Chiesetta Madonna del Carmelo e Trullo del Signore – Selva di Fasano (Br)

Nell’ambito della Giornata del Paesaggio 2016, organizzata dalla sezione fasanese dell’Associazione Ecomuseale di Valle d’Itria, in collaborazione con l’Ass.ne Pro Selva e con la FAI – Delegazione di Brindisi, in uno alla chiesa Don Giagnacolo (per vedere clicca QUI) abbiamo visitato anche  la Chiesetta della Madonna del Carmelo (o Ciaia – Bianco), che, per l’occasione, ospitava esposizioni d’arte e artigianato locale.
La passeggiata nel piacevole borgo ci ha dato l’occasione per vedere anche il  maestoso Trullo del Signore (o Parrocchia Maria SS. Addolorata) che dall’alto sembra guardare tutta la comunità.

Chiesetta della Madonna del Carmelo (o Ciaia – Bianco)

La chiesetta è ubicata al termine del viale ed è inserita tra altri corpi di fabbrica del complesso edilizio, ovvero la Casina Guarini-Pomes, già Ciaia-Bianco.

Risalente alla seconda metà del ‘600 si caratterizza per i tipici rivestimenti in pietra e gli spioventi del tetto ricoperti da lastre calcaree (chiancarelle), tipologia diffusa nell’architettura dei centri antichi della valle d’Itria.
L’ingresso, di forma rettangolare evidenziato da una cornice aggettante, presenta nell’architrave una formella con l’iscrizione: D. PETRUS PISTOYA/PROTON. APOST./ET PRIMIC./A.D. (16) 64.
Al di sopra, lo stemma a rilievo in pietra raffigura le insegne della famiglia Pistoya e del grado ecclesiastico del committente dell’edificazione.

Un grazioso oculo, posizionato più in alto, ingentilisce la severità geometrica della facciata.

L’interno, ad unico vano rettangolare voltato a botte, conserva sull’altare la raffigurazione, occupante tutta la lunetta parietale, della Madonna del Carmelo con i santi Michele e Gerolamo nonché, in basso al centro, le anime purganti; il tutto databile tra la fine del XVII e l’inizio del XVIII sec.

La scelta iconografica ben si sposa con la connotazione originaria del luogo, forse un eremo in grotta, e con la ossequente devozione del fondatore al culto carmelitano e al Privilegio sabatino. Esemplificativo il gesto dell’angelo che salva un ’anima del Purgatorio.

Parrocchia Maria SS. Addolorata ( Il Trullo del Signore – sec. XX)
“Lo scultore Giuseppe Albano, ispirandosi al paesaggio di Puglia, fedele alla tradizione, questo tempio ideava, monumento di pietra a gloria del Signore”.
I.’iscrizione su pietra, posta sulla facciata destra, ricorda l’artista al quale il Vescovo Carlo Ferrari affidò l’incarico di progettare la chiesa: Il Trullo del Signore, assecondando le richieste della comunità silvana, che non fece mancare la sua preziosa collaborazione stimolata dal Comitato istituito per lo scopo.
A partire dal 1956, su terreno offerto dalla Sig.ra Vittoria Reale, con le donazioni delle sorelle Irene e Vittoria Pinto, e con il contributo di tanti fedeli, fu avviata la costruzione dell’edificio sacro a opera di imprese artigiane locali, dirette dall’Ing. Giovanni Valentini.

Il 1° novembre 1958 fu istituita la Parrocchia Maria SS.ma Addolorata e nominato parroco don Bartolo Boggia che si adoperò anche per coordinare i lavori di costruzione, ultimati nell’agosto del 1974.
L’edificio consta di un corpo centrale a croce latina, con pronao antistante recintato da arcate e preceduto da un giardino, che si ispira ai terrazzamenti della collina circostante, ridisegnato da Antonio de Grecis e abbellito da aiuole con piante tipiche della macchia mediterranea.

L’interno presenta un’unica navata con volta ellittica, affiancata da vani minori con volte a botte. La navata incrocia il transetto prima di aprirsi al presbiterio: una chiesa tutta di pietra con cupole a trullo, a testimonianza della civiltà contadina che vi riconosceva la metafora stessa del cielo, nonché una preghiera che s’innalza nel cielo azzurro intenso.
All’interno spiccano presenze artistiche di valore: la Via Crucis di Tullia Matania su marmo bianco di Carrara, una rappresentazione della forza espressiva che culmina nella maestosa pala della Risurrezione, un avvilupparsi di corpi e volti del Cristo in titanica ascesa dai vincoli della morte verso l’eternità dello Spirito. Impreziosiscono la chiesa, inoltre, le prestigiose opere di Raffaele Spizzico: le vetrate policrome, tra cui tre rosoni e la simbologia dei quattro evangelisti alla base del grande trullo: le opere in terracotta che restano, con la loro autorevolezza semantica, la voce della nostra terra e della nostra gente: il Crocifisso, l’Addolorata, l’Altare del Sacramento, l’Angelo della Chiesa, le padelle delle luci: e il San Nicola in bronzo. Nell’abside, poi, troneggia l’organo a canne JobeL a trasmissione meccanica, costruito dalla Ditta Cav. Francesco Zanin di Codroipo per celebrare il giubileo del 2000.

Testi a cura dell’Associazione Pro Selva – Selva di Fasano

Si ringraziano:

il FAI della Provincia di Brindisi;

le famiglie che gentilmente hanno ospitato la manifestazione;

l’amico Mario Carlucci.

2 commenti

  1. Ad ogni accogliente “posticino” campestre fa riscontro, come in questo caso, una linda chiesetta composta con accuratezza devozionale e artistica.

    1. E’proprio così! Nelle campagne dove c’era un centro agricolo più grande, nasceva di solito una cappella per consentire di pregare senza essere costretti a fare troppa strada per trovare una chiesa. Quando il numero dei fedeli lo consentiva nascevano delle vere e proprie chiesette. Ciao.

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