Palazzo Granafei Nervegna

Palazzo Granafei Nervegna

“Il complesso noto come Palazzo Nervegna fu costruito attorno al 1565 dalla famiglia Granafei, dalla quale prendeva il nome, quale “Strada delli Granafei”, la via antistante.

Nel 1862 Giorgio Granafei vendette il palazzo ai fratelli Nervegna ed a questi si deve il suo nome comune.

Nel 1921 il palazzo fu venduto al Piccolo Credito Cattolico e nel 1930 il Comune lo rilevò adibendolo l’anno successivo a sede del Tribunale, rimasta in funzione fino al 1976.

Il palazzo agli inizi dell’ottocento risultava essere composto da vani terreni 20, primo piano 20  e secondo piano vani 20, oltre al giardino.

Il prospetto tardo-rinascimentale è diviso in tre ordini da fasce marcapiano ed il portale è sovrastato dallo stemma della famiglia raffigurante un leone rampante che reca con le zampe anteriori un fascio di spighe di grano ed è voltato alla parte sinistra, in segno di venerazione verso una croce. Le spighe presenti nello stemma, sono riconducibili alla teoria secondo la quale il primo dei Granafei, venuto da Costantinopoli, fosse un commerciante di grano: da qui il loro cognome grana fert. Altri stemmi sono posti nell’edificio.

 

Portale d’accesso

Stemma della famiglia Granafei

Stemma famiglia Granafei – ingrandimento

Nel palazzo si fondono motivi rinascimentali e soluzioni che precedono il barocco, come le ringhiere in balaustri di pietra dei balconi, ed elementi della cultura locale come le mensole dei balconi stessi.

Di notevole importanza è la decorazione plastica che interessa gli elementi architettonici della facciata: le finestre, una diversa dall’altra, presentano motivi ad intreccio, decorazioni a foglie d’acanto, elementi morfologici e motivi classicheggianti, riscontrabili nel timpano che sormonta la finestra accanto al portone.

Sulla cornice marcapiano sono presenti quattro iscrizioni latine:

” Il saggio costruisce la casa mentre lo stolto la distrugge”;

“A che servono allo stolto le ricchezze dal momento che non può comprare la saggezza?”;

“Chi risponde prima di aver ascoltato si mostra sciocco e degno di biasimo”;

“Non amare il sonno per non immiserire”.

Il Palazzo visto di giorno.

Particolare della finestra

Particolare del balcone

 

La suggestione del Palazzo illuminato di sera.

Giardino adiacente al Palazzo Granafei Nervegna, da cui è possibile accedere direttamente alla sala della Colonna.

Viale d’accesso alla Sala della Colonna

Porta d’accesso alla Sala della Colonna

Porta d’accesso alla Sala della Colonna

Muro laterale

Particolare del laterale

Giardino lato nord pal. Granafei Nervegna

Particolare del giardino

Particolare del giardino

Vista case di fronte al giardino

Particolare del muro di fronte al giardino

Balcone in via Duomo, confinante con giardino palazzo Granafei Nervegna

I lavori di restauro del complesso, ultimati nel 2007, sono stati realizzati nell’ambito del programma di finanziamento Accordo di programma quadro Stato-Regione Puglia” (1)

Il giardino del palazzo, successivamente, si estenderà nell’area in cui era situata la basilica alto-medievale di San Pelino che, nel 1606 risultava diruta e profanata. (2)

Oggi, “L’edificio è stato destinato ad importante contenitore culturale: la sala principale a piano terra che fu dell’udienza, oggi è stata trasformata nella suggestiva “Sala della Colonna” ed ospita alcuni componenti originali della colonna romana, il capitello, il pulvino e ultimo rocchio. (orari per le visite guidate gratuite: da martedì a domenica 10,00-13,00 e 17,00-20,00)”

La storia e le epigrafi delle colonne sono state trattate da Brundarte a QUESTO LINK  

Di seguito una carrellata di foto dell’originale della Colonna Romana esposto a Palazzo Granafei Nervegna

Originale della Colonna Romana esposto a Palazzo Granafei Nervegna

“Il capitello conservato offre un esempio di eccezionale livello della cultura artistica di età Severiana: opera di maestranze orientali, accentua l’espressività e il disegno compositivo attraverso profonde incisioni a traforo e l’aggetto dell’altorilievo, in maniera da renderlo ben visibile dal basso.

Comprende complessivamente dodici figure, quattro maggiori sulle facce principali, rappresentate solo con il busto, e coppie di due minori agli spigoli, queste ultime per intero, ma ben visibili solo nella parte superiore del corpo, mentre quella inferiore, pisciforme, si appiattisce sullo sfondo. Questi otto personaggi sono tratti dal repertorio mitologico e rappresentano divinità secondarie del mare, tritoni in atto di suonare entro strumenti musicali ricavati da conchiglie marine.

Le quattro figure maggiori, due maschili e due femminili alternate, sono anch’esse divinità marine, raffigurate nell’atto simbolico di sorreggere l’abaco del capitello; possiamo immaginare che, al di sopra dell’ultimo rocchio decorato conservato, potesse ergersi la statua colossale del personaggio onorato, che appariva quindi idealmente sorretto nella sua gloria proprio dalle stesse divinità.

E’ difficile per il momento proporre nomi per i singoli personaggi principali, ma è probabile che si tratti di Nettuno, Anfitrite, Oceano e Teti.

Il capitello esemplifica dunque un breve racconto per immagini, usando una tipologia eccezionale, quella dell’ordine corinzio figurato. E’ singolare notare che, proprio nell’area del vicino edificio di culto, sotto la Cattedrale di Brindisi, sono stati trovati altri capitelli analoghi, questa volta molto più antichi, risalenti forse al III secolo a.C. Questi rivelano come si possa essere istituito un collegamento anche ornamentale tra i diversi elementi che si affacciavano su questa piazza prospiciente il mare, luogo emblematico della Brindisi romana, vera e propria acropoli rappresentativa della città.” (3)

“Alla fine del IX secolo e dopo decenni di devastazioni le due colonne, miracolosamente sopravvissute, rappresentano il segno della ricostruzione bizantina e della rinascita occidentale, come testimonia l’epigrafe sul basamento della colonna integra.

Il 20 novembre del 1528 una delle due colonne rovinò al suolo e i rocchi trasferiti per volere del sindaco Stea a Lecce nel 1657, per erigervi la statua di S. Oronzo. A proposito di questa circostanza il canonico Camassa ebbe a scrivere nel 1934 come “la cittadinanza non sapeva adagiarsi all’idea di essere privata di quei marmi, muti testimoni della sua antica grandezza”.

Nel 1940 i pericoli delle incursioni aeree impongono, il primo smontaggio della colonna superstite; nuovamente nel 1995 si procede allo stesso intervento, a seguito di distacchi di materiale lapideo a partire dal 1980, come effetto del terremoto che ebbe l’epicentro nelle regioni dell’Irpinia e della Lucania. A conclusione di un lungo dibattito, nel 2003 la Colonna fu rimontata con la sostituzione in calchi dei componenti superiori: pulvino, capitello, e ultimo rocchio. Quelli originali sono stati trasferiti il 18 settembre del 2007 presso la vecchia sala delle udienze della ex Corte d’Assise.” (4)
“La restante parte del Palazzo Granafei-Nervegna è stato aperto il 29 marzo 2008 con l’inaugurazione della mostra antologica di Marcello Avenali.”

Ingresso di Palazzo Granafei Nervegna

 

Ingresso – Particolare della volta

In una saletta all’entrata è posta la “Maschera di Crono proveniente dalla Torre dell’Orologio (1763 – 1956)”.

Maschera di Crono proveniente dalla Torre dell’Orologio (1763 – 1956)

Ballatoio interno al cortile

Ballatoio interno al cortile

“I lavori di recupero non sono stati ancora completati, in alcuni locali del piano terra e nella parte esterna (giardino posteriore) proseguono gli scavi archeologici, qui sono stati rinvenuti pavimenti di una domus del periodo imperiale (II sec. d.C.). Interessante il mosaico policromo con rete di stelle di otto rombi e pannello centrale forse con tema marino, il mosaico a rete di ottagoni ed emblema in lastre di materiali pregiati e il commesso di grandi lastre di marmo chiaro venato.
I lavori possono individuare ulteriori stratigrafie romane e medievali con relativa pavimentazione.

A – Vano con mosaico

 

D – Vano di servizio pavimentato con tessere fittili

F – Ambiente pavimentato con lastre di marmo e mosaico

C – Ambiente pavimentato in opus sectile

Il Palazzo ospiterà anche l’Università del Salento, strutture di sperimentazione e formazione e nel piano superiore gli uffici di rappresentanza del Sindaco e dell’Amministrazione Comunale.”

Il cortile è attualmente usato per l’esposizione de “la Lancia Aurelia della Fondazione M. Rosaria Giannelli. Realizzata nel 1952 ed immatricolata l’anno successivo, l’auto fu acquistata dal podestà Serafino Giannelli per lire 2.770.000 e, quindi, rientrante nella proprietà poi trasferita alla istituita Fondazione e sino ad allora tenuta all’interno della Masseria Pignicedda.” (5)

Le informazioni sono state tratte da:

(1) Documentazione presso Palazzo Granafei-Nervegna dell’arch. M. Marinazzo

(2) G. Carito, Brindisi Nuova Guida

(3) Le colonne romane di Brindisi, di Assunta Cocchiaro. Publimax Brindisi, 2007 (?)

(4) Documentazione presso Palazzo Granafei-Nervegna avente per tema “Le colonne romane”

(5) Documentazione presso Palazzo Granafei-Nervegna avente per oggetto la vettura storica “Lancia Aurelia”

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