La Capitaneria di Porto di Brindisi

In occasione del Port Day, giornata di festa dedicata al mare istituita dalla Commissione Europea nel 2008, abbiamo avuto la possibilità  di effettuare, una  visita completa dell’edificio e della moderna sala operativa  della Capitaneria di Porto di Brindisi, fotografando per la prima volta i suoi interni.

La Storia

Scrive Ferrando Ascoli nella sua Storia di Brindisi

“Con legge del 20 di settembre del 1809 Gioacchino (Murat) divise le coste del regno (di Napoli) in tre circondari.

L’Jonio e l’Adriatico formavano il 3° circondario. Ogni circondario era diviso in quattro quartieri marittimi.

Brindisi fu designata come centro del 4° quartiere e vi si stabilì un Capitano di porto di 1^ classe.

Nel vegnente ottobre poi egli organizzò il corpo dell’artiglieria, e divise le coste dell’Adriatico in tre direzioni. Di queste una fu stabilita a Pescara, una a Barletta e una a Brindisi. (..)

I porti di marina militare e di commercio, era stato decretato, formassero una sola classe e fossero sotto la dipendenza  del Ministero della guerra e della marina (..).” ( 1)

Dopo l’Unità d’Italia, è del 18 agosto 1908 il Regio Decreto n. 540 firmato da Vittorio Emanuele III, che costituisce i nuovi compartimenti marittimi di Viareggio, Torre del Greco, Salerno, Brindisi, Chioggia e Siracusa.

Con esso, la competenza territoriale del Compartimento Marittimo di Brindisi comprendeva da Torre Cesaria (Nardò) incluso e Fasano escluso, ed era diviso nei Circondari di Gallipoli e Brindisi.

Col passare del tempo la situazione è cambiata, e,  dal 18 Aprile 2000 il Compartimento Marittimo di Brindisi ha competenza Territoriale  solo sulla Provincia di Brindisi, ovvero da Torre Egnazia (incluso) a Casalabate (escluso). (vds http://www.guardiacostiera.gov.it/brindisi/Pages/storia.aspx)

I sostegni della Memoria

Per ricordare ad un tempo, la vocazione marittima della città e il ruolo da questa avuto nella Grande Guerra,  furono murate sui  muri della Capitaneria, la targa bronzea per la concessione della Croce di Guerra alla città e l’epigrafe a ricordo del salvataggio dell’esercito serbo.
Targa Bronzea di conferimento della Croce al merito di guerra alla città

Quando la città venne insignita della Croce di Guerra, la sezione circ.le di Brindisi dell’Associazione Nazionale Combattenti volle consegnare alla storia il ricordo perenne delle sue motivazioni, per cui si fece promotrice dell’iniziativa di far murare la targa in bronzo su sfondo marmoreo, creata dallo scultore brindisino Edgardo Simone,  sul muro tra Capitaneria e Dogana.

Il Duca del Mare Paolo Thaon de Revel al quale la città aveva conferito la cittadinanza onoraria, in un ricevimento al Municipio ebbe a dire di noi queste parole:

“…Come ammiraglio devo rivolgere a tutti voi il ringraziamento di tutti i marinai d’Italia che in questo porto trovano sempre conforto e incoraggiamento alle loro fatiche…”  (2)

Questo è il testo della motivazione espressa nella targa

Alla gloriosa Città di Brindisi, la cui generosa popolazione nonostante le replicate offese dal mare e dal cielo, le numerose vittime della ferocia nemica e le privazioni indicibili causate dalla sospensione di ogni traffico, mai piegò l’animo, conferisco la Croce al merito di guerra. All’ammirazione degli italiani addito la città decorata per la magnifica prova di coraggio e di fede che ha dato durante la lunga ed aspra guerra, e perché, con la sua fierezza, efficacemente contribuì al raggiungimento della Vittoria finale.
19 ottobre 1919
Il capo di stato Maggiore della Marina Italiana
Thaon di Revel

 

 

Il Salvataggio dell’Esercito Serbo

“Il porto e la città di Brindisi furono protagonisti di un altro grande avvenimento accaduto nell’inverno 1915 – 1916: il salvataggio dell’esercito serbo. Nel novembre 1915 le forze austro – tedesche, insieme a quelle bulgare, sferrarono un massiccio assalto contro la Serbia con l’intenzione di invaderla e porre così fine alla guerra almeno in quello scacchiere. L’esercito serbo, guidato dal principe Alessandro, erede al trono, dopo un’accanita resistenza, vistosi circondato, cercò scampo verso l’unica via rimasta ancora libera: la vicina Albania, le cui coste erano validamente presidiate dalla nostra Marina militare.” (..) La marcia di trasferimento però fu molto difficile, tra territori ostili e con pochi viveri, i militari superstiti che riuscirono a raggiungere Durazzo furono in totale 140.000 e ben 300.000 furono i morti. “Il governo italiano, appena si rese conto della gravità della situazione, si prodigò di assistere nel miglior modo possibile quella massa enorme di militari e civili, che avevano bisogno di tutto.” (2)

Si iniziò così l’imbarco di quello che era stato il popolo serbo; poiché sia a San Giovanni che a Durazzo mancavano banchine, pontili, scialuppe da traghetto si dovettero trasbordare dai pontili improvvisati ai barconi, dai barconi alle navi, decine e decine di migliaia di persone: donne, bambini, vecchi, ammalati, alte personalità serbe, membri delle rappresentanze diplomatiche, soldati. I nostri marinai si prodigarono con grande abnegazione per alleviare nel miglior modo possibile le sofferenze di tanta gente.

