L’arte del selfie alla Saatchi Gallery di Londra

Nel giugno del 2017 Brundarte ha visitato presso la Saatchi Gallery di Londra  la mostra “From Selfie to Self-Expression”  dedicata alla storia del selfie, partendo dai più importanti autoritratti e proseguendo con i selfie che hanno fatto storia, fino ad una incredibile sezione interattiva. La mostra indaga quindi su uno tra i fenomeni culturali più curiosi e controversi della nostra era digitale, esplorando le potenzialità del selfie che viene qui riscattato come forma d’arte contemporanea e, come tale, sperimentata dagli artisti in un mix di sfumature dal bello al sublime, dal grottesco e raccapricciante fino al pericoloso.

Abbiamo pensato di proporre questo articolo con le nostre fotografie della mostra in occasione della Giornata mondiale del selfie, nata nel 2013, quando il termine è stato inserito nell’Oxford English Dictionary che lo scelse come parola dell’anno. Buona visita!

L’arte del selfie alla Saatchi Gallery di Londra – Foto Brundarte

La mostra si apre con una sala dedicata agli autoritratti più famosi della storia dell’arte,  da Vincent van Gogh a Egon Schiele, da Diego Velàzquez a Frida Kahlo. Le didascalie delle opere d’arte in questa sala  sono scritte su smartphone interattivi che i visitatori possono usare per mettere i loro “like” come sui social o un  ♥ su Instagram

Continua poi con alcuni selfie ante litteram. Si parte, infatti, dal presupposto che l’urgenza di registrare la propria immagine non sia legata solo al costume contemporaneo, ma che abbia caratterizzato gran parte della produzione storico-artistica.

Generalmente considerato come il primo selfie in assoluto, questa fotografia è stata scattata sul tetto dello studio Marceau sulla Quinta Strada di fronte alla cattedrale di Saint Patrick nel dicembre 1920. Il fondatore dello studio Joseph Byron tiene la fotocamera con la mano destra e il suo collega, Ben Falk, tiene l’altro lato con la mano sinistra, per sostenere il peso della fotocamera.

 Saatchi Gallery Londra – Foto Brundarte

Simone de Beauvoir e Jean-Paul Sartre, 1929. Dopo la prima guerra mondiale, questa divertente attrazione era conosciuta come la “galleria fotografica”: quando il cliente colpiva il bersaglio, una fotocamera scattava e si vinceva un’istantanea di se stesso nell’atto di sparare.

Saatchi Gallery Londra – Foto Brundarte

Vengono poi esposti gli autoritratti e i selfie nell’arte moderna, soprattutto con opere di fotografia divenuta nel XX secolo certamente il metodo più accessibile e popolare per gli artisti di autoritrarsi. Alcuni pittori, liberati dal peso del realismo, iniziarono a esplorare nuovi modi per rappresentarsi, rompendo con i ritratti più classici rappresentativi dell’era precedente.

Stanley Kubrick, Autoritratto (1949) – Stanley Kubrick è stato un regista, sceneggiatore, produttore, cameraman, editorialista e fotografo americano. Frequentemente citato come uno dei più grandi e influenti registi della storia del cinema, si scatta un autoritratto allo specchio precorrendo di molto i tempi anche in questo.

Stanley Kubrick, Autoritratto (1949); Saatchi Gallery Londra – Foto Brundarte

Lucian Freud, Painter Working, Reflection, 1993 –  pittore e disegnatore britannico, specializzato in arte figurativa, noto come uno dei primi ritrattisti britannici del XX secolo. Nacque a Berlino, figlio di un architetto ebreo e nipote di Sigmund Freud. La sua famiglia si trasferì in Gran Bretagna nel 1933 per sfuggire all’ascesa del nazismo. Dal 1942 al 1943 frequentò il Goldsmiths College di Londra. Si arruolò nella marina mercantile durante la seconda guerra mondiale. La sua carriera iniziale come pittore fu influenzata dal surrealismo, ma all’inizio degli anni ’50 i suoi dipinti, spesso spogli e alienati, tendevano al realismo. Freud era un uomo molto riservato  e i suoi dipinti, completati in 60 anni di carriera, sono per lo più di amici e familiari, generalmente scuri e  spesso ambientati in interni inquietanti e paesaggi urbani. Qui il suo autoritratto

Lucian Freud, Painter Working, Reflection, 1993; Saatchi Gallery Londra – Foto Brundarte

Tracey Emin, I’ve Got it All, 2000;  una delle più famose e controverse artiste del Regno Unito, nata a Croydon, un sobborgo del sud di Londra, il 3 luglio 1963. Negli anni ’90 Emin arriva sul palcoscenico mondiale dell’arte contemporanea come figura significativa nell’arte femminista, abbracciandone il motto “il personale è politico”: in numerose elle interviste racconta di essere stata violentata all’età di tredici anni, di aver avuto una gravidanza all’età di diciotto anni, di avere avuto tre aborti, esponendo i dettagli intimi della propria vita e le cicatrici emotive di abusi e traumi che le donne sono spesso condizionate a nascondere.

