Storia della SACA – Brindisi

Nel maggio del 1934, con l’intento di “offrire nuovi potenti mezzi di offesa alla Nazione Fascista in marcia” (così si esprimeva nel 1930 la pubblicazione Puglia in linea), fu creata la SACA (Società Cantieri di Aeroporto) da Ugo Bono e dagli ingg. L. Acampora e M. Dell’Olio. Dopo pochi anni aveva già grandi capannoni con officine su 12.ooo mq di terreno.

Nata per offrire servizi di riparazione e costruzione di pezzi di ricambio ad aeromobili terrestri e marittimi, col passare del tempo era arrivata alla costruzione di velivoli completi. Fondamentale importanza era stata data alla scuola aziendale per maestranze che aveva nel ’39 già 650 operai impiegati nel cantiere, con previsione di raddoppio l’anno successivo.
Nelle foto d’epoca si vedono numerosi operai nei grandi padiglioni impegnati in lavori delicati e complessi come la riparazione degli alettoni, la creazione delle carlinghe e delle fusoliere in legno calafatato e in duralluminio, e nelle prove dei motori; mentre dagli uffici tecnici e i gabinetti scientifici partivano norme e luci.
Durante la Guerra, l’opificio fu interessato alla riparazione di naviglio militare e alla costruzione di parti di ricambio per idrovolanti vista la posizione strategica di Brindisi nel mare Adriatico.

Foto e didascalie da Puglia in Linea. Volume celebrativo della gente di Puglia. Anno I-XIX. Bari, Settembre XVII, Milano, 1939, p. 62 e segg. 

SACA Brindisi – Il grandioso capannone pel montaggio degli alianti e l’altro adiacente ancora più grandioso attualmente in costruzione

Il montaggio delle carlinghe in duralluminio

Il nuovo padiglione per la costruzione delle parti meccaniche

L’aggiustaggio delle parti alianti

Il deposito degli apparecchi pronti pel nuovo collaudo

Il reparto falegnameria

Dopo la guerra la società Saca attraversò una profonda crisi per la mancanza di commesse a causa delle restrizioni imposte dal trattato di pace.
Nel frattempo, suo maggiore azionista era diventato l’avv. Marcello Indraccolo di Lecce con il 90% delle quote. A quel tempo la società esercitava la produzione nei capannoni a destra del canale Cillarese ed in altri ubicati nei pressi dell’Aereoporto Militare e del Monumento al Marinaio. Ma, la vera ricchezza dell’impresa erano le sue maestranze: altamente professionali, affidabili ed idonee alla produzione fortemente qualificata tanto che furono presto in grado di aggiungere alla costruzione di segmenti di aerei, anche quella di parti di ricambio per motori a reazione. Così tra il 1960 e il 1971, la Saca fu assegnataria di numerose commesse statali e i suoi bilanci chiusero in attivo; il capitale sociale fu gradualmente portato da 40 a 900 milioni.
La Saca era in Italia, l’unica impresa privata tra quelle di costruzioni aeronautiche, dipendenti tutte dalle Partecipazioni Statali.

Foto della SACA negli anni ’60 da Fototeca Briamo

Hangar adibito alla revisione dei velivoli – 1963

Il Capo di S.M. dell’Aeron. Gen. A. Remondino, il Pres. SACA, M. Indraccolo, l’on. Italo G. Caiati e altre autorità visitano gli stabilimenti – Corriere del Giorno 1963

Operai specializzati intenti alla revisione di un velivolo

E, quando si presentarono le prime difficoltà dovute ai tassi orari non più remunerativi, la politica non fu disposta a concedere aiuti avendo rivolto le sue attenzioni alle aziende del Nord ove più massiccia era la protesta operaia e sindacale. A tal punto le industrie meridionali dovettero elemosinare commesse statali ed accontentarsi di quello che potevano ottenere. Quando la situazione economica e finanziaria si deteriorò ulteriormente si arrivò rapidamente alla sentenza di fallimento (2 maggio 1977) e furono nominati il Dr. N. Passarelli e l’avv. A. Stefanelli rispettivamente Giudice Delegato e Curatore. Subito si capì, racconta il Giudice Delegato nel suo libro Saca – una storia meridionale, che l’Efim-Agusta avrebbe voluto “acquisire la Saca senza costo alcuno”, ma le sue speranze furono frustrate nei dieci mesi successivi da una gestione efficace, attenta e intelligente della curatela che riuscì a chiudere la gestione provvisoria con un utile superiore ai 400 milioni, depurato di tutti i debiti e costi. Infine il 3 agosto 1977, l’amministrazione fallimentare concesse in fitto alla IAM Industria Aeronautica Meridionale del gruppo Efim-Agusta, lo stabilimento Saca con impianti e attrezzature per tre anni, prorogabili di un solo anno, al fine di dar modo alla nuova società di costruire la nuova fabbrica a margine delle piste di decollo dell’aeroporto brindisino. Il canone di fitto fu fissato in complessivi 120 milioni annui.

