La chiesa di Santa Maria dei Grani – Francavilla F.na (Br)

 

Nella contrada di Grani, un tempo nota come Taidda, sorge una chiesetta dedicata alla Madonna. È costruita sul casale medievale di S. Maria de Grana, tenuto a contribuire, nel XIII secolo, durante il regno di Federico II, alla manutenzione del Castello di Oria.

Sita nel territorio del comune di Francavilla Fontana al confine con il comune di Villa Castelli, si trova nei pressi della sorgente del Canale Reale e della Torre dell’Antoglia.

Masseria Antoglia

La masseria dell’Antoglia (al momento in fase di restauro) si trova a due chilometri a sud di Villa Castelli. Si arriva lasciando la provinciale per Francavilla immettendosi, voltando a destra, su una delle più importanti vie di transumanza per gli animali da pascolo, la strada vicinale Antoglia, la quale a sua volta va ad innestarsi sulla strada vecchia vicinale Grottaglie-Francavilla. Altezza m 180 s.m.

E’ strutturata in vari edifici, che si estendono complessivamente per circa 170 metri e si affacciano tutti sulla strada antistante. Ognuno di essi era o è tuttora adibito a funzioni specifiche. La casa a forma di torre merlata (probabilmente edificata alla fine del Cinquecento), è, presumibilmente, l’originario nucleo insediativo, caratterizzato da efficaci strutture difensive; l’ala nuova fu costruita nell’Ottocento ed è stata sempre adibita ad abitazione. Il grande capannone, costruito nel Settecento, veniva e viene usato per la conservazione della paglia e la custodia di traini e macchine agricole; originariamente era coperto con tegole di cotto.

Il palmento fino a non molti anni fa è stato usato per la pigiature delle uve, non solo dai proprietari, ma anche dagli agricoltori della zona. Le case dei coloni furono costruite all’inizio dell’Ottocento, quando i terreni della masseria cominciarono ad essere concessi in enfiteusi o venduti, dando così origine alla frantumazione, che, a sua volta, porterà al progressivo abbandono e all’attuale deterioramento delle grandi strutture abitative. Nella prima metà del Settecento alla struttura originaria furono accorpati il frantoio, le stalle e la neviera.

La masseria dell’Antoglia, come quasi tutte le altre masserie, nel momento della sua massima produttività era un centro autonomo, come testimonia la presenza del forno, del frantoio, del mulino, della cappella. Le fabbriche e i servizi della masseria dell’Antoglia rappresentano magnifici esempi di architettura spontanea rurale che si rivela dalla particolare cura riposta, ad esempio, nella costruzione della porta, in pietra di mazzaro ben squadrata e rifinita, dalla quale si accede al giardino; altrettanto notevoli e degni di menzione sono il pozzo con abbeveratoio, la colombaia sul tetto della torre, la foggia per la raccolta delle acque piovane, le mensole paralupi che sovrastano il lungo muro che fa da recinzione alle corti a mezzogiorno della masseria.

Il toponimo Antoglia richiama la famiglia De Nanteuil (italianizzatasi in Nantolio, Antoglia, Antoglietta), che all’epoca della dominazione angioina aveva avuto il possesso feudale della zona.(http://www.roccobiondi.it/masserie_del_sud.htm#Masseria%20Antoglia)

Lungo la strada

La masseria

La neviera

L’uso della neve a scopo alimentare è abbastanza remoto se si pensa che in Sicilia fu introdotto nel 1546 dagli spagnoli. Ovviamente la neve era ad uso esclusivo dei nobili, i quali erano soliti consumarla in sorbetti o bibite ghiacciate, ma il costume si diffuse ben presto in tutti gli strati della popolazione che adoperò questi “frigoriferi” naturali per la conservazione degli alimenti durante i caldi mesi estivi.

A dicembre l’interno del manufatto veniva riempito di neve che, ben pressata, si trasformava in ghiaccio. La piccola porta rivolta a nord era l’unico accesso ed una scaletta interna portava giù fino al livello superiore del ghiaccio, spesso alcuni metri. La bocca di carico era posta in alto e la temperatura interna era costantemente molto bassa così che il sole estivo non riusciva a sciogliere la neve, e i cibi ben ricoperti si potevano conservare tutto l’anno.

La chiesa di Santa Maria dei Grani

Pur appartenendo alla gente del villaggio, la chiesetta, più volte rimaneggiata agli inizi del XIX secolo, divenne proprietà dei marchesi Forleo, oriundi di Spagna, i quali, secondo l’Archivio Storico di Napoli, sedevano al Gran Sedile di Corte.

L’intero complesso architettonico, che comprende anche un forno ed una stalla, è fortificato da un alto muro a secco che richiama caratteri tipici nella campagna della Murgia.

