria della Neve, in corrispondenza del civico 29, voluta fra il 1953 e il 1954; qui è una piccola statua in legno che rende l’immagine di San Teodoro sul cavallo bianco riprendendo nell’impostazione l’altra che, durante i festeggiamenti in onore del santo, era proposta nel tosello.” (2)

San Teodoro a cavallo

“(..) Stabat Mater è la frase che si trova segnata sopra altre immagini, alcune dipinte, altre a rilievo, in cartapesta, eseguite sul finire del secolo scorso e nei primi decenni di questo secolo nelle botteghe dei cartapestai statuari di Lecce ed esposte in altre edicole della città.

Una, che era parte di un «Calvario», altro genere di edicola, sta all’angolo della via Provinciale per Lecce con via del Mare, a pochi metri fuori di Porta Lecce, sulla facciata dell’officina di Giuseppe Di Emidio, ed è firmata da Gallucci; (in quell’occasione fu rimosso il quadro sottostante che fu posto su una base metallica e portato in officina, dove si trova ancora adesso ndr).

Opera del pittore Gallucci

La Vergine Maria

Quadro sottostante di autore ignoto –  (in officina) 

Un’altra (immagine di Maria Vergine) sta presso il «Calvario», su via Carmine, al n. 16, a devozione della famiglia Gioia, che ha restaurato anche il «Calvario», con i Misteri in ceramica dello scultore Giuseppe Zanchetta di Bassano del Grappa, ed è firmata da Longo di Lecce.

La precedente raffigurazione della Vergine firmata dalla ditta Longo di Lecce


(..) Più recente è l’immagine su carta, incorniciata in legno che sta in un’edicoletta di vico de’ Catignano.

Immagine della Vergine su carta

La devozione alla Vergine, ma ancora alla Vergine dolorosa, si ritrova in via San Lorenzo da Brindisi, angolo via Mazzini, ove la famiglia di Settimio Jaja nell’edicola ormai dall’immagine sbiadita ha posto una riproduzione fotografica della Pietà vaticana di Michelangelo Buonarroti.


La Vergine del Carmelo è all’angolo di via Piertommaso Santabarbara con via San Benedetto, statuina di ceramica, moderna, come moderna è la ricostruzione dello stabile compiuta intorno agli anni 1950.


Di poco più antica è l’altra immagine della stessa Madonna del Carmine con le anime purganti che fu posta in via Giuditta Arquati, angolo via Carmine, in un’edicola già esistente, ad arco duplice tagliato al centro ove era pensile il pignone. Questo rilievo in cartapesta fu fatto eseguire a Lecce presso la ditta Longo. Ora l’edicola è curata, per devozione, dalla signora Nunzia Elia.

Madonna del Carmine con le anime purganti

La precedente edicola 

(..) In via Andrea Pigonati, n. 8, là dove cominciano quei tornanti della Brindisi romana che furono, secondo alcuni, riprodotti ed a noi visibili, in un episodio scolpito sulla Colonna Traiana, vi è l’immagine della Madonna del Buon Consiglio, in un’edicola costruita forse cinquant’anni addietro a devozione della famiglia Cafarella, litografia napoletana della fine del secolo scorso, ormai lacerata in più parti ed in più parti sbiadita. La gente del vicinato che pone i fiori, e ha posto anche quelli di plastica, la crede immagine della Vergine Assunta, ed ogni anno, a Ferragosto, l’addobba con panni e fiori e luci, ed addobba la strada che è lunga quanto un tiro di schioppo dall’uno all’altro capo, e fa festa senza che il parroco sappia niente.

Madonna del Buon Consiglio

(..) Ancora, in via Gallipoli, durante l’anno mariano 1953, i fanciulli dell’Azione Cattolica della parrocchia della SS. Trinità, eressero un’altra edicola in onore di Maria SS. Bambina.

