La facciata del Duomo

Ci racconta il Bacci che fu per merito del cardinal Bailardo che la città ottenne da Ruggero il Guiscardo l’erezione della nuova Cattedrale, nel 1143.
Furono così accolte le preghiere del clero e le calde rimostranze dell’arcivescovo che additavano la chiesa di S. Leucio troppo isolata dall’abitato, con i pericoli conseguenti, per l’avvenuto rimpicciolimento della città.
Ma il terribile terremoto del 20 febbraio 1743 “ridusse ad un ammasso di rovine molti fabbricati della città, e quelli non completamente diroccati, furono in tal modo lesionati che fu necessario l’abbatterli. In queste condizioni si trovarono alcune Chiese, il Seminario del quale cadde metà della facciata, molta parte del Palazzo Arcivescovile , il Campanile crettato (crepato ndr) e in buona parte ruinato, e la Cattedrale in parte caduta e in parte pericolante. (..)

Il pio Arciv. Andrea Maddalena (1724-1743) dopo avere pianto a lungo con i suoi figli desolati, s’impegnò energicamente affinchè l’amata sua Chiesa risorgesse con sollecitudine, incominciando i lavori di abbattimento e di ricostruzione sullo stesso piano e sulle stesse dimensioni. (..) Lo zelante pastore però non ebbe la consolazione di vederla ultimata, perchè alle ore 9 del giorno 11 luglio dello stesso anno (1743) venne colpito da apoplessia fulminante che lo portò alla tomba. (..)

Il degno successore Mons. Antonino Sersale (1744-1754)  coadiuvato dalle generose offerte della città e del clero, prese a continuare i lavori con tale slancio apostolico che la condusse felicemente a termine nel breve spazio di pochi anni, e ai 2 luglio del 1750 fra la gioia universale ne potè compiere la solenne consacrazione, come ne fa fede la memoria epigrafica marmorea murata nella parete  (..). (per approfondire vedi QUI )

Questo dottissimo arcivescovo per accrescere lustro alla sua cattedrale ottenne dalla Santa Sede che il Capitolo Brindisino venisse decorato delle medesime insegne del Rev.mo Capitolo di S. Pietro in Roma, che furono indossate per la prima volta la mattina del 22 novembre 1744. Gli stemmi arcivescovili che si vedono sulla facciata e ripetuti spesso nell’interno, ricordano l’opera benefica di Mons. Andrea Maddalena, quello col bove in piedi; e l’opera di Mons. Antonino Sersale, quello con le striscie trasverssali sullo scudo azzurro. (D. Bacci, Cattedrale Brindisina 1924, p. 111-117)

Facciata prima dei restauri del 1920/23 senza timpano

Ma le modifiche alla facciata non erano ancora finite. “Tra il 1920 e il 1923, ad iniziativa dell’arcivescovo Tommaso Valeri (1910-42) si completò la facciata con un timpano che si pensò di sostituire, coi restauri del 1957 promossi dall’arcivescovo Nicola Margiotta (1953-75) con le statue dei santi Teodoro, Lorenzo da Brindisi, Leucio e Pio X, in cemento, modellate da Alessandro Fiordigiglio.” (G. Carito, Brindisi Nuova Guida p. 38)

Facciata dopo i restauri 1920/23 con timpano

Facciata dopo i restauri del 1957 senza timpano con statue

Con l’ultimo restauro nel 2007 anche queste ultime furono sostituite a loro volta da altrettante statue in pietra leccese, di colore chiaro, di altezza 2,90 m. che rappresentano san Leucio, san Teodoro di Amasea, san Lorenzo da Brindisi e san Giustino de Jacobis. (per approfondire vedi QUI)

 

