Il Palazzo INPS sostituisce la Torre dell’Orologio

Il giorno 13 del mese di febbraio del 1956, nella foga distruttrice di ciò che era considerato “vecchio” che seguì la seconda guerra mondiale, fu demolita la settecentesca torre dell’orologio che per secoli era stata centro della vita civile, punto di riferimento e simbolo della città di Brindisi.

La torre era situata nella piazza principale della Brindisi che si andava configurando dopo gli interventi urbanistici del 1464-84, piazza dei nobili, in prossimità del palazzo comunale o Sedile e della Pretura cittadina. Chiamata affettuosamente “lu tirloci ti la chiazza” costituiva il cuore della città, quello in cui si svolgeva cioè la vita commerciale, civile, politica e amministrativa.

Questa torre campanaria di 4 piani, in carparo di Trepuzzi, dalle linee barocche sorse tra il settembre 1763 e l’aprile 1764 e fu posta in posizione d’angolo del quadrilatero di Piazza Sedile, in sostituzione di un’altra di più modeste proporzioni quasi completamente distrutta dal terremoto del 1743.

Ai lati della costruzione c’erano due carceri dove in epoca borbonica venivano rinchiusi, in fermo di polizia, i patrioti del Risorgimento. Una volta realizzata l’Unità d’Italia ed eliminate le prigioni, nel 1889 la massoneria brindisina (la “famiglia”) fece apporre al secondo livello della torre una epigrafe su lastra di marmo in onore di Giuseppe Mazzini:

A

GIUSEPPE MAZZINI

LA RICONOSCENZA DELL’UMANITA’

E DELLA PATRIA

LA FAMIGLIA BRINDISINA
TESTIMONIAVA

A X MARZO MDCCCLXXXIX

Al terzo livello c’era il grande quadrante dell’orologio, illuminato di sera, con sfere grandi come lance e quindi ben visibili da lontano. Al quarto ed ultimo livello la cupola della cella campanaria, sovrastata da una minuscola banderuola.

Delle demolizione della Torre dell’Orologio era stato quasi profeta Agostino Chimienti, più noto come papa Iustino, che già nel 1891 aveva provocatoriamente richiesto l’abbattimento dellu tirloci ti la chiazza quando fu deliberata, sindaco Engelberto Dionisi, la demolizione della attigua loggia antistante il seggio del pubblico reggimento, appunto nella Piazza del Sedile:

LU TIRLOCI TI LA CHIAZZA

Lu tirloci ti la chiazza  nò sta ssona pi lla bili,
Pirc’è persu lu cumpagnu  ch’era appuntu lu Sitili.

Amicuni ti tant’anni  notte e giurnu sempre uniti
Nd’annu vistu contrabbandi, ntrighi e uerri ti partiti!

No’ vvi dicu e no’ vvi cuntu, ti li schiaffi e scurfigghiuni,
Quando Brindisi ubbitia alli nobili marpiuni!

Nd’hannu vistu carciarati, propria quasi fin’a ieri,
A ddo’ sta mo’ lu saloni ti Brancasi lu varvieri!

Mo’ è rimastu sulu sulu; e di cchiù senza nu razzu,
Pi llu povuru Tirloci veramenti è ‘nnu mbarazzu!

E di chiù Don Pietru Antoniu, ca dda’ ncucchiu è fabbricatu,
Senza tanti cumprimenti, l’uecchi drittu l’è cicatu.

Mestru Pè, né ssient’à mei? Chianu chianu e doci doci,
Pi no’ ffarli tanto mali, Mena an terra lu Tirloci.

Senza uecchi e senza razzu, e di cchiù senza l’amicu,
Mestru Pe’, no ffà lu tuestu, so’ do’ voti ci lu ticu.