Maria SS. Bambina

All’angolo tra corso Umberto e via Saponea, l’antica edicola dedicata alla Vergine Immacolata è stata sostituita, dopo la demolizione di quella casa e la ricostruzione dell’albergo Corso, con l’immagine in ceramica che sta in una nicchietta (adesso vuota) appositamente costruita al primo piano dello stesso albergo.

Nell’antico, ma ormai quasi distrutto rione di San Pietro degli Schiavoni, ove era il cuore della Brindisi contadina, così come quella marinara era più giù nell’altro rione delle Sciabiche ormai anche questo nel novero dei ricordi, ov’è l’ultimo spiazzo e l’ultima «vicinanza» che è a dimensione d’uomo, ove si incontrano i bambini che non sono come i fiori di plastica, compassati e freddi, ma spontanei e vagabondi, o dove vi è l’artigiano che tiene circolo attorno al deschetto, in largo de’ Calò, n. 1, vi è l’edicola con l’immagine di San Pietro Apostolo (di cui abbiamo già parlato), il Santo del rione, il patrono di quella scassata compagine di sradicati. San Pietro, dice il maestro calzolaio Raffaele Corsa che lo tiene accanto alla porta della sua bottega, è stato tante volte ridipinto. Sotto quest’immagine, che è a tempera, egli dice che ve ne sono altre tre o forse più. L’ultima è del 1955 e porta una firma che è in parte illeggibile: forse è quella dei pittore Manigrassi. La festa che ogni anno si celebrava nel largo, che è una piazza come un’aia, alla quale si accede da vie strette ed inaccessibili alle macchine, era particolare. In onore del Santo si usava buttarsi le pietre, ossia buttarle ai passanti recitando la strofetta: Pi San Pietru e pi San’Po’ / Menu la petra a ci passa mo ’ /. San Paolo che per altri diviene invece Luigi nella forma Alò, di santu Aloi, cosi come detto, rimenerebbe ad un sostrato culturale francese. Paolo come Paul da leggere Poi e Luigi Louis, da leggere Alò.

(..) Un’altra immagine di San Teodoro a cavallo, ripresa da una litografia napoletana della fine del 1800, a sua volta esemplata sul quadro che Filippo Palizzi dipinse per la cattedrale di Brindisi nel 1840, sta in via Lupo Protospata n. 8, sopra l’ingresso della casa di G. Marrazza. Opera di non trascurabile valore per quanto riguarda il folklore e la pittura popolareggiante, questa immagine offre sullo sfondo le due colonne della città, di cui una crollata, come si sa, nel 1528, e le acque del porto ed il profilo del Castello Alfonsino che è sull’Isola di Sant’Andrea.

L’affresco sparito da Via Lupo Protospata 

A Sant’Antonio di Padova sono dedicate le edicole dell’angolo di via Sicilia con via Irpinia, a devozione di Salvatore Urro che è di Santa Maria di Leuca,

S. Antonio di Padova e la Vergine Maria

La Vergine Maria

di vico de’ Pagliano, di via Lata e di via Abbamonte. Per quest’ultima, che ha anche le statuette del Cuore di Gesù e della Vergine Immacolata, Pietro Pipino, figlio di Antonio, che abita in quelle casette la gente attende che siano un giorno o l’altro abbattute, ricorda che il padre suo aveva grande devozione e che fino a prima della guerra 1940-45 ne curava la celebrazione della festa il 13 giugno con illuminazione ad acetilene. Lo stesso Pietro Pipino avrebbe voluto mettere su quel muro fatiscente una nuova statua che comprò a Padova e che poi offrì alla chiesa parrocchiale della SS. Trinità ove, si rammarica, che non sia stata mai tenuta esposta al pubblico.