Facciata dopo i restauri del 2007 e la sostituzione delle statue

Anche gli stemmi sulla facciata esterna finirono per subire delle variazioni col passare del tempo. Difatti, sin da quando ne abbiamo memoria fotografica cioè agli inizi del secolo scorso, troviamo tre armi araldiche intorno al portale e una sulla finestra in alto.
Giuseppe M. Capiferro nel suo “Araldica della città di Brindisi nelle memorie di G. Leanza”, ci informa di quanto già accennato dal Bacci in precedenza, cioè che un esemplare lapideo sulla destra dell’ingresso della Cattedrale, prima dei restauri della facciata alla metà del Novecento è attribuibile all’arcivescovo Andrea Maddalena, napoletano “..de’ chierici regolari minori (..). Intraprese pure la riedificazione di questa cattedrale, rovinata dal terribile tremuoto de’ 20 febbraro 1743, alle ore 23 e mezza d’Italia: opera che non potè condurre a termine, perchè colpito da apoplessia” (Guerrieri 1846, p. 133)

Mentre quello sulla sinistra del portale e in alto sopra la finestra, sono stemmi di Mons. Sersale che successe ad Andrea Maddalena. “Da Benedetto XIV fu elevato alla porpora cardinalizia. Capace ed energico continuò alacremente i lavori di ricostruzione della cattedrale e dell’Episcopio già avviati dal suo predecessore dopo il terremoto del febbraio 1743 (Guerrieri 1846, pp. 154-155)”.

Dello stemma al centro,  sul portale, nulla si sa.
Oggi, a sinistra di chi guarda la Cattedrale troviamo, in materiale non lapideo, lo stemma di Papa Francesco. La sua descrizione araldica dovrebbe assomigliare a questa: “Nel campo blu il sole dorato, su di esso il monogramma IHS di colore rosso, sotto il quale tre chiodi neri [l’emblema dei gesuiti]. Nella parte destra della base dello scudo, una stella d’oro a otto raggi, nella parte sinistra della base del fiore dello stesso colore. Dietro lo scudo, due chiavi incrociate in diagonale, argento a destra, oro a sinistra, chiavi intrecciate con un cingolo. Sopra lo scudo una mitra argentata, su di essa tre cinturini d’oro collegati in una cintura simile con un palo. E’ privo di scritte”.

A destra, dello stesso materiale, lo Stemma della Santa Sede usato abitualmente.

Al centro lo stemma stilizzato dell’arcivescovo Aloisio (Luigi) Morando, della Congregazione degli Stigmatiti, consacrato a Roma il 7 gennaio 1906. Compilò una raccolta di disposizioni sapienti per la Diocesi, ed esercitò l’ufficio Pastorale con zelo di missionario. Per approfondire vedi QUI

Nostro articolo facebook del 10 maggio 2021

Nostro articolo facebook del 10 maggio 2021 – Le statue sul Duomo

Veduta ravvicinata della Loggia Balsamo e delle statue che svettano sulla Cattedrale: San Leucio, San Teodoro, S. Lorenzo e S. Giustino de Jacobis. Ricordiamo che, con l’ultimo restauro del 2007, queste ultime sostituirono quelle poste nel 1957 dallo scultore Alessandro Fiordegiglio ad eccezione di quella di Pio X che fu cambiata con quella di S. Giustino de Jacobis. Quet’ultimo era stato ordinato sacerdote nella nostra c‭ittà, il 12 giugno 1824 e, nel 1836 proprio mentre si trovava a Napoli un’epidemia di colera colpì la città. In questa occasione Giustino dimostrò di avere particolari qualità caritatevoli verso i poveri e i malati.
Nel 1839 fu nominato prefetto apostolico dell’Etiopia e gli fu affidata la fondazione delle missioni cattoliche in quel paese. Dopo aver lavorato con gran successo in Etiopia per otto anni fu nominato vescovo titolare di Nilopoli nel 1847 e poco dopo vicario apostolico dell’Abissinia, ma egli rifiutò la dignità episcopale finché fu obbligato ad accettarla nel 1849. Nonostante la prigionia, l’esilio ed ogni altro genere di persecuzioni da parte della Chiesa ortodossa etiopica, egli riuscì a fondare numerose missioni, a costruire scuole nell’Agame e nell’Akele Guzay in Eritrea per la formazione del clero locale ed a porre le fondamenta della Chiesa cattolica etiope.
Morì sulla strada per Halai, nella moderna Eritrea, ove contava di poter ristabilire la propria salute. Le sue spoglie sono conservate nella città di Hebo.

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