La Colonna dell’Osanna – Brindisi

L’Osanna

Nella chiesa di Santa Maria del Casale è conservata una colonna in marmo pario con croce attribuibile al IX secolo, che è possibile sia quella dell’Osanna, che ancora agli inizi del ‘900, era in contrada Cappuccini.

La croce scolpita sopra la colonna reca un piccolo globo alla base ed è simile a quella che decora la patena (oggetto liturgico usato durante la celebrazione eucaristica dalla Chiesa cattolica, dalla Chiesa ortodossa e da varie altre confessioni cristiane wikip.) di Siberia.

(G. Carito, Brindisi Nuova Guida. Ed. Prima 1993)

Colonna dell’Osanna all’interno della chiesa di S. Maria del Casale

La storia

“La prima trasversale a destra di via Appia, subito dopo il passaggio a livello, è via Osanna. Al limite di essa, nel punto in cui si biforca in due vie, conservando quella di destra il medesimo nome e assumendo, l’altra, quello di via Cappuccini,  proprio sulla biforcazione, il prof. A.Del Sordo, nella sua “Toponomastica Brindisina” a p. 202, ci informa che “esisteva, fino ad una cinquantina d’anni orsono, una piccola altura, alla cui sommità si apriva una specie di ripiano terrazzato, area di un antico tempio, andato in rovina in epoca imprecisata. Al centro di esso s’innalzava una colonna monolitica, sormontata da una croce greco-bizantina e, alla sua sinistra, un grezzo ambone di pietra (dote certamente del preesistente tempio).
Il tutto veniva chiamato dal popolo “Sannai” (Osanna), perché la domenica delle Palme, si svolgeva, in quel luogo, un rito singolare, che è durato fino agli anni Trenta. Dalla Cattedrale moveva, subito dopo la benedizione delle palme, una processione, cui partecipavano il Capitolo metropolitano, il Seminario, gli Officianti (celebrante, diacono e suddiacono) ed una gran folla di fedeli, che, percorrendo un buon chilometro di strada, al canto di inni penitenziali e agitando ramoscelli d’ulivo, raggiungeva l’Osanna.
Il popolo si disponeva ai piedi dell’altura, mentre Capitolo, Seminario e celebranti ne raggiungevano la sommità per una scalinata sconnessa e consunta.
Nel momento in cui il diacono concludeva il canto in lingua greca, che celebrava l’episodio dell’ingresso di Gesù in Gerusalemme, con il grido di giubilo: «Osannà, osannà!», i fedeli, agitando palme e ramoscelli d’ulivo, facevano eco, ripetendo: «Osannà, osannà!».
Si ricomponeva quindi la processione che ritornava in cattedrale, dove si celebrava la liturgia eucaristica.
Ancor oggi, il Vangelo, oltre che in lingua italiana, viene cantato in lingua greca, ma sul sagrato della cattedrale, dal momento che l’Osanna è stato demolita per motivi d’ordine urbanistico.
La colonna sormontata dalla croce, salvata in extremis, è tuttora conservata nella Chiesa di S. Maria del Casale.

Ad intendere la singolarità del rito anzidetto, è necessario ricordare che, già al tempo dei Bizantini, il rito greco in Brindisi era fiorente, tanto più che la comunità greca, residente, si componeva di centinaia di famiglie”.

Disegno proveniente da Toponomastica brindisina – il centro storico, di Alberto Del Sordo. Schena ed. 1988

Interno della Chiesa di Santa Maria del Casale

Non si sa da quando, ma era antico uso, persistito fino ai giorni nostri, che nella domenica delle Palme si cantasse sull’Osanna, ch’era nei pressi del convento dei cappuccini fuori Porta Mesagne, l’epistola e il vangelo della messa in greco.

Dalla Memoria historica della città di Brindisi del padre Andrea Della Monaca riceviamo conferma: “p. 706 “Morì nell’anno milleseicentocinquanta alli nove del mese d’Agosto l’Arcivescovo D. Frà Dionisio Odriscol; il predetto Arcivescovo fù quello che si volle opporre all’immemorabile costumanza della Chiesa Brundusina, la quale è di cantare ogn’anno nel Sannà l’Epistola, e l’Evangelo della Messa corrente nel giorno delle Palme in lingua Greca. Stimando non esser ciò conveniente nella Chiesa Latina: ne diede però parte alli Superiori maggiori prima di promulgare la prohibitione; dalli quali li fu risposto, che stante l’antica consuetudine del luogo non debbia conturbarla, mentre detta funzione non è di pregiudizio alcuno, nè di scandalo alla Chiesa Romana, come tuttavia si osserva. Non si sa però di certo in qual tempo fusse stata introdotta questa singolar Ceremonia, se nel tempo de’ Greci quando ebbero il dominio della Città, o in altro tempo a noi per l’antichità nascosto.
Abbattuto il Sannà, l’usanza è rimasta: un sacerdote nella cattedrale, il giorno delle Palme, legge tuttavia l’epistola in greco p. 706.

 

Memoria historica della città di Brindisi del padre Andrea Della Monaca,  copia digitalizzata da Google

“L’arcivescovo Dionisio Odriscol malvedeva questa usanza e nel 1659 tentò di abolirla, ma il clero ne fece rimostranza al pontefice il quale «obbligò al silenzio l’arcivescovo». Scrive il Rodotà che sparsasi la notizia di tal fatto in Oriente si constatò una nuova immigrazione di schiavoni e albanesi in Brindisi.
Sperando di veder rinascere i riti greci, i brindisini destinarono «al soggiorno delle nuove colonie uno spazioso recinto che fu poi denominato ‘S. Pietro degli Schiavoni’  poco distante dal quartiere volgarmente detto di S. Pietro dei Greci.

Avevano data a questo sito una tale appellazione quei avanzi dei greci antichi i quali vi si erano ritirati, dopo che il loro rito restò nella città estinto».
In seguito ad accordi diplomatici dell’anno 1791 con la repubblica di Ragusa, furono immigrati nel regno soldati albanesi che costituirono il reggimento Real Macedonia. Per effetto di tali accordi si introdussero in Brindisi popolazioni albanesi alle quali furono accordate speciali concessioni, tra le quali quella di costruire nella nostra città edifici nella strada di Lecce verso la Terra rossa. A questo popolo furono date anche chiese per il loro rito greco.” (N. Vacca, Brindisi Ignorata. Ristampa anastatica pp. 264-265)

Uno dei caseggiati superstiti dell’antico quartiere di S. Pietro degli Schiavoni

 

Si ringrazia Mario Carlucci per la collaborazione

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