Edicola in via degli Abbamonte

Edicola dedicata a S. Antonio in Via degli Abbamonte

L’altra edicola di via de’ Pagliano è recente, forse di trent’anni addietro, ed è stata ricostruita quando i proprietari potettero ricostruire la casa a piano terra con i risparmi del proprio lavoro. Modesta la casa, modesta l’edicola, popolare segno di una tradizione religiosa che è tutta una cosa con la fede, quella che guarda al bene del corpo e dell’anima così inscindibilmente uniti.

La statuetta di Sant’Antonio che sta nell’edicola di via Lata, n. 58, proprio al lato della chiesa della SS. Trinità, è curata dalla signora Antonia Spada, vedova Maizza, ed è di cartapesta leccese. Fu comprata dal marito più di trent’anni addietro.

Sant’Antonio

In via Carmine, n. 107, vi è l’edicola con San Michele Arcangelo. La statuetta in legno fu comprata più di trent’anni addietro a Monte Sant’Angelo da Elia Savino qui immigrato da Canosa di Puglia, ed è ora curata dagli eredi. (Oggi la statuetta è stata sostituita con quella della Vergine col Bambino ndr)

Madonna con Bambino

Precedenti immagini di S. Michele Arcangelo

Ai Santi Medici Cosimo e Damiano sono dedicate due edicole, una situata in via de’ Prato, n. 6, accanto alla chiesa dell’Annunziata (le immagini dei Santi Medici risultano rimosse)

Precedente immagine con i Santi Medici

e l’altra in via della Vite, nel rione Minnuta (l’immagine dei Santi Medici risulta rimossa e sostituita con un’immagine mariana ndr). Nella prima vi sono le statuette in argilla colorate a tempera dei cinque fratelli Cosimo, Damiano, Euprepio, Leonzio e Antimo (statuette oggi scomparse), nell’altra quella dei Santi Cosimo e Damiano, acquistate due anni or sono nella Libreria San Paolo dalla famiglia Schifeo (sostituita).


Al Cuore di Gesù, che pure si trova in altre edicole come in quella di via Abbamonte e via Santa Maria della Neve, sono dedicate le edicole di viale Commenda, angolo con via Piemonte, costruite a devozione della famiglia Marzo, circa dieci anni addietro,

e l’altra di via Etruria, a devozione della famiglia Colajanni. In ques’t’ultima vi è anche il ritratto del devoto costruttore morto da pochi anni.

Via Etruria

Cuore di Gesù

Percorrendo così, alla ricerca di queste espressioni popolari, di religiosità brindisina, le vie della città, si è avuta l’occasione di considerare che in effetti la fede, come è stato ribadito nel Concilio, è tradizione e che questa tradizione deve essere rispettata perché a livello individuale ed anche popolare è rispettata. Non per altro queste edicole si trovano talvolta ricostruite là dove erano altre più antiche, non per altro esse si presentano come palinsesti di pittura, non per altro esprimono devozioni portate anche da altre località con gli immigrati (..).
E’ con il sentimento sincero di rispetto verso queste forme di devozione che sono antiche e moderne, non solo dei vecchi e nella parte antica della città, ma anche dei giovani e nei rioni di più recente costruzione, si spera che, come è nell’esterno delle case e nella città, siano anche nell’interno e nei cuori dei cittadini i segni vivificanti come luci di devozione e punti di riferimento per la continua lievitazione dei valori morali.
La devozione può scaturire così spontanea anche come è avvenuto in via Lata, n. 122, ove, per la demolizione di una vecchia casa, un quadro che era al capezzale di un letto è stato riparato da un tettuccio di latta e onorato con un vaso in cui sono i fiori. L’immagine è svanita, ma… la fede non è solo nelle immagini.”  (1)

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Provvediamo a  segnalare, anche, una tra le più antiche edicole brindisine, precisamente quella inserita nel muro di cinta della Chiesa del Cristo, probabilmente coevo alla costruzione delle mura di difesa cittadine

e l’edicola vuota sulla Loggia Balsamo che, probabilmente un tempo era anche dipinta;

