La Cattedrale Normanna di Brindisi

Un breve riepilogo di quello che, attraversando un periodo lungo circa mille anni, è arrivato fino a noi della nostra antica catterale.

Nell’elaborare questo lavoro abbiamo per così dire scoperto che, non era solo la Cattedrale dal punto di vista architettonico ad essere un capolavoro, ma, anche i frammenti, i pezzi e intere parti che la componevano. Attraverso le diverse immagini che vi mostriamo, diamo la possibilità di comporre un puzzle, con le tessere del materiale esistente, fino alla composizione virtuale della vecchia Cattedrale normanna.

Sarebbe bello se un giorno, venisse in mente a qualcuno,  di fare illustrare questo percorso meraviglioso, da guide competenti a scolaresche, cittadini e turisti. Intanto percorriamolo insieme.
Per quanto riguarda l’aspetto dell’antica Cattedrale Normanna, completata nel 1132, la documentazione di quei tempi ovviamente è scarsa o inesistente, ma, l’ex direttore della Biblioteca “A. De Leo”, Rosario Jurlaro, eseguendo una ricostruzione storica, fa una piantina della nuova Cattedrale in cui mette in luce i resti di quella antica e ci racconta anche alcune cose molto interessanti; vediamole:

a)  “..l’impianto planimetrico è comune a quello della coeva Basilica di S. Nicola di Bari. Anche il protiro dell’ingresso principale e le decorazioni degli stipiti, oggi non più esistenti, dovevano essere simili a quelli della basilica nicolaiana.

Pianta di Brindisi del Blaeu (1650 circa) di cui si è ingrandito l’esterno della Cattedrale indicato dalla lettera F (l’iscrizione Taranto è errata)

(Nella sacrestia sono due epigrafi, già all’esterno, sulla porta principale della chiesa, riferibili alla costruzione della basilica cattedrale con memoria dell’arcivescovo Bailardo (1122-43) ndr)

b) Erano anche qui ai lati dell’ingresso due tori stilofori dei quali è il ricordo in un disegno del Millin a Parigi. Degli stipiti resta un frammento sbagliato nel Museo Provinciale ed altri nel portale ovest di San Giovanni al Sepolcro che probabilmente nell’XI secolo fu utilizzato come battistero.

Disegno del viaggiatore straniero Millin – da Google immagini

c) Del mosaico pavimentale, eseguito nel 1178 con più verismo che non quello della Cattedrale di Otranto, restano pochi brani a sinistra del presbiterio e altri intorno all’altare. Le parti che non esistono più, quelle che rappresentavano scene dell’epopea carolingia e della Chanson de Roland si trovano in disegni di viaggiatori del secolo scorso.

L. Ducros – Acquerello con particolari del  mosaico pavimentale della Cattedrale di Brindisi (1778). Amsterdam, Rijksmuseums

Incisione con scene della Chanson de Roland nel mosaico pavimentale della Cattedrale (dallo Schulz – Denkmalerder Kunst)

Mosaico della Cattedrale – disegni di Aveta per conto di Aubin Louis Millin

Da Carito-Barone, ricostruzione della pavimentazione musiva della Cattedrale con i frammenti recuperati nel 1957 e 1968

Foto Brundarte dei mosaici superstiti della Cattedrale di Brindisi recuperati nel 1968

d) L’abside centrale fu demolita per dare luogo al coro dei canonici che fu scolpito in legno di noce nell’anno 1594.

dietro l’altare maggiore dell’attuale Cattedrale

e) Nel 1743, dopo il terremoto del 20 febbraio, l’intera chiesa fu ricostruita sopra le stesse basi, rispettando anche il pavimento mosaicato. Le colonne che dividevano le navate furono murate nei pilastri, le due ultime verso il presbiterio furono tolte per dar luogo al transetto, le absidi laterali furono coperte dagli altari (dei due protovescovi brindisini)”.

Brindisi, Basilica Cattedrale- Pianta di R. Jurlaro con la planimetria della chiesa romanica, gli ampliamenti rinascimentali e la ricostruzione barocca

uno dei due plinti che erano alla base delle colonne demolite oggi nell’atrio del Seminario

f) durante i restauri della nuova Cattedrale, nel 1921, nel demolire il muro della sagrestia, fu portata alla luce una porzione dell’abside minore su cui “l’architetto costruttore lasciò la sua firma incisa alla base dell’abside destra”.

Abside superstite della Cattedrale normanna, con il tratto di cornicione recante la scultura dell’elefantino e alla base la firma dell’architetto scultore

Anche lo storico N. Vacca concorda nel dire che quasi nulla è rimasto della vecchia Cattedrale, se si fa eccezione per i resti del mosaico e i resti dell’abside di cui abbiamo già parlato; ma, aggiunge,

g) “un’elegante bifora della canonica Cattedrale (attuale Curia Vescovile) che qui si pubblica la prima volta

attualmente presso il Romitorio dei Vescovi

h) nonché quattro bellissimi capitelli.”

I Capitelli oggi si trovano nel cortile del Museo Archeologico Prov. “F. Ribezzo” di Brindisi
Anche se non c’è unanimità fra gli studiosi sulla loro reale appartenenza, così furono descritti da Pina Belli D’Elia, una delle più accreditate storiche dell’arte in Puglia, recentemente scomparsa che, in qualche modo, giustifica l’affermazione del Vacca:

“I quattro esemplari sono fra i più singolari pezzi di scultura rinvenuti in Puglia ed anche tra i più notevoli come dimensioni e qualità.
Le dimensioni indicano l’appartenenza ad un edificio basilicale, pari alle cattedrali di Taranto e di Otranto, con grandi colonne e pilastri, cui dovevano adattarsi i semicapitelli.”

Bibliografia:

R. Jurlaro, Storia e cultura dei monumenti brindisini pp. 87/8;

L. Casone, Restauri a Brindisi tra ‘800 e ‘900;

N. Vacca, Brindisi Ignorata;

Arte Medievale 2018 – Università La Sapienza di Roma, Dipart. Storia dell’arte e spettacolo;

G. Carito, Brindisi Nuova Guida

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Il mosaico pavimentale della Cattedrale di Brindisi – http://wp.me/p8GemW-33z

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