Porta Reale a Brindisi

Della Porta Reale poco si è parlato forse perchè da tanto non se ne ha più traccia. Per avere l’indicazione del luogo in cui era sita e la sua importante funzione, basta leggere quel che scrive R. Jurlaro nella sua introduzione alla Cronaca dei Sindaci (1529-1787) p. XXIV:

– Dell’olio che partiva da Brindisi per Venezia, la documentazione (contenuta nella Cronaca) è preziosa sia perchè indica la quantità, sia perchè indica le consuetudini ed i sistemi di imbarco, sempre all’interno del porto, presso Porta Reale, grosso modo dove sono oggi gli edifici della Capitaneria di Porto che gli Spagnoli avevano, nella loro pianta della città rilevata nel 1738 e qui per la prima volta stampata, indicato come “l’Orillo del mar picolo”.
– Altra importante annotazione che, potrebbe aver determinato in futuro la scomparsa della Porta, è contenuta alla p. 363 sempre della Cronaca: “A dì 20 febbraro 1743, giorno di mercoledì all’ore 23 e tre quarti fu in questa città un terribilissimo tremoto (..) è stato così spaventoso, che ritirandosi il mare,faceansi vedere aperture della terra et il molo di Porta Reale diviso in tre parti.

Come nasce Porta Reale. Dopo il giuramento di Maometto II a Costantinopoli in cui diceva di voler distruggere l’idolatria dei cristiani, e la conseguente terribile sconfitta subita il 12 luglio 1470 dalla repubblica veneta, a Negroponte, lo spavento in tutta la cristianità fu tremendo. Più atterrito di tutti fu il re di Napoli che vedeva esposte al nemico le coste dello Jonio e dell’Adriatico. A preferenza di ogni altra città marittima volse le cure a Brindisi, facendola circondare dalla parte di mare, da solide mura, sormontate da spesse torrette. Il primogenito Alfonso, mandato a Brindisi per sovrintendere alle opere, tentò inutilmente di liberare il canale di accesso al porto da ogni impedimento, ma dovette desistere.

“Nella costruzione delle mura del porto, Alfonso lasciò, rimpetto all’imboccatura del porto interno, dalla parte di levante, una porta che volle, in onore di suo padre intitolare Porta Reale. Al di sopra di essa, in una pietra quadrata, fece incidere una inscrizione che ricordasse l’opera eseguita” (F. Ascoli, La storia di Brindisi p. 170). Nella nota in calce, l’autore affermava nel suo libro pubblicato nel 1886 – “Nulla più esiste, al giorno d’oggi, di questa porta”.

Eppure della Porta Reale qualcosa è rimasto: lo stemma che sovrastava la Porta. Ce lo mostra Giovanni Leanza, con i disegni da lui stesso eseguiti tra la seconda metà dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento. Nella sua raccolta Araldica della città di Brindisi (ed. a cura di Giuseppe M. Capiferro) p. 6, ci dà le seguenti informazioni

– Ubicazione: cortile del Museo Archeologico Prov. “F. Ribezzo”; esemplare lapideo originariamente collocato a Porta Reale, sul sito dell’attuale Capitaneria di Porto.
– Attribuzione Ferdinando I d’Aragona. Stemma non descritto nella Miscellania.

Ai lati dello scudo l’iscrizione F(ERDINANDUS) P(ACIS): sul fondo della cornice la data MCCCCLXXXX.”

Abbiamo rintracciato lo stemma ammurato nel cortile del Museo Ribezzo, ed esso si presenta esattamente come lo aveva disegnato a suo tempo Giovanni Leanza che lo aveva visto su Porta Reale. Uniche eccezioni, la corona che lo sovrastava e l’incisione della data, entrambe mancanti.

 Pianta della città di Brindisi rilevata dagli spagnoli nel 1738

Bibliografia:

R. Jurlaro, Cronaca dei Sindaci di Cagnes e Scalese (1529-1787);

G. Leanza, Araldica della città di Brindisi (ed. a cura di Giuseppe M. Capiferro);

F. Ascoli, La storia di Brindisi

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