Brindisi. Un tesoro in ogni strada. Via Lauro (9)

Si ritiene che il nome della strada, risalente al ‘600, tragga origine da un qualche albero di alloro (lauro) lì presente e da tempo ormai scomparso.
A tale conclusione si giunge considerando che alcune vie, nel passato, prendevano il nome delle piante del luogo (fitonimo). A Brindisi, per esempio, fino a due secoli fa esistevano ancora la “Contrada del Pero” e la “Strada del Gelso Moro”.

Fu Rosario Jurlaro nella sua ricerca archeologica della Forma urbis della città, che, dopo la scoperta della zona archeologica di S. Pietro degli Schiavoni, definì il reticolo viario della Brindisi romana secondo una precisa orientazione Sud-Nord per i cardini ed Est-Ovest per i decumani.
Per l’esattezza

“Si poterono così segnare sulla carta planimetrica della città di Brindisi cinque cardini equidistanti sulle direttrici: il primo di via S. Nicolicchio, piazza Duomo, via S. Chiara; il secondo di via Duomo, via De’ Dominicis; il terzo nell’area (archeologica) di S. Pietro degli Schiavoni; il quarto ove è via Marco Pacuvio; il quinto ove è via Lauro. (..) I due decumani può credersi siano stati uno a sud di via Palma e via Casimiro, l’altro coincidente con via Tarantini-via Santa Barbara”.

Nel luglio del 1959, nei pressi di S. Giovanni al Sepolcro, durante i lavori di ristrutturazione di un appartamento posto al piano terra di uno stabile ubicato in via Lauro, venivano recuperati i frammenti di un cratere, ossia di un vaso figurato attico a figure rosse che, verosimilmente doveva appartenere al corredo di una sepoltura distrutta.
Si trattava di un cratere del tipo a colonnette, probabilmente ascrivibile alla produzione del Pittore di Gottingen – un ceramografo attivo ad Atene nel primo ventennio del V secolo a.C., caratterizzato da un’animata scena di combattimento alla quale partecipano opliti ed arcieri.

Il reperto è ora conservato nella Sala delle Collezioni del Museo Archeologico Ribezzo di Brindisi

Brindisi. A treasure in every street. Via Lauro (9)

It is believed that the street’s name, dating back to the 1600s, originates from a once-present laurel tree (lauro) that has long since disappeared. This conclusion is reached by considering that, in the past, some streets were named after the local plants (phytonyms). In Brindisi, for example, as recent as two centuries ago, there were still “Contrada del Pero” and “Strada del Gelso Moro.”

It was Rosario Jurlaro in his archaeological research of the Forma urbis of the city who, following the discovery of the archaeological area of S. Pietro degli Schiavoni, defined the road network of Roman Brindisi with a precise South-North orientation for the cardines and East-West for the decumani.

To be precise:

“It was possible to mark on the planimetric map of the city of Brindisi five equidistant cardines along the directions: the first on Via S. Nicolicchio, Piazza Duomo, Via S. Chiara; the second on Via Duomo, Via De’ Dominicis; the third in the (archaeological) area of S. Pietro degli Schiavoni; the fourth where Via Marco Pacuvio is; the fifth where Via Lauro is. (…) The two decumani can be believed to have been one to the south of Via Palma and Via Casimiro, the other coinciding with Via Tarantini-Via Santa Barbara.”

In July 1959, near S. Giovanni al Sepolcro, during renovations of an apartment on the ground floor of a building located on Via Lauro, fragments of a red-figure Attic crater were recovered, presumably part of a destroyed burial. It was a crater of the column-type, probably attributed to the production of the Painter of Gottingen – a ceramic artist active in Athens in the early 5th century BCE, characterized by a lively combat scene involving hoplites and archers.

The artifact is now preserved in the Collections Room of the Ribezzo Archaeological Museum in Brindisi.

Abstract:
A. Cocchiaro, Brindisi Romana; A. Del Sordo, Toponomastica brindisina; R. Jurlaro, Primi Dati Sopra l’Impianto Urbanistico di Brindisi Romana; A. Marinazzo, Museo Archeologico Prov. Francesco Ribezzo; Paola Palazzo, Brindisi via Lauro 32 (Proprietà M. Cazzato)

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