I’ve Got it All è un’istantanea Polaroid ingrandita che contiene molti temi significativi della sua arte: sessualità, intimità, onestà, esposizione, crudezza e rabbia repressa che tipicamente accompagna il dolore emotivo. Seduta su un pavimento rosso ruggine in un vestito di Vivienne Westwood scollato, le gambe divaricate, la Emin tenta di raccogliere una gran quantità di sterline che sembra vomitare incontrollabilmente dal suo grembo. Il contesto in cui è stata creata questa immagine è essenziale per la sua interpretazione: nel 1999 la Emin fu selezionata come candidata al Turner Prize. Sebbene non vinse, il suo controverso brano My Bed (1998) ebbe un tale successo mediatico da oscurare il vero vincitore. I’ve Got It All è chiaramente una celebrazione del trionfo di fronte a sfide impegnative.

Tracey Emin, I’ve Got it All, 2000; Saatchi Gallery Londra – Foto Brundarte

 Chuck Close, Big Self-Portrait, 1967- 8 – Grande autoritratto dell’artista americano Chuck Close (1967-1968), figura di spicco dell’arte contemporanea già dal 1970. Di lui ha detto

“Alcuni si chiedono se quello che faccio sia ispirato da un computer e se sia quel tipo di imaging ciò che rende il mio lavoro contemporaneo. Odio assolutamente la tecnologia, e sono un analfabeta del computer, e non uso mai alcun dispositivo per risparmiare lavoro anche perchè non sono convinto che un computer faccia risparmiare lavoro.”

 Chuck Close, Big Self-Portrait, 1967- 8; Saatchi Gallery Londra – Foto Brundarte

Questa foto è una delle 700 fotografie che Nan Goldin, celebre fotografa statunitense  ha dedicato alle sue esperienze a New York. Si intitola “La ballata della dipendenza sessuale” 

Nan Goldin, La ballata della dipendenza sessuale; Saatchi Gallery Londra – Foto Brundarte

L’artista Jean-François Lecourt provò  nel giugno 1977 a fare una fotografia che, nel momento dell’esposizione alla luce,  sarà distrutta trafitta dal proiettile sparato da un fucile . Sul negativo distrutto possiamo ancora vedere il tiratore e forse l’esplosione della piccola cartuccia.

Inizia poi il viaggio tra i selfie più iconici, quelli scattati da celebrità o che hanno fatto la storia di questo tipo di riproduzione. Qui Meryl Streep si scatta un selfie con il Segretario di Stato degli Stati Uniti Hillary Clinton dopo una cena tenutasi in occasione del Premio Kennedy Center presso il Dipartimento a Washington il 1° dicembre 2012. Tra i premiati di quell’anno il musicista blues Buddy Guy, l’attore Dustin Hoffman, il presentatore di talk show David Letterman, la ballerina Natalia Makarova e i membri sopravvissuti del gruppo rock britannico Led Zeppelin – Robert Plant, Jimmy Page e John Paul Jones. Meryl Streep era stata premiata l’anno precedente.

Questo il primo selfie di un astronauta nello spazio – 2012 L’astronauta della stazione spaziale della NASA, Aki Hoshide, dal Giappone, registrò questa sorprendente immagine mentre era impegnato ad aumentare le capacità della Stazione spaziale internazionale in orbita attorno alla Terra sulla Spedizione 32. La seconda foto, non è che l’ingrandimento del casco dell’astronauta, da noi effettuato, su cui si riflette il movimento delle mani sulla fotocamera

Saatchi Gallery Londra – Foto Brundarte

Un selfie, scattato con uno smartphone il 28 agosto del 2013: nell’obiettivo Papa Bergoglio con Martina, Riccardo e Guglielmo.  Durante l’udienza con un nutrito gruppo di giovani della Diocesi di Piacenza, il Papa si fece ritrarre con naturalezza accanto a loro. “Il primo selfie del Papa” lo ha definito nel suo ricordo Riccardo ai microfoni della Rai, il primo di una lunga serie che ha aperto un’epoca nuova e inedita per la comunicazione di questo straordinario Pontefice e della Chiesa.