Bibliografia:

Puglia in linea -Raccolta di pubblicazioni presso Biblioteca Pubblica Arcivescovile “A. De Leo” – Brindisi

Saca – Una storia meridionale, N. Passarelli e A. Leoci

20 commenti

  1. Articolo interessantissimo e ben fatto. Ma mancante della parte finale, meglio ancora, della parte che va dagli anni 80 al 2010 quando l’azienda finisce ignominosamente grazie alle partecipazioni statali. Sarebbe interessante scriverlo, anche per far saper al popolo come andarono realmente le cose e di chi sono, e furono, le responsabilità di questa ennesima vergogna brindisina. E sempre senza polemica. Magari qualcuno storcerà il naso, ma non fa nulla. A vostra disposizione. Cordialità.

    1. Se hai del materiale me lo potresti mandare?

      1. Certo. Ti invierò, a giorni, una mia memoria dei fatti , dei quali per vari anni, ne fui protagonista e spettatore. Un saluto cordiale.

    2. Con una sentenza nel 2010 indraccolo fu risarcito dei danni subiti grazie anche al consiglio sindacale di fabbrica che portarono il fallimento dell azienda vedendosi con somme di denaro così io decisi di licenziarmi e lunga la storia

      1. Grazie per il suo contributo

      2. La fine del servizio revisioni della IAM , poi Aeronavali, era già stata definita, sentenziata nel 1994 durante il governo di allora. Negli accordi si era deciso di cedere all’ONU l’aeroporto militare di Brindisi compresi i quattro hangars Savigliano ( individuati dalle numerazioni 118 A, B, C,D) : bisognava solo far si che l’incomodo inquilino, cioè le Revisioni, venisse sloggiato. Ciò si verificò nell’ottobre 2010 con la ignominosa chiusura fallimentare del carrozzone Aeronavali. Per far si che ciò avvenisse, bisognava distruggere il servizio revisioni facendogli mancare l’ossigeno, cioè il lavoro, a poco a poco in modo da poter dire “ Avete visto? Non conviene più tenere aperta la struttura”. Per far si che ciò avvenisse furono fatti saltare due proposte/gare di contratti: uno per la revisione di aerei da caccia di una nazione estera ed un altro per una cinquantina di C-130 appartenenti ad un’altra nazione straniera. Il tutto , poi, con ben intuibili ricadute occupazionali e lavorative sul territorio. Bastò proporre un tasso orario “lunare” per essere immediatamente esclusi. Nel corso degli ultimi quattro-cinque anni il lavoro venne gradatamente portato via e così la struttura, il servizio, divennero una scatola vuota. Il tutto nella totale indifferenza della politica ( che sapeva già della sentenza di morte) e di coloro che dicono di difendere i lavoratori e loro diritti. L’ordine di scuderia poi di tacere per sempre sulla vicenda fece il resto. Quindi, caro amico, una ennesima brutta storia dell’Italia del Sud: una storia terminata nello squallore dell’indifferenza di un popolo, di una gente che sa solo genuflettersi innanzi al capobastone politico locale, piegare la propria schiena e leccare il culo ( si può dire?) all’onorevole o all’assessore di turno, chiedendo elemosina con il cappello in mano. Sarà servita la lezione? Non credo.

  2. Sono stato dipendente S.A.C.A., I.A.M. ed infine Agusta Westland,ma il periodo S.A.C.A. mi è rimasto nel cuore,eravamo una famiglia.

  3. Non furono mai costruito alianti ma idrovolanti! Gli alianti son ben altra cosa.

    1. Le immagini che riguardano la costruzione di alianti sono tratte da Puglia in linea, una rivista del regime fascista, del 1939. Purtroppo, non ci sono più lavoratori dell’epoca che possano confermarlo. Buona giornata

  4. Anche io sono stato dipendente nuova saga come tecnico elettronico ho vissuto tutti i mutamenti fino a agusta westland ho vissuto i bei periodi dei tornei aziendali di calcio con la saga ho tante foto di quei periodi ho giocato molte volte a fondone la villa del presidente Indraccolo che tempi!!!!

