Masseria Pignicedda

La rivista “Puglia in linea” del 1939 descriveva l’azienda agricola “La Pigna” sulla via fra Brindisi e Mesagne, del comm. avv. Serafino Giannelli, come una “grandiosa villa signorile che presiede alla congerie dei fabbricati rurali”. Ovunque “in essa agli oggetti d’arte si accoppiano le dotazioni librarie, le attrazioni ricreative alle culture floreali, un vero angolo di tregua nelle vaste campagne brindisine.”
La tenuta, nella quale erano curati vasti vigneti e vasti uliveti, aveva anche un grande parco al servizio della villa.
Giacomo Carito in Brindisi-Nuova Guida racconta che, la masseria Pignicedda segnava una svolta nella “ridefinizione della campagna e della vita in campagna: da luogo di produzione a sito con funzioni residenziali. L’area esterna e i fabbricati erano disseminati di “statue in vario materiale: dalla ceramica alla pietra, molte delle quali risultano distrutte o asportate. Si trattava del più notevole compendio di statuaria liberty della provincia. Notevole la chiesa con maioliche delle fornaci di Lorenzo Chini al Mugello, databili al 1926, in facciata”.
Della masseria Pigna si parla già in un atto notarile del 1585, in cui risulta di proprietà della famiglia Monetta. Dopo alcuni passaggi di mano nel 1877 fu acquisita da Serafino Giannelli che ne dispose con testamento nel 1897, in favore del nipote Serafino, omonimo, figlio del fratello Damiano.
Alla morte di quest’ultimo, e dopo varie vicissitudini, l’intera masseria con tutti i suoi fabbricati e il terreno, è passata al Comune di Brindisi decretandone la fine: oggi, purtroppo, il Parco, gli edifici, la chiesa, i mobili, le statue, in una parola tutto il patrimonio è andato in rovina, deteriorato o sottratto, comunque lasciato in stato di “colpevole abbandono” da chi, senza merito, ne aveva avuto il possesso e la responsabilità.

Aggiungiamo un aggiornamento che ci era sfuggito: per Brindisioggi “Villa Pignicedda è stata venduta a un privato, un imprenditore brindisino che oggi l’ha rimessa in vendita. Una villa cinquecentesca dove l’originale progetto della casa di riposo prevedeva la nascita di un centro per l’ippoterapia. Negli anni l’immobile è stato vandalizzato in ogni modo possibile e il privato che l’ha acquistato non ha più intenzione di recuperarlo tanto da chiedere alla Fondazione di ricomprarselo e da metterlo in vendita sul sito di un’agenzia immobiliare.”

 

Si ringrazia Mario Carlucci per la collaborazione.

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