Dai ricordi di Eduardo Musciacco, che visse per oltre 32 anni all’ombra della torre dell’Orologio, una innamorata descrizione della sua collocazione:

La “torre ti lu tirlosci” appariva più alta di quanto non fosse realmente, sovrastando vecchi, modesti e bassi fabbricati che le si affiancavano per tutta la lunghezza della Piazza. Al pianterreno si trovavano le botteghe artigiane con i barbieri Soppressa e Andriola e i sarti Bianchi, D Alò e Spagnolo; vi era anche la fornitissima merceria Brunetti e poco distante la rinomata maglieria Battaglia. Tra le quinte scenografiche del quadrilatero che delineava la piazza, sul lato opposto, in commistione tra il vecchio e il nuovo, in sostituzione della diroccata Pretura, venne elevata con l’avvento del Fascismo la sede del Comando della Milizia che non presentava alcun pregio architettonico, con chiaro aspetto di caserma. Sul lato corto, sulla sinistra guardando l’orologio, esisteva in origine il Convento donato nel 1304 da Carlo D’Angiò ai padri domenicani della Maddalena. Soppresso dalla dominazione francese rimase abbandonato fino a che nel 1836 venne acquistato da un funzionario borbonico di nome Ercolini che lo trasformò in dimora signorile. All’unificazione del Regno d’Italia divenne sede del Municipio. L’unico palazzo che rimane oggi in piedi è la residenza dell’antica famiglia Sala. Chiudeva lo scenario tra la via Maestra, ora Filomeno Consiglio, e vico Orologio, ora via Raffaele Rubini, Casa Musciacco che, facendo angolo, aveva sulla piazza un grande terrazzo, su cui spiccavano gli stemmi dei due consolati onorari di Portogallo e Olanda. Il fabbricato con il giardino interno, occupava l’intera area su cui ora sono le Assicurazioni Generali.

ontagna
Foto Cosimo Prudentino

La progettata demolizione della torre che doveva lasciare spazio alla costruzione della nuova sede dell’INPS suscitò la vivace reazione dello storico Nicola Vacca rimasta purtroppo inascoltata:

Dopo tanti anni, il rabbioso perentorio invito di papa Ustinu a demolire la torre – espressione irata di grande amore per la sua città – sembra sia stato preso alla lettera dagli odierni barbassori del cemento armato che hanno progettato il solito scatolone che sarà adibito a sede della Previdenza Sociale. Gli accaniti congiurati, che impuniti imperversano sotto il segno della bruttezza contro le nostre belle città, hanno dannato alla demolizione la interessante barocca torre dell’orologio, poiché per loro è più facile demolire che creare opere che possano reggere il confronto con quelle, pur modeste, del passato. Io ho fatto il mio dovere dando l’allarme, gli organi preposti alla tutela del monumento facciano il loro. (Bibl. N. Vacca – Brindisi ignorata – Vecchi e C. Editori Trani 1954).

Non furono molti però i brindisini illuminati a protestare per la scelta operata e, dopo circa due secoli di vita, la mattina del 13 febbraio del 1956 ebbero inizio i lavori, in verità ad opera di maestranze non del luogo, per demolire lu tirlosci ti la chiazza.

img678 - Piazza Sedile e Torre dell'orologio come erano nella seconda metà dell'800
Piazza Sedile e Torre dell’orologio come erano nella seconda metà dell’800 – BAD, Fototeca Briamo

Alcune note sulla Torre dell’Orologio
Sul pamphlet stampato da Studio Arco Sala, a cura degli Amici della De Leo e della città di Brindisi troviamo alcune interessanti note dello storico Giacomo Carito sulla Torre dell’Orologio da cuiabbiamo estratto una breve sintesi: Porta Reale, dal lato del porto, costituiva, in pendant con Porta Mesagne, il terminale del nuovo principale asse cittadino, leggibile attraverso le attuali vie: Carmine, Ferrante Fornari, Filomeno Consiglio. Quest’ultima denominazione si sovrappone a quella ancor viva di via Maestra.. Si allineano qui i simboli del potere civico..funzionale all’ubicazione in essa di nuove funzioni e nuovi valori emblematici delle mutate circostanze politiche: palazzi, chiese, monumenti sostituiscono le precedenti private dimore definendo un modello di città ideale proprio delle nuove classi dominanti.
In tale contesto si collocano le fabbriche del Sedile e della Torre dell’Orologio, simboli della buova città configurata dagli interventi urbanistici del 1464-84.. Della Torre dell’Orologio è menzione in un documento del 1615.. L’ubicazione corrisponde a quella ben nota considerando che è collocata nelle vicinanze della pubblica piazza ossia della chiesa e convento di S. Maria Maddalena sul cui sito sarebbe poi sorto l’attuale Palazzo di Città.. Nel 1729, sindaco Francesco Basimeo, l’orologio non funzionava e..la città è diventata una massaria, non sapendosi che ora sia, e specialmente quando non vi è il sole, essendo l’aria nuvolata. Nel 1742 fu dipinta nell’orologio della piazza la sfera, e i santi protettori dal sindaco Giovanni Leanza. Nel 1763 si decise la costruzione di una nuova Torre dell’Orologio in luogo dell’antica..
Il 10 febbraio 1846 il consiglio dei decurioni stabilisce l’acquisto di “una macchina nuova sia in Napoli sia nell’estero” per l’orologio pubblico.
Nel 1853 nelle carceri sotto l’orologio è incarcerato, la sera del 18 ottobre, Camillo Monaco (1819-96), patriota di Oria. Da otto mesi era “in domicilio forzoso a Brindisi”; il suo arresto si deve alla circostanza che, ricorrendo l’onomastico del sovrano e intonandosi in teatro dall’orchestra l’inno borbonico, sarebbe uscito dalla sala per tornarvi ad esecuzione avvenuta.