  5. Assunto a SACA nel gennaio del 1964 fino al 1970 x poi essere trasferito a Nuova SACA Motori acquisita in seguito da Fiat Avio, ci sono poi rimasto fino all’ingresso in pensione avvenuto a fine marzo del 2002. Il giudizio di questi 38 anni di vita vissuta in fabbrica e’ solo positivo

  6. Fui disegnatore progettista dal 1967 al 1969, periodo favoloso che passai assieme ad altri due colleghi di Milano che si trasferirono come me a Brindisi, abitavo al Casale.
    Fu per me una fantastica esperienza che mi permise di acquisire grande padronanza nella progettazione meccanica.
    Mi ritengo molto fortunato per non aver dovuto vivere l’agonia di questa società che rappresentava un vero fiore all’occhiello nel campo aeronautico.

    1. Paolo, grazie per averci riportato la tua testimonianza che si aggiunge a quella di tantissimi altri lavoratori che l’hanno espressa anche su facebook. Questo ci fa capire il livello di attaccamento che una città intera aveva nei confronti della SACA. Buona giornata

  7. Mio padre,grande lavoratore, operaio specializzato presso la SACA dagli anni 30 finché non andato in pensione negli anni 80 ,ha lavorato per più di quarant’anni per quest’azienda senza avere i giusti riconoscimenti ,soprattutto economici,vivendo,noi figli per primi ,giovani adolescenti, la criticità di quegli anni senza stipendi di mio padre e noi ad aiutare la famiglia lavorando ed anche studiando. Una vera vergogna brindisina

    1. Immagino il disagio che la vostra famiglia ha vissuto, purtroppo nel mondo del lavoro questi drammi sono abbastanza frequenti e, nel passato, ancora di più per l’assenza di ammortizzatori sociali. Grazie comunque per averci partecipato la tua esperienza.

  8. Buon pomeriggio,
    sarei interessato alla storia dell’edificio SACA (in particolare il capannone oggi denominato SACA 2). Vorrei sapere se sono disponibili le foto storiche degli interni del SACA 2 o se le foto che vedo su questa pagina si riferiscono allo stesso. Inoltre, sono ancora disponibili informazioni in merito alla struttura dell’edificio?
    Grazie il bellissimo lavoro di approfondimento di questo articolo.

    1. Salve,
      credo che le foto da me raccolte dalla Fototeca Briamo presso la Bibl. De Leo, abbiano foto più vecchie ed altre più recenti, però personalmente non ho alcuna eserienza diretta e non sono in grado di dare una risposta al suo quesito. Posso aggiungere solo che sul libro Saca – una storia meridionale di A. Leoci e N. Passarelli ci sono altre foto: del reparto lavorazione, della sala programmazione e uno scorcio del reparto motori; oltre ai soliti capannoni a mare e idrovolanti in ammaraggio.
      Buona serata

  9. Salve a tutti ,io lavoro in questo aereoporto dal 1998 presso ente onu questa base e ormai una grande leggenda, qualcuno mi saprebbe dire a cosa servono quesi sotterannei che parte di questi cunicoli uscirebbero dalle pozzette circostanti nel di sopra della strada percorribile sopraelevata sempre interno all’aereopporto militare, un qualcosa di stupendo ma ne ero curioso nel sapere a cosa servirebbero all’epoca secolare.

  10. Iniziai a lavorare nell’ agosto del 1978 il nome dell’azienda era Motoravio Sud … all’interno del capannone c’erano macchinari con targhette “Saca” e “ Nuova Saca motori” ed anche le scrivanie negli uffici avevano le stesse targhette … nel documento storico mi chiedo perché è stato omesso questo passaggio? Anche Motoravio sud è stata una “costola” di SACA …

    1. Sì, sembra che Motoravio Sud fosse una sussidiaria della SACA (Società Adriatica di Costruzioni Aeronautiche), ovvero, la SACA controllava la gestione e le decisioni strategiche di Motoravio Sud. Nei libri della bibliografia la MotorAvio non è citata e quindi non ho potuto riportare nulla che la riguardasse. Buona giornata.

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