Il capitello figurato della chiesa di S. Benedetto a Brindisi

La presenza dei Benedettini in Puglia risale ai secoli VI e VII.
All’arrivo dei Normanni in Brindisi, esisteva già il monastero benedettino sull’isola di Sant’Andrea, fondato nel 1059, distrutto nel 1481 per consentire la fortificazione aragonese.
La chiesa di S. Benedetto segue di circa un secolo la sua fondazione originaria ed amplia l’impianto preesistente di Santa Maria Veterana, recuperando conci lapidei in carparo, modanature in marmo e colonne in pietra provenienti dallo spoglio di edifici romani. La nuova chiesa ha impianto rettangolare, sviluppato su tre navate e quattro campate. All’interno colonne in pietra e lesene, sormontate da capitelli in pietra. Di questi ultimi, cinque sono di tipo corinzio ed uno, quello posto sulla prima colonna di sinistra, rappresenta buoi, leoni ed arieti a teste unite riproponendo forme comuni anche della cultura preromanica.
Pina Belli D’Elia, storica dell’arte e docente universitaria di Storia dell’arte medioevale, nel libro da lei curato “Alle sorgenti del Romanico – Puglia XI secolo” , dice che i capitelli di San Benedetto di Brindisi, discendono chiaramente da quelli dell’Isola di S. Andrea. Ma che pure nulla hanno in comune con quei modelli dal punto di vista della fattura, dello stile, prodotti come sono di maestranze ben diverse, con caratteristiche proprie.
Il capitello a cui si riferiva la studiosa, era senza dubbio il “capitello con animali”, sito sotto i portici del Museo Archeologico Ribezzo, che, insieme ad altri tre esemplari, sono fra i più singolari pezzi di scultura rinvenuti in Puglia ed anche tra i più notevoli come dimensioni e qualità.
Su una fila di foglie d’acanto finemente traforata, molto aderenti al fusto, passano quattro grandi animali, ognuno dei quali occupa una faccia del capitello: un bue, un leone con una vittima tra gli artigli, due arieti. Il leone e il bue si voltano le terga, che si accavallano allo spigolo e inseguono i due arieti che si incontrano con una sola testa in comune sullo spigolo opposto. La bozza al centro delle facce è foggiata in forma di protome (creatura fantastica ndr) mostruosa che azzanna i quattro animali in mezzo alla schiena (quella sul dorso del leone è scomparsa).
Lo stesso schema è ripetuto, identico, se pur con diversa fattura, sul capitello di San Benedetto. Il capitello proviene sicuramente dall’isola di S. Andrea, dove lo scoprì il Wackernagel agli inizi del Novecento, trasformato in acquasantiera, in una cappella allora usata come magazzino.
Abstract: Pina Belli D’Elia, “Alle sorgenti del Romanico – Puglia XI secolo”; Giovanni Matichecchia, S. Giovanni al Sepolcro e S. Benedetto a Brindisi
Per approfondire:
I grandi capitelli di S. Andrea all’isola – http://wp.me/p8GemW-2Aj
Chiesa di San Benedetto – http://wp.me/p8GemW-13q

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *