Il muro della Difesa

Il turista che viene in visita nella nostra città rimane senza dubbio colpito dalla grande bellezza del porto di Brindisi!

Non ripeteremo però le cose già dette a tal proposito, limitandoci a darlo per scontato, certi che sia di tutti il desiderio di passeggiare in lungo e in largo per tutto il lungomare onde conoscere ogni anfratto, ogni angolo più intimo di questo incantato e pittoresco luogo che natura e storia ci hanno voluto consegnare.

Chi parte da piazza Vittorio Emanuele (“i giardinetti” per i brindisini) riceve però subito la prima delusione, perchè la strada per il Seno di Levante è sbarrata dall’Autorità Portuale e dalla Guardia di Finanza; quindi, costretti ad andare nella direzione opposta, ci si incammina per un buon tratto, finchè non si incappa in una seconda delusione, laddove si incontra una piccola rada con poche barche e un muro di cinta della Marina Militare che  sbarra la strada; anche il Seno di Ponente è precluso.

Piccola rada davanti al cancello della Difesa

In verità, quasi ad addolcire la pillola amara che i brindisini devono ingoiare c’è solo una bella scultura che ormai mostra i segni del tempo, coeva alla nascita del muro,  che simboleggia il rapporto di fedeltà che ha questa città con il mare!

Scultura sul muro

Al suo centro c’è il tridente, simbolo di comando del dio del mare, Nettuno per i latini e Poseidone per i greci, con una fune che lo lega a due grossi pesci allacciati tra loro, che potrebbero essere delfini, esseri a lui sacri.

Così come sacri sono anche per noi, poichè le stesso Brento, mitico figlio di Eracle, è rappresentato su antiche monete di Brindisi in groppa ad un delfino.

Le antiche monete trovate a Brindisi “che si ritengono coniate quando la città era sotto l’influenza di Roma, esprimono – come scrive Jurlaro – con la tradizione del toponimo Brun, la persistenza di devozione al dio del mare (…) o, come vuole Della Monaca, si riferiscono al dio Palemone o Portunno che giunge, a cavallo di un delfino, a Brindisi, città fondata da Brento, a testimoniare la sicurezza del porto. (1)

Antica moneta brindisina

 

Stesso concetto esprime la “Brigata brindisina Amatori Storia ed Arte” che fu un’associazione fondata da Pasquale Camassa per diffondere la storia della città con conferenze e conversazioni.

La brigata aveva fatto coniare per i propri aderenti un distintivo che era personale e non poteva essere ceduto ad altri. Eccone la descrizione che lo stesso canonico fece: “Il distintivo della brigata. Il distintivo della brigata è un dischetto di similoro e smalto, che riproduce il tipo monetale brindisino del 3° secolo a.C. Rappresenta un Delfino cavalcato da Brento, che regge colla destra una Vittoriola e colla sinistra una Cornucopia accostata alla clava, e nell’esergo la sigla BRVN. Il delfino simboleggia la sicurezza del porto. Brento incoronato dalla Vittoria è l’eroe leggendario, che vittoriosamente conquista questi lidi e dà alla città la greca denominazione di Brentesion. La cornucopia esprime la fertilità dell’agro brindisino e la pescosità del suo mare. La clava ricorda Ercole padre di Brento, a cui furono dai romani consacrate le colonne terminali dell’Appia. Il motto BRVN è l’abbreviazione di BRVNDA, nome dato alla città dai Messapi, che vuol dire Capo di Cervo, dalla configurazione del suo porto. Colla coniazione di questo singolare distintivo la Brigata ha mostrato ancora una volta la sua tendenza a rievocare gli antichi fasti della Brindisi messapica greca e romana..” (2)

Distintivo della Brigata Amatori Storia ed Arte – Brindisi

 

Moneta romana e distintivo della Brigata a confronto

Ma, interessiamoci di questo muro che impedisce di continuare la nostra bella passeggiata che avrebbe portato esattamente di fronte al Parco del Cillarese, offrendoci la possibilità di risalire da via Amerigo Vespucci per ritrovarci al Casale, a ridosso del Villaggio Pescatori.

Scrive Andriani che, quando agli inizi del ‘900 terminarono i lavori di scavo dei bacini e di sistemazione delle banchine del porto, nacque una polemica con la Compagnia di Navigazione della Valigia Australiana, la quale sosteneva che il porto interno di Brindisi era inadatto a ricevere le grandi navi a causa dell’insufficienza dei fondali.