Originariamente in pianta greca (la croce greca è una croce formata da quattro bracci di uguale misura che si intersecano ad angolo retto – Wikip.), la chiesetta presenta una facciata austera, con una iscrizione che recita:

“Virginis hic titulo Grani, et Fontana tenetur/ Pulchra nova effigies quae memoranda fuit/ Hic cum Cappelletti ad perniciem omne ferebat/ Ficta hic fronte maris Francaque Villa fuit/ Attamen haec ingrata illam contenere fecit/ Divina inclitoque manu iam rennovata fuit (1809)”.

Per dovere di cronaca, altre incisioni sconosciute, insistono nell’angolo a sinistra di chi guarda.

E’ dotata di portale unico sovrastato da un piccolo rosone ovale e timpano curvilineo; mentre l’interno ospita un grande altare al centro della zona presbiteriale, interamente in pietra e decorato da due lesene che si ergono a reggere un architrave dal ricco fregio.
L’interno, rimasto inalterato nel corso dei secoli, è un esempio di tardo barocco leccese impreziosito da due affreschi raffiguranti la Madonna Odigitria (è un tipo di iconografia cristiana diffusa in particolare nell’arte bizantina e russa del periodo medioevale. L’iconografia è costituita dalla Madonna con in braccio il Bambino Gesù, seduto in atto benedicente, che di solito tiene in mano una pergamena arrotolata che la Vergine indica con la mano destra – Wikip.).

La pianta è adesso a croce latina (formata da due segmenti di diversa misura che si intersecano ad angolo retto, in cui il segmento minore è circa a tre quarti del segmento maggiore. Richiama la forma del crocifisso della tradizione cristiana Wikip.), con un’unica navata divisa in due campate.

Si è supposto che i Forleo, in seguito, dovettero ingrandire la chiesa, consentendo la creazione di un prolungamento con volta a botte unghiata, probabilmente dipinta d’azzurro, terminante con decorazioni floreali ed unita alla parte originaria da due colonne con capitelli scanalati e culminanti, anch’essi, con elementi floreali in rilievo.

Accanto alla cappella esiste un diruto locale, probabilmente l’antica casa del prete che fungeva anche da custode della Chiesa, nella quale veniva celebrata la messa solo nei giorni di festa ed in occasioni particolari.

La devozione per la Madonna di Grani nasce sotto il regno di Carlo V. Nel 1529 i Cappelletti, mercenari al soldo dell’esercito francese, giunsero, durante le loro scorribande, alle porte di Francavilla per depredarla. Una volta accampatisi, però, nella contrada di Grani, secondo la tradizione locale, per intercessione della Madonna la zona fu inondata da copiose acque sgorganti dal sottosuolo, ricco di sorgenti. Pertanto i Cappelletti furono costretti a ripiegare altrove.

L’episodio è richiamato nella scrittura epigrafica esterna. Per lo scampato pericolo i francavillesi celebravano solenni festeggiamenti ogni quinta domenica di Pasqua, con una processione che l’intero Capitolo guidava dalla chiesa della Madonna della Fontana fino alla chiesetta della contrada. Ad essa era associata anche una fiera campestre. La tradizione si è mantenuta fino ad appena 50 anni fa Oggi, però, non si celebra più alcun culto e la chiesa versa in uno stato di totale abbandono. L’accesso non è consentito al pubblico.
Nel 2016 la chiesa della Madonna dei Grani ha partecipato all’ottava edizione de “I luoghi del cuore” organizzata dal FAI per rivalutare i luoghi storici, purtroppo, senza fortuna e la chiesa versa oggi in totale stato di abbandono.

Si ringrazia:
l’amico e accompagnatore Michele Miccoli per averci condotto e guidato con la competenza che gli è riconosciuta da tutti;
gli amici Mario Carlucci e Roberto Trinchera per la collaborazione.

Siti consultati:

1 – https://it.wikipedia.org/wiki/Chiesa_di_Santa_Maria_dei_Grani;

2 – https://www.fareverdepuglia.it/i-luoghi-del-cuore-francavilla-fontana-e-la-chiesa-della-madonna-dei-grani/;

3 – http://iluoghidelcuore.it/luoghi/francavilla-fontana/chiesa-della-madonna-dei-grani/87990;

4 – http://www.itriabarocco.net/web/guest/home/articolo?p_p_id=pis11_articolo_WAR_pis11&p_p_lifecycle=1&p_p_state=normal&p_p_mode=view&_pis11_articolo_WAR_pis11_f=index_articolo.jsp&_pis11_articolo_WAR_pis11_articleid=57144;

5 – http://www.lostrillonenews.it/2016/09/20/luoghi-del-cuore-fai-ce-anche-la-chiesa-della-madonna-dei-grani-votiamola-in-massa/.

 

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