E’ interessante ricostruire attraverso le fonti dell’epoca come la politica e la cittadinanza stessa spinsero per questa demolizione e per la costruzione del Palazzo dell’INPS: sul numero del 21 gennaio 1950 del settimanale politico indipendente della Provincia di Brindisi “La Freccia” si legge:

Per la costruzione della nuova sede dell’INPS

Il Presidente della Deputazione Provinciale Dr. Perrino ed il Dirigente provinciale dell’INPS Dr. Lascaro hanno recentemente interessato l’On. Corsi Presidente dell’INPS per  la costruzione della sede in Brindisi, costruzione resa urgente dalla critica situazione edilizia cittadina e dalle necessità funzionali dell’Istituto.

Prendendo in pronta considerazione tale richiesta, nei giorni scorsi sono stati inviati a Brindisi alcuni tecnici i quali hanno preso contatto con le Autorità cittadine e si è prescelta nella zona a ridosso del Banco di Napoli fino alla torre dell’orologio, l’area destinata alla costruzione del grande edificio.

Facilitata così, da parte delle Autorità locali il problema dell’area, la Direzione Centrale dell’INPS dovrà ora provvedere alla redazione del progetto e della pratica relativa per l’esecuzione. Tutta la cittadinanza fa voti perchè l’opera venga attuata al più presto, coronando così un’aspirazione ed una promessa di oltre un decennio.

P1520720
BAD, “La Freccia”, 21 gennaio 1950

P1520718

Questo invece un articolo pubblicato sempre su “La freccia” il 15 aprile del 1950:

Questa volta, NO!

Abbiamo pubblicato, la scorsa settimana, un articolo di “Quidam», dal titolo “QUESTA VOLTA, NO*, riguardante l’edilizia cittadina e precisamente la possibilità che si offre a Brindisi che venga costruito da parte del tanto benemerito Istituto della Previdenza Sociale la propria sede se potrà essere acquistato a prezzo equo il suolo compreso tra il Banco di Napoli e la Torre dell’Orologio. “Quidam» ricordava in proposito che già nel 1921 si ebbe una occasione simile, occasione sfumata a seguito del rifiuto di un solo proprietario, ma che stavolta, NO, perdiana, non deve ripetersi una cosa simile che va a tutto danno della nostra cara città che in fatto di edilizia ha lasciato sempre a desiderare per mancanza di iniziativa privata a costruire ed a sopraelevare specie nelle strade o piazze principali.

All’articolo di “Quidam» facemmo seguire una nota di redazione augurandoci che “La Freccia» non fosse costretta in un prossimo domani a mettere alla gogna eventuali sabotatori dell’iniziativa bellissima, ma, al contrario, che potesse additare tutti i proprietari dell’area in questione, alla considerazione dei cittadini tutti.

Orbene, ci risulta che è stata promossa in Prefettura una riunione dei suddetti proprietari e che tutti – TRANNE UNO – (brindisino d’importazione) si sono mostrati molto disposti e ben lieti di contribuire col loro gesto e con pretese umane al miglioramento di quel tratto di piazza che veramente è un “punto nero» di Brindisi per l’occhio sia nostro che dei forestieri.

Dunque, anche stavolta, si tratta, di un solo elemento, il quale antepone ogni e qualsiasi suo interesse personale alla sua città che dimostra, così continuando a fare, di non amare affatto. Ciò è incontrovertibilmente riprovevole e ci procura una certa nausea e un certo malumore.