C’è poi un’edicola maiolicata dentro le mura, in Largo della Volta, con S. Lorenzo e la Beata Vergine

e altre due nei quartieri: quella con la Vergine Maria in Via Perrino

e l’edicola votiva di Via Cappuccini

Durante il nostro continuo e ormai consueto lavoro di ricerca, svolto con il supporto della Biblioteca Arcivescovile A. De Leo, abbiamo ritrovato un bell’articolo fatto nel 2005 dalla giornalista Sonia Di Noi,  avente per oggetto proprio le edicole della “città vecchia” che, con il consenso dell’editore del giornale Senzacolonne vogliamo riproporre anche ai nostri lettori.

Quando la fede si legge per strada

Ecco le più belle edicole che ospitano immagini sacre e che sono numerosissime nella città vecchia

Brindisi ha un livello notevole di produzione artistica e vitale rappresentata ed espressa attraverso le edicole cristiane concentrate nel suo centro storico, dove ancora la modernizzazione non ne ha intaccato lo splendore antico.

Nonostante la precarietà morale della società e la conseguente asprezza anticlericale, queste “nicchie” sono da sempre oggetto di ammirazione e di culto presso i fedeli brindisini. Non si esclude che le edicole votive fossero già presenti in epoca medievale, come dimostra l’immagine di Santa Barbara scolpita nella muraglia difensiva del castello Svevo, risalente appunto a quel periodo.
Indicativo è anche il caso di un’edicola sotto l’arco di Porta Lecce che reca lo stemma di Carlo V, della metà del XVI secolo. In questa nicchia vi è l’immagine della Vergine Addolorata, non ammantata, con le mani congiunte come appare accanto alla croce.

Alcune icone realizzate in rilievo da cartapestai leccesi sono costruite per devozione di famiglie, come i Gioia per quella al numero 16 di via Carmine. Altri esempi di devozione alla Vergine si riscontrano nelle edicole in via San Lorenzo da Brindisi, all’angolo di via Mazzini per la famiglia Iaia, che ha sostituto l’immagine in pessime condizioni della Vergine Addolorata con una fotografica della Pietà Vaticana di Michelangelo. All’angolo di via Santa Barbara c’è la piccola statua della Vergine del Carmelo e nell’edicola di Santa Giuditta Arquati una cartapesta della ‘ Madonna del Carmine. Sempre in questa via, al 107, c’è un’immagine di San Michele Arcangelo.

Un’altra nicchia, alle spalle della chiesa di San Benedetto, reca l’immagine della Madonna della Neve, della devota Rosa Calia, ritratto di una certa suggestione simbolica con il Bambino e la cui mano destra è atteggiata a benedire e in basso vi è il manto nevoso su cui papa Liberio fece erigere la basilica di Santa Maria Maggiore in Roma in seguito al miracolo della nevicata in agosto solo in un’area della chiesa.

Della famiglia Cafarella è l’edicola di via Andrea Pigonati, al numero 8, recante il dipinto della Madonna del Buon Consiglio, ormai insidiata dal tempo, scambiata dal vicinato per la Vergine Assunta e come tale festeggiata come ogni anno a Ferragosto. Altre edicole dedicate alla Vergine, quella della Madonna di Madia, protettrice di Monopoli, nella via Provinciale per San Vito a devozione della famiglia Carbonara, e della Vergine Immacolata all’angolo tra corso Umberto e via Saponea, ospitata al primo piano dell’albergo Corso dopo la sua costruzione.

E ancora in via Gallipoli la nicchia dedicata alla Maria Santissima Bambina, del 1953, dai bambini della parrocchia Santissima Trinità. Edicole votive anche per il patrono di Brindisi San Teodoro D’Amasea in via Santa Maria della Neve e viale Commenda per la famiglia Marzo e via Etruria per la famiglia Colaianni.
I Santi Medici Cosimo e Damiano sono ricordati nelle edicole di via de’ Prato, al numero 6, vicino alla chiesa dell’Annunziata, e le statuette dipinte a tempera dei cinque fratelli Cosimo, Damiano, Leonzio, Eupremio e Antimo in via Vite al rione Minnuta.

Nel quartiere di San Pietro degli Schiavoni, ben lontano da quelle zone che hanno una moderna disposizione urbanistica, in largo de’ Calò, al numero 1, c’è l’edicola dedicata a San Pietro Apostolo, il santo venerato da questo singolare quartiere. L’immagine è stata più volte dipinta e sotto di questa ce ne sono altre, la più recente risale al 1955, e sopra a stento è leggibile una firma attribuibile al pittore Manigrassi.

La festa del patrono si svolge in una piazzetta a cui si arriva attraverso arterie stradali inaccessibili alle auto.

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Errata Corrige – Il “S. Teodoro a cavallo” di via Lupo Protospata è ancora esistente
Commentavamo “Le edicole cristiane a Brindisi”, articolo che si può vedere a questo link – http://wp.me/p8GemW-1F1, dicendo che le nostre foto avevano, se non altro, il pregio di cristallizzare la realtà del momento. Tanto era utile per avere una conoscenza più o meno completa del patrimonio storico-artistico cittadino esposto al pubblico. Nel caso del “S. Teodoro a cavallo” di via Lupo Protospata, le ultime notizie erano date da G. Carito nella sua edizione di “Brindisi Nuova Guida” del 1994 in cui si parlava di un’opera in restauro. Quindi, nel nostro articolo del 2016, cioè esattamente 20 anni dopo, pensavamo e scrivevamo, credo legittimamente, che l’opera fosse scomparsa! Ma, per fortuna, non è così. Siamo stati contattati dalla sig.ra Titti Scarano Catanzaro, proprietaria dell’immobile, la quale ci ha tenuto a precisare che il dipinto su lastra in pietra di via Lucio Protospata non è sparito, ma è conservato all’interno della sua abitazione per proteggerlo dalle intemperie che lo stavano deteriorando; in alcuni punti è, infatti, privo di colorazione. Su nostra richiesta, ci ha gentilmente concesso di poter fotografare l’opera che, lo ricordiamo, è una tempera su intonaco, in cui il Santo è raffigurato “sullo sfondo del porto e della città, esemplata dalle due colonne, secondo un’impostazione ricavata dalle stampe popolari degli Altavilla di Napoli, a loro volta ricalcate sul modello offerto dalla tela che Filippo Palizzi (1819-99) nel 1840 aveva dipinto per la cattedrale di Brindisi (G. Carito cs).
Ve lo mostriamo.

Ci scusiamo per eventuali errori ed omissioni.

Si ringrazia Mario Carlucci per il contributo alla ricerca dei testi e delle immagini

Bibliografia e sitigrafia:

Legenda: allo scopo di non tediare il lettore con la ripetizione delle fonti citate, è stato attribuito un numerino per ogni opera consultata, che si ritroverà al termine della citazione e che consentirà l’esatta attribuzione bibliografica/sitigrafica.”

(1) Rosario Jurlaro, “Le edicole cristiane a Brindisi, espressione di fede popolare”.

(2) Giacomo Carito, “Brindisi Nuova Guida”. Ed. Prima – Agosto 1994

3 commenti

  1. E’ stupendo vedere raccolte in queste pagine le edicole Brindisine, chissà quante volte le ho viste in particolare quella dell’arco di Porta Lecce, dove ci si fermava per la benedizione dei defunti che dopo andavano al Cimitero.

    1. E’ un lavoro fatto con l’amico Mario Carlucci, setacciando tutta la città. Speriamo sempre di non averne dimenticato qualcuna. Buona serata

  2. Ci tengo a precisare che il dipinto su lastra in pietra di Via Lupo Protospata non è sparito. È conervato all’interno per proteggerlo dalle intemperie, infatti in alcuni punti manca la colorazione.

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