Il palazzo fu eretto nell’attuale largo Laviano, dalla famiglia Pennetta nel 1618, come riportato sull’architrave di due finestre.
Scolpiti sugli architravi alcuni versi di Orazio:
- Invidus alterius macrescit rebus opimis void seet – (I Epl. 2,57) “l’invidioso si consuma vedendo la prosperità altrui”;
- virtus recludens immeritis mori/ coelum negata tentat iter via (III Od. 2.21-22) “la virtù che apre il cielo a coloro che meritano l’immortalità, tenta il cammino per via non concessa ad altri”;
- Omnia si pereat fama servate memeto – sembrerebbe non esserci alcuna precedenza classica pertanto si potrebbe tradurre: “Se tutto perisse rimarrebbe il ricordo della fama” – precede l’indicazione della data M DC XVIII , resa poi in 1618 e ancora precisata al 25 giugno, VII Cal(endas) Quinct(iles)
La famiglia Pennetta era presente nell’amministrazione comunale già nel 1562 e sul finire del secolo era proprietaria di un vasto patrimonio fondiario. Pompilio è il possibile committente del palazzo che passerà a Tommaso, Sindaco di Brindisi nel 1675-6 e 1678-9. Nel 1704 Vittoria, figlia di Tommaso, sposa Fausto Laviano trasferendo a questa famiglia il patrimonio dei Pennetta.
Sul portale campeggia lo stemma dei Laviano: “una sirenetta a due code con tre stelle sopra, nell’atto di tuffarsi in acqua”. La stessa immagine è proposta anche sullo spigolo fra via Indipendenza e via Trani, di un altro stabile, tardo ottocentesco della famiglia.
La famiglia Laviano ne ha il possesso fino alla scomparsa, nel 1942, di Amerigo che estingue la linea maschile dei Laviano.
Vi è da dire però che il palazzo fu abitato dai figli di Fausto, Cosimo e Francesca, che andrà sposa di Ottaviano Fiori, cui si riferisce lo stemma sullo spigolo del palazzo. Fra i figli di Francesca, sarà Vincenzo ad avere il pressochè totale controllo del patrimonio familiare; alla sua morte la sua proprietà si frazionerà tra i Fiori e i Durano per il matrimonio della figlia Rachele col giornalista Giustino Durano fondatore e direttore de “L’Indipendente”, periodico locale che si stampava nei locali a pian terreno del Palazzo che si affacciavano su via D’Afflitto.
Egli fu anche corrispondente di riconosciuto valore dei maggiori quotidiani nazionali del tempo e creatore egli stesso a casa propria, di un salotto culturale di una certa rilevanza.
Erano gli anni un cui il porto di Brindisi era scalo della famosa Valigia delle Indie, il servizio di comunicazione veloce per posta e passeggeri fra Inghilterra e India, dopo l’apertura del Canale di Suez, nel 1869. Erano perciò tante le personalità illustri che passavano da Brindisi e che venivano avvicinate dal Durano in qualità di giornalista. Tra queste Nicola di Montenegro, suocero di Vitt. Emanuele III, durante il viaggio per raggiungere la figlia Elena.
Abstract: Brindisi Nuova Guida di G. Carito; I palazzi di Brindisi di N. Cavalera
Palazzo Laviano (già Pennetta)
Lo stemma della famiglia Laviano sul portale
Le incisioni sugli architravi delle finestre
Portale di accesso
Interno – si intravede la grande balconata che gira intorno all’atrio
Lo spigolo del palazzo con lo stemma della famiglia Fiori
Stemma dei Laviano anche sullo spigolo fra via Indipendenza e via Trani