Saatchi Gallery Londra – Foto Brundarte

Era l’11 dicembre 2013. Helle Thorning-Schmidt, primo ministro danese, diventò una star del web dopo aver scattato un selfie con il presidente Barack Obama e David Cameron al memoriale per Nelson Mandela. Una persona però sembrava decisamente meno divertita dallo scatto dei leader mondiali – Michelle Obama.  Il “selfie incriminato” fu subito diffuso dalle principali testate (Bbc, Nbc, Le Monde, Usa Today, Huffington Post, Daily Mail), scatenando una generale protesta nei social network, Twitter in testa, dove ci si chiedeva come grandi leader potessero abbassarsi a comportamenti da adolescenti in una occasione come quella.

Saatchi Gallery Londra – Foto Brundarte

E’ il 2013: Kirill Oreshkin ha scelto un luogo un po’ insolito e pericoloso per scattarsi un selfie, anche se è uno stuntman  professionista. Nessuno può dimenticare infatti la morte di un rooftopper cinese avvenuta due anni fa mentre registrava una performance su un grattacielo. Il video della sua morte ha raggiunto 15 milioni di visualizzazioni.

Saatchi Gallery Londra – Foto Brundarte

Questo è un famoso selfie del 2014: Derrek Barlow cattura il selfie di Christian Plaing durante “La Grande Corsa dei Tori” che si corre vicino a Houston

Saatchi Gallery Londra – Foto Brundarte

Il cast e il regista di Veronica Mars scattano un selfie in stile Oscar alla prima del loro film Texas. Si tratta di un film del 2014  su Veronica Mars, protagonista dell’omonima serie televisiva andata in onda dal 2004 al 2007 e poi interrottasi, scritto e diretto da Rob Thomas, con protagonista Kristen Bell ed ha la particolarità di essere stato il primo film finanziato dai fan.  Bell e Thomas, che lanciarono la sottoscrizione sono riusciti a raccogliere i 2 milioni di dollari necessari in poche ore. Dopo un mese, circa 91.000 fan avevano donato in tutto 5,7 milioni di dollari.

Saatchi Gallery Londra – Foto Brundarte

Andy Murray e Novak Djokovic  posano per un “selfie” durante una loro esibizione a New York

Saatchi Gallery Londra – Foto Brundarte

Leonardo Di Caprio si scatta un selfie con la fotocamera posteriore su un telefono con una fotocamera

Saatchi Gallery Londra – Foto Brundarte

Tom Cruise e Katie Holmes a Cannes – I selfie erano vietati sul red carpet, ma gli attori furono i primi ad autoimmortalarsi.

Saatchi Gallery Londra – Foto Brundarte

 Le fan di Ryan Gosling  alla sua anteprima di Blue Valentine, durante il Toronto Film Festival, si scattano selfie con l’attore

Saatchi Gallery Londra – Foto Brundarte

Angelina Jolie si scatta un selfie con il suo pubblico

Brad Pitt sorride per scattarsi questo selfie con il cellulare di una fan

Selfie con Donald Trump

Qui una selezione di foto tessere scattate da Juan Pablo Echeverri ogni giorno dal 1998 ad oggi

‘Miss Fotojapon’ , Juan Pablo Echeverri – Foto Brundarte

Autoritratto di Charlotte Colbert, 2017

Saatchi Gallery Londra – Foto Brundarte

L’evento è stato  sponsorizzato dalla multinazionale cinese della telefonia mobile, Huawei, e prevedeva anche delle sezioni interattive, in cui il pubblico aveva la possibilità di diventare istantaneamente oggetto dell’esibizione, semplicemente scattandosi un autoritratto. Anche noi di Brundarte ci siamo divertiti a partecipare

In occasione della mostra la Saatchi Gallery ha anche lanciato una collaborazione con Huawei creando l’hashtag #SaatchiSelfie e dando vita ad un concorso a cui hanno potuto partecipare con un massimo di sei selfie fotografici i maggiori di 16 anni di tutto il mondo. Qui alcuni degli scatti scelti per essere esposti

 

 

 

Dopo aver ricevuto 14.000 candidature, la giuria (composta da Tracey Emin, Idris Khan, Juergen Teller, Juno Calypso e dal direttore della Galleria Nigel Hurst) ha decretato vincitore Dawn Woolley e la sua selfie The Substitute (holiday). Wooley ha ricevuto in premio uno smartphone Huawei, oltre alla possibilità di esporre il selfie vincitore nella mostra From Selfie to Self-expression.

La mostra si conclude infine con un’installazione dell’artista messicano Rafael Lozano-Hummer e del polacco, Krzysztof Wodiczko, composta da 12 telecamere di sorveglianza nella sala: “Il selfie non è soltanto un’opzione, ma è qualcosa che sta travolgendo la nostra identità. Questa nuova forma espressiva se così la vogliamo definire preannuncia una società perennemente sotto controllo, azzerando la nostra privacy”.

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