Oggi i tempi son cambiati, oggi deve essere tutto un fervore ricostruttivo al quale non bisogna partecipare soltanto a chiacchiere, chiusi nel solito, riprovevole, disgustevole egoismo conservatore. Bisogna andare coi tempi, bisogna modernizzarsi, bisogna avere una mentalità più elastica ed una intelligenza più sveglia, bisogna seguire il passo se non si vuole restare indietro e vilipesi da quanti hanno maggior senso di amor proprio e un più deciso ritmo di marcia.

Non facciamo nome, per adesso. Con l’augurio che la persona ostinata addivenga a migliore consiglio, pensandoci su.

Per il bene, nel nome di Brindisi e, in conseguenza, pensiamo, anche per il suo bene.

Se per bene non intendiamo soltanto quello materiale, ma anche e soprattutto quello morale!!!

P1520754
BAD, “La Freccia”, 15 aprile 1950

P1520752

Questa invece la posizione della federazione del Partito Socialista dei Lavoratori Italiani in un telegramma inviato all’On. Corsi, Presidente dell’INPS:

“Nome compagni et lavoratori brindisi et provincia pregoti approvare costruzione sede Previdenza Sociale scopo lavoro disoccupati et dare sede Istituto” Ft Spina

P1520722

Le foto d’epoca della Fototeca Briamo – conservate presso la Biblioteca Pubblica Arcivescovile “A. De Leo” – che testimoniano la bellezza della Torre dell’Orologio e i lavori di demolizione.

img675 - Piazza Sedile, Campanile dell'orologio pubblico
Piazza Sedile, Campanile dell’orologio pubblico – BAD, Fototeca Briamo.
img676 - Piazza Sedile con Campanile dell'orologio pubblico
Piazza Sedile con Campanile dell’orologio pubblico – BAD, Fototeca Briamo
img683 - Piazza Sedile ang. piazza Vittoria e campanile dell'orologio
Piazza Sedile ang. piazza Vittoria e campanile dell’orologio- BAD, Fototeca Briamo
img682 - Angolo Piazza Sedile - Piazza Vittoria prima della costruzione del pal. INPS
Angolo Piazza Sedile – Piazza Vittoria prima della costruzione del pal. INPS – BAD, Fototeca Briamo

Questi i primi colpi di piccone della demolizione

img677 - Piazza Sedile, Torre dell'orologio, I primi colpi di piccone per la demolizione
Piazza Sedile, Torre dell’orologio, I primi colpi di piccone per la demolizione – BAD, Fototeca Briamo
BAD, Fototeca Briamo, Torre dell'Orologio
Demolizione Torre dell’Orologio – BAD, Fototeca Briamo

Unico resto dell’intera costruzione è il mascherone di Crono che sormontava il quadrante dell’orologio, un reperto dimenticato per anni nel deposito esterno di San Giovanni al Sepolcro e che, grazie all’interessamento del Gruppo Archeologico Brindisino, è stato restaurato ed è oggi esposto in una saletta di Palazzo Granafei Nervegna.

Maschera di Crono proveniente dalla Torre dell’Orologio (1763 – 1956)

Nel 2006, nel luogo dove sorgeva l’antico campanile, è stato collocato un bassorilievo in bronzo rappresentante la torre dell’orologio e il popolo brindisino che si agita ai suoi piedi, realizzato e donato dal maestro Giuseppe Marzano al fine di conservare la memoria storica del monumento e dello scempio operato. La fusione del bronzo per la realizzazione del pannello è stata ottenuta con i soldi donati dai brindisini (un euro a testa), un modo per rimpossessarsi simbolicamente dell’antica Torre.

IMG_1751

Questa invece la foto dell’inaugurazione della Sede dell’INPS con l’Arcivescovo Mons. Margiotta, il Can. Pizzigallo, l’On. Caiati e l’On. Corsi, presidente dell’INPS.

20150625_0060

Così si presenta oggi il Palazzo INPS. La Torre dell’Orologio rimane nei ricordi degli anziani e nelle testimonianze fotografiche.