Nella discussione intervenne il Capitano di Vascello Paolo Thaon di Revel che per sfatare quella triste leggenda attraccò con ardita manovra la nave corazzata “Vittorio Emanuele” di cui era comandante, davanti alla banchina prospiciente la Capitaneria e la Dogana. In quella occasione, era il 16 maggio 1909, fece pervenire al sindaco il seguente saluto:

“La prima nave da battaglia Vittorio Emanuele, ospite di questo porto augura alle sicure sue acque di raggiungere presto l’importanza, cui, per ragioni di storia e di geografia, hanno diritto…”

La notizia, naturalmente, non passò inosservata all’estero, dove si capì che l’ltalia aveva trovato una strategica e sicura base navale per la sua flotta. Infatti la Regia Marina Militare Italiana, avendo constatato l’importanza strategica del porto, cominciò ad imporre diverse servitù militari che risultarono subito abbastanza gravose. Già appena insediata nel 1912, senza alcun preavviso, aveva chiuso al traffico la strada panoramica che costeggia la marina sotto il castello Svevo, che portava dal rione Sciabiche direttamente all’estremità del Seno di Ponente.

Tale strada era sempre stata libera e permetteva di raggiungere celermente il Casale costeggiando il mare e passando sotto le alte mura del castello che fino ad allora era stato adibito, così come stabilito definitivamente da Gioacchino Murat nel 1814 con un decreto, a bagno penale per tutti quei forzati che in grande quantità erano stati portati a Brindisi per i lavori di escavazione del porto interno.

La presa di possesso dei due castelli (Svevo e Aragonese) da parte della Regia Marina Militare non rattristò tanto i brindisini quanto la perdita della bella e immensa “Piazza Castello” da cui si dominava il panorama, oltre che del Castello Svevo, anche di una parte del porto, cioè del seno di ponente. Infatti così si lamentava un giornale locale delle varie servitù militari imposte alla città dalla Regia Marina:

“… si chiudeva – senza che nessuno avesse fiatato – l’accesso a Ponte Piccolo; si limitava quello a Ponte grande; s’invadeva… la nostra magnifica ed antica Piazza Castello, chiudendone la bella visuale sul mare con una pesantissima cinta in muratura; veniva, inoltre, chiuso, con muricciuolo, il passaggio sulla riva sinistra del canale Pigonati; s’impediva alla numerosa classe dei nostri pescatori di entrare ed uscire dal porto dalla “Bocca di Puglia nuove proibizioni venivano effettuate per il Forte a mare, per la Costa Morena, per le isole Pedagne, ecc… ora ci sarà anche impedito il libero transito sulla riva sinistra del porto esterno, ove dovrà sorgere la casa degli idrovolanti… “.

Allora i brindisini non potevano immaginare che quelle due aviorimesse avrebbero costituito il primo nucleo dell’aereoporto militare che ivi sarà costruito requisendo tutto il vasto territorio retrostante e che condizionerà per sempre lo sviluppo urbanistico della città, non consentendo l’espansione urbanistica sul mare, così come è avvenuto in tutte le città marittime del mondo.” (3)

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Oltre il muro

Foto scattate all’interno della Difesa, tenuta eccezionalmente aperta nella giornata di  sabato 1 giugno 2013; per l’inaugurazione del Parco del  Cillarese fu consentito di raggiungerlo a piedi attraversando quella parte del Seno di Levante ancora occupato dalla Marina Militare.

Bibliografia e siti web:

(1)  http://emeroteca.provincia.brindisi.it/Brundisii%20Res/1974/Articoli/Brindisi%20e%20i%20Delfini%20Miti,%20Leggende%20e%20Storia%20Naturale.pdf

(2) http://emeroteca.provincia.brindisi.it/Brundisii%20Res/1980/Articoli/Pasquale%20Camassa%20e%20la%20Brigata.pdf

(3) Giuseppe T. Andriani, La base navale di Brindisi durante la Grande Guerra (1915-1918). Grafica Aprile – Ostuni (Br), marzo 1993

 

Si ringrazia l’amica Fiorella Mastrandrea che ci ha concesso di fotografare la medaglia di famiglia “Brigata Amatori Storia ed Arte – Brindisi” e l’amico Mario Carlucci

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