Per il trasbordo ci fu un grande dispiegamento di forze navali italiane ma anche inglesi e francesi, e, nonostante ciò gli austriaci riuscirono a disseminare il canale di torpedini galleggianti che causarono la perdita di alcune nostre navi mercantili e militari come la nave Umberto, il cacciatorpediniere Intrepido, l’incrociatore Città di Palermo, i piroscafi Paladino, Iniziativa, Gallinara, Brindisi, e, infine,anche la nave ospedale Marechiaro. I francesi perdettero la nave mercantile Jean Barth.

A ricordo del salvataggio dell’esercito serbo, a Brindisi, il 10 febbraio 1924 fu murata sulla facciata dell’edificio che ospita la Capitaneria di Porto, di fronte al mare, una grande epigrafe scolpita nel marmo in cui si legge:

 

“Dal Dicembre MCMXV al febbraio MCMXVI le navi d’Italia con cinquecentoottantaquattro crociere protessero l’esito dell’esercito serbo

e

con duecentodue viaggi trassero in salvo centoquindici mila dei centottantacinque mila profughi che dall’altra sponda tendevano la mano.”

 

La Meridiana del Porto

Nel 1917 il capitano di marina E. Alberto de Albertis realizza la meridiana posta sul muro di fronte ai giardini di piazza Vitt. Emanuele. Alla sua base una iscrizione dedicata ai combattenti della Grande Guerra che ricorda quel periodo:

“SALVE A CHI ARRIVA SALVE A CHI RIPARTE

FERREI CETACEI AQUILE DI GUERRA

L’ORA VI DO CON VECCHIA SCIENZA ED ARTE”

Di questi orologi solari cinque furono realizzati in Puglia, ma sopravvive solo quello di Brindisi. Di esso sono leggibili i tracciati calendariali mentre non sono più leggibili i segni zodiacali del capricorno, della bilancia, del cancro e dell’ariete, l’arma araldica della città e la precisazione Ora dell’Etna – Europa centrale. (3)

 

I Compiti della Capitaneria di Porto

La  Capitaneria di porto o Guardia costiera è uno dei corpi tecnici della Marina Militare. Alla capitanerie è affidata la gestione amministrativa, la sicurezza della navigazione, la salvaguardia della vita umana in mare e tutte le attività marittime connesse alla fruizione del mare nella più ampia accezione del termine. Regola l’utilizzo dei porti e delle spiagge, tutela i commerci e vigila su tutte le attività che si svolgono in mare e sulle pertinenze del mare.

Le principali linee di attività

  • ricerca e soccorso in mare (SAR), con tutta l’organizzazione di coordinamento, controllo, scoperta e comunicazioni attiva nelle 24 ore che tale attività comporta;
  • sicurezza della navigazione, con controlli ispettivi sistematici su tutto il naviglio nazionale mercantile, da pesca e da diporto e, attraverso l’attività di Port State Control, anche sul naviglio mercantile estero che scala nei porti nazionali;
  • protezione dell’ambiente marino, in rapporto di dipendenza funzionale dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare , utilizzando sinergicamente a tal fine anche risorse (centrali operative, mezzi aereonavali, sistemi di controllo del traffico navale) già attivati per compiti di soccorso, sicurezza della navigazione e di polizia marittima;
  • controllo sulla pesca marittima, in rapporto di dipendenza funzionale con il Ministero per le politiche agricole alimentari e forestali: a tal fine il comando generale è l’autorità responsabile del Centro Nazionale di Controllo Pesca e le Capitanerie effettuano i controlli previsti dalla normativa nazionale e comunitaria sull’intera filiera di pesca;
  • amministrazione periferica delle funzioni statali in materia di formazione del personale marittimo, di iscrizione del naviglio mercantile e da pesca, di diporto nautico, di contenzioso per i reati marittimi depenalizzati;
  • polizia marittima (cioè polizia tecnico-amministrativa marittima), comprendente la disciplina della navigazione marittima e la regolamentazione di eventi che si svolgono negli spazi marittimi soggetti alla sovranità nazionale, il controllo del traffico marittimo, la manovra delle navi e la sicurezza nei porti, le inchieste sui sinistri marittimi, il controllo del demanio marittimo, i collaudi e le ispezioni periodiche di depositi costieri e di altri impianti pericolosi.

 Esterno

Interno

L’Ingresso

All’ingresso troviamo sul muro di fronte le sculture di due capitelli e sui muri laterali due sculture in bronzo, il tutto realizzato da un militare della Capitaneria di Porto

Il Corpo di Guardia

La Sala Riunioni

La Sala Operativa

All’interno della Sala Operativa i militari stanno effettuando la loro consueta opera di vigilanza sulle acque territoriali loro assegnate avvalendosi dei più moderni mezzi tecnici e di comunicazione

Il Cortile 

Nell’interno del cortile troviamo, con nostra grande sorpresa, il più lungo ceppo di vite che ci sia mai stato possibile vedere

Un saluto ed un arrivederci alla prossima visita

Si ringrazia l’amico Mario Carlucci per la collaborazione

(1) F. Ascoli – La storia di Brindisi. Riedizione anastatica Atesa ed. Bologna 1983 pp.398-99

(2) G. Teodoro Andriani – Brindisi da capoluogo di provincia a capitale del Regno del Sud. Grafica Aprile- Ostuni pp. 10-11

(3) G. Carito, Nuova Guida – Ed. Prima p. 126

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