 

IMG_1759.JPG

PRIMAEDOPO – Se confrontiamo una foto di inizio secolo scorso con una attuale, notiamo che la parte “alta” di piazza Vittoria confinante con le vie F. Consiglio, Santi e F. Fornari è stata soggetta nel corso del XX secolo a molteplici trasformazioni.
La prima foto, degli inizi del novecento, ha sullo sfondo la settecentesca Torre dell’Orologio ed è ovviamente precedente al suo abbattimento avvenuto nel 1956 (per approfondire vedi il nostro articolo http://wp.me/p8GemW-1XO).
All’epoca furono molte le proteste dell’opinione pubblica, e ad esse si associarono anche gli architetti Aymonino e Lenci incaricati di redigere il piano regolatore della città. Si stava distruggendo, insieme ad un pezzo di storia del Risorgimento, anche un “elegante campanile in pietra da taglio di stile neoclassico” che rappresentava le “vestigia di una civiltà e di un livello architettonico scomparso”.
“Carlo Aymonino propose pubblicamente all’INPS che aveva acquistato il suolo per costruire la sua sede provinciale, di risparmiare l’antico monumento, studiando una soluzione architettonica che potesse in parte legarsi alla torre con un portico o con qualche altra invenzione”.
Ma l’INPS fu irremovibile e accampando questioni burocratiche ne pretese la demolizione. Si tenga presente, però, che tra le prescrizioni della concessione edilizia data all’INPS era previsto l’obbligo di destinare ad attività commerciali il piano terra, con lo scopo di non rendere meno attiva una piazza così importante per il centro storico.
La seconda foto è una cartolina con la nuova conformazione della piazza e quindi successiva al 1956 che, al pianterreno del palazzo vede un salone espositivo FIAT e sul lato sinistro dell’ingresso INPS ci sono ancora la Libreria Piazzo e il negozio di elettrodomestici AEG Carone; non era ancora stato costruito il Monumento al Bersagliere e sulla piazza c’è il mercato dei fiori.
Agli inizi degli anni ’90, è già iniziato il processo di desertificazione del centro storico, non c’è più il mercato dei fiori in piazza e con il trasferimento dell’ultimo negozio, la libreria Piazzo, si conclude l’operazione di acquisizione da parte dell’INPS di tutti i locali commerciali facenti parte del palazzo.
La terza foto, scattata ai giorni nostri, ci mostra il nuovo aspetto assunto dalla piazza, con il Monumento al Bersagliere in una grande aiuola spartitraffico e il palazzo INPS completamente “liberato” dalle attività commerciali.
 
– Bibliografia e citazioni sono prese dal libro di D. Caiulo, Storia e Progetto della riqualificazione urbana, Schena ed.
Accadde Oggi a Brindisi
13/02/1956 – Nella foga distruttrice di ciò che era considerato “vecchio” e che seguì alla seconda guerra mondiale, fu demolita la settecentesca Torre dell’Orologio che, per secoli, era stata centro della vita civile, punto di riferimento e simbolo della città di Brindisi.
Oggi proponiamo, per chi ancora non lo conoscesse, l’intervento di Laura Casone, studiosa brindisina, a proposito di quanto accadde, e, che costrinse, politici e amministratori dell’epoca, a fare i conti con l’abbandono dei monumenti e luoghi storici per una nuova forma urbana.
“La Torre sorgeva nell’attuale piazza Vittoria, allora piazza Sedile; fu costruita dopo il terremoto del 1743 su una precedente torre seicentesca. Lungo i lati destro e sinistro e nei sotterranei erano collocate le due ali delle “carceri formali”, celebri per avere ospitato nel 1853 un patriota di Oria, Camillo Monaco; nel 1889 fu apposta una lastra con un’iscrizione in memoria di Giuseppe Mazzini e dei moti risorgimentali.
(..) “Nel gennaio del 1956, corse voce che, con i vecchi, fatiscenti caseggiati di piazza Vittoria e di piazza Sedile, sarebbe stata demolita anche la Torre dell’Orologio, ma nessuno volle crederci. Va bene – si diceva – per le casupole, ma per la Torre dell’Orologio, no. D’altra parte la storicità del monumento e la sua posizione d’angolo nel quadrilatero destinato alla demolizione erano elementi più che validi ad imporne la conservazione, senza, peraltro, creare problemi all’erigendo edificio della Previdenza Sociale. Ed invece… quella voce si tradusse in fatti, e il 13 febbraio di quel medesimo anno, il piccone demolitore cominciò ad affondare i suoi colpi sulla cupoletta a fastigio della Torre, provocando nei cittadini stupore e sdegno per tanto delitto, di cui presto o tardi si risponde al tribunale della Storia”. (in A. Del Sordo, Vecchia Brindisi..pp.113-116)
Sono parole indicative dell’impressione che la demolizione suscitò nei cittadini che da sempre avevano considerato la Torre dell’Orologio un’importante testimonianza della storia di Brindisi, oltre che irrinunciabile simbolo civico. Il monumento occupava quindi un posto particolare nella memoria della città e altrettanto singolare appare sia l’attaccamento nei suoi confronti, sia il contrasto insanabile che si venne a creare tra l’opinione pubblica e le autorità locali.
La demolizione era stata progettata fin dal 1954: nel maggio di quell’anno, l’Ispettore onorario Cafiero ne dava comunicazione alla Soprintendenza, precisando che l’abbattimento sarebbe servito alla costruzione della nuova sede dell’Istituto per la Previdenza Sociale; rammentava inoltre i “molti ricordi storici cittadini” legati al monumento e i reclami presentati dalla cittadinanza per impedirne la distruzione (Archivio Soprintendenza di Bari). Il Soprintendente Schettini rispose chiedendo al Sindaco l’intera documentazione relativa al progetto per poter formulare preventivamente il proprio parere.
Il Sindaco rispose a sua volta al Soprintendente sottolineando che “la Torre dell’Orologio sita in […] piazza Sedile è una modesta costruzione barocca di epoca affatto remota […] e di nessuna importanza storica ed archeologica. La sua eventuale demolizione per far posto ad un imponente edificio moderno che migliorerà notevolmente il centro cittadino dal punto di vista estetico ed urbanistico, non penso possa determinare difficoltà o rimpianti”.
L’età barocca alla quale apparteneva la Torre e l’essere di ostacolo alla realizzazione di una nuova architettura erano le due motivazioni che, secondo le autorità locali, potevano ampiamente giustificare la demolizione dello storico monumento. Ritornava la discriminazione nei confronti del Barocco ma, soprattutto, si ribadiva la subordinazione dei valori storici nei confronti dell’estetica e dell’urbanistica contemporanea. Il principio della conservazione dei monumenti era assente nelle parole del Sindaco, influenzate da una concezione della storia che si fermava all'”antichità” e giudicava “modesto” ciò che apparteneva a un’epoca “non remota”.
Nel gennaio 1956, Schettini tornava a chiedere i progetti del nuovo fabbricato, non ancora inviatigli dall’Istituto Nazionale per la Previdenza Sociale; in quell’occasione dava notizia del telegramma dell’avvocato Ercole Pennetta, Presidente della Società di Storia Patria, perché fosse scongiurata ancora una volta la demolizione. Schettini tornava a ricordare le posizioni della Soprintendenza: o “salvare la Torre e [..] inserirla opportunamente nel nuovo fabbricato” o “adottare una soluzione tale da ricordare degnamente l’esistenza della Torre”•
Quest’ultima possibilità non rientrava nelle disposizioni date nel 1954: si trattava di una malcelata apertura nei confronti del progetto dell’Istituto della Previdenza Sociale e fu evidentemente colta con grande rapidità se di lì a poco venne inviata alla Soprintendenza una tavola illustrativa del palazzo che prevedeva, in effetti, in posizione angolare, una torre dell’orologio, “in ricordo” di quella preesistente. L’edificio e la torre (non più costruita, come è visibile nell’attuale palazzo dell’INPS in piazza Vittoria) costituiscono un’unità architettonica nella quale è difficile cogliere il ricordo della torre settecentesca.
La Torre dell’Orologio venne demolita nel febbraio del 1956.”
Abstract: Laura Casone, Restauri a Brindisi tra Ottocento e Novecento

(*) I Sedili napoletani, detti anche Seggi o Piazze, furono dei parlamenti rappresentativi, nei quali si riunivano i delegati dei vari rioni, gestendo dalla seconda metà del ‘200 per più di cinque secoli ampie attribuzioni amministrative, giuridiche e giudiziarie.

Fonte

La Torre dell’Orologio – Come recuperare una memoria, Amici della Biblioteca Arcivescovile “A. De Leo”, Studio “Arco Sala”, piazza Matteotti 10 dicembre 2015

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *