Basilica di Santa Caterina d’Alessandria – Galatina (Le)

“La Basilica di Santa Caterina d’Alessandria a Galatina ci ricorda l’incontro tra cultura greca e cultura latina e ci rammenta che oggi – come allora – è possibile un incontro che sia integrazione tra culture diverse e non sopraffazione dell’una sull’altra “

Fernando Russo e Antonella Marinelli

 

Un Capolavoro dell’Arte e della Storia Religiosa

La Basilica di Santa Caterina d’Alessandria a Galatina, un gioiello architettonico e artistico situato nel cuore del Salento, costituisce un esempio sublime di fusione di stili e culture. La sua storia affonda le radici nel Trecento, tra leggende, crociate e l’ambizione di un potente signore, Raimondello Orsini del Balzo.

 

Alla famiglia Del Balzo Orsini è indissolubilmente legata la storia della stessa città di Galatina che già intorno al 1200 era un importante centro di cultura, lingua e rito greco accanto al quale conviveva anche quello latino, importato dai Normanni in Terra d’Otranto.

La maestosa basilica fu commissionata da Raimondello Orsini del Balzo che, tra il 1369 e il 1391, fece costruire una chiesa ampliando una cappella preesistente. La leggenda narra che durante uno dei suoi viaggi in Terra Santa, Raimondello si recò sul  Monte Sinai per rendere omaggio al corpo di Santa Caterina d’Alessandria. Si dice che, al momento di ripartire, baciò la mano della santa, strappandole con i denti il dito con l’anello. Questa reliquia, incastonata in un reliquiario d’argento, è ancora oggi conservata nel Museo della Basilica.

La costruzione della basilica non fu però solo un atto di devozione, ma anche un’ambiziosa mossa politica da parte di Raimondello Orsini del Balzo. In un’epoca tumultuosa, la basilica divenne uno strumento per affermare il suo potere feudale e consolidare l’alleanza con il Papa Urbano VI. La scelta di dedicare la chiesa a Santa Caterina rappresentò un ponte tra Oriente e Occidente, riflettendo la ricchezza culturale di Galatina.

Il Papa affidò la conduzione della Basilica ai Francescani affinchè creassero un polo di diffusione della cultura latina nel Salento. Essi seppero svolgerlo senza creare attriti o incomprensioni con la comunità greca e con il clero di quel rito.

Dopo la morte di Raimondello nel 1405,  fu la moglie Maria d’Enghien, contessa di Lecce, a proseguire i lavori insieme al figlio Giovanni Antonio, divenuto presto uno dei protagonisti principali della politica del regno di Napoli. Giovanni Antonio, oltre a uomo di guerra, fu molto vicino alla chiesa, mecenate dotato di molteplici interessi culturali, raccoglitore di una grossa biblioteca sul modello delle corti rinascimentali. Il suo viene ricordato come un tempo di grande prosperità economica e culturale. A lui dobbiamo il coro aggiunto alla Basilica a base ottagonale in forma di cappella coperto da volta costolonata ad ombrello.

Architettura e Stile

La Basilica fu edificata, come abbiamo visto, su una cappella preesistente quando il romanico aveva ceduto il passo al gotico e rappresenta un compromesso ben riuscito tra i due stili. La facciata, più prettamente romanica, presenta tre cuspidi e tre portali finemente intagliati in pietra leccese.

La parte centrale è divisa orizzontalmente in due sezioni poste su piani differenti: la superiore rientrante e la inferiore sporgente nella quale si apre il portale principale, sormontato da un protiro a due colonne che poggiano su leoni stilofori e sorreggono due aquile acefale.

Sull’architrave del portone centrale è presente il rilievo di Gesù tra i dodici Apostoli che ha in mano il cartiglio recante l’iscrizione <<Ego vos elegi ut eatis>> (Io vi ho scelti perchè andiate).

Al centro della sezione superiore della facciata vi è il rosone con i suoi dodici raggi che contornano il disco centrale, su cui sono raffigurati gli stemmi della casata Angiò e Enghien-Brienne il cui originale, sostituito da una copia, è stato restaurato ed è conservato nel Museo della Basilica.

Il portale minore sinistro reca un’iscrizione con la data del 1391.

Interno

L’interno della basilica presenta un sistema longitudinale a tre navate. La navata centrale è senz’altro la più maestosa con i suoi 50 metri di lunghezza, divisa in tre campate da sette colonne di stili architettonici diversi.

Attraverso due magnifici archi a sesto acuto si accede alle navate più esterne, quelle minori e laterali.

Un’area del tutto unica, in fondo alla navata centrale, ospita il presbiterio, sollevato rispetto al piano della chiesa, sulla cui parete sinistra troviamo il cenotafio (Monumento sepolcrale privo dei resti mortali della persona in onore della quale è stato eretto ndr) di Raimondello Orsini Del Balzo.

Conclude la navata il coro ottagonale, sul cui muro di fondo è posto il grandioso Monumento Sepolcrale di Giovanni Antonio Orsini Del Balzo.

Cicli Pittorici: Una Cronaca Visiva dei Secoli

Il vero tesoro della basilica risiede però nei suoi inestimabili cicli pittorici. Gli affreschi furono voluti dalla moglie di Raimondello, Maria d’Enghien, che utilizzò non solo maestranze locali più legate alla cultura bizantina, ma anche artisti purtroppo ancora senza nome della scuola giottesca e senese, provenienti per lo più dalla corte napoletana presso la quale lavorò anche Giotto. Alla morte di Maria gli affreschi furono completati dalla moglie del figlio, Anna Colonna, nipote del papa Martino V. Il loro scopo era di rappresentare per immagini il Vecchio e Nuovo Testamento con l’intento di divulgare gli insegnamenti della Chiesa.

Scene dell’Apocalisse 

Il Ciclo dell’Apocalisse, il più vasto e suggestivo della Basilica, ricorda al fedele le sofferenze della vita quotidiana ammonendolo a ricercare il bene e combattere il male

Navata centrale, lato destro, Ciclo dell’Apocalisse

 

Prima campata, lato destro, Ciclo dell’Apocalisse, “La preparazione della battaglia”

Prima campata, lato destro, Ciclo dell’Apocalisse, “Visione della donna e del Drago”

 

Navata centrale, prima campata, controfacciata, Ciclo dell’Apocalisse

Navata centrale, prima campata, controfacciata, Ciclo dell’Apocalisse

Navata centrale, lato sinistro, Ciclo dell’Apocalisse

Virtù e Pazienza 

Navata centrale, prima campata, Volta delle Virtu’

Storie della Genesi 

Il Ciclo della Genesi rappresenta un mondo armonioso  e felice evocando nei fedeli il Paradiso Terrestre.

Navata centrale, seconda campata, lato destro, Ciclo della Genesi

Navata centrale, seconda campata, lato destro, Ciclo della Genesi

Navata centrale, seconda campata, lato sinistro, Ciclo della Genesi

Navata centrale, seconda campata, lato sinistro, Ciclo della Genesi

Sette Sacramenti 

Navata centrale, seconda campata, Volta dei Sacramenti e dell’Allegoria della Chiesa

Navata centrale, seconda campata, Volta dei Sacramenti e dell’Allegoria della Chiesa

Ciclo del Nuovo Testamento

Navata centrale, terza campata, lato sinistro, Ciclo del Nuovo Testamento

Navata centrale, terza campata, lato destro, Ciclo del Nuovo Testamento

Gerarchie Angeliche 

Navata centrale, terza campata, Volta delle Schiere Angeliche

Volta degli Evangelisti e Padri della Chiesa

Navata centrale, quarta campata, Volta degli Evangelisti e Padri della Chiesa

Ciclo delle storie della vita di Maria e dell’infanzia di Cristo

Navatella destra, volta, Ciclo della vita di Maria e dell’infanzia di Cristo

Navatella destra, parete destra, Ciclo della vita di Maria e dell’infanzia di Cristo

Gli ambulacri e gli affreschi extracicli

Negli ambulacri trovano posto molti affreschi extracicli, ossia non facenti direttamente riferimento a quel filo logico che unisce tra loro gli affreschi dei cicli principali. Si tratta principalmente di immagini sacre, realizzate per volere di privati, raffiguranti i santi a cui i devoti si rivolgevano per ringraziarli di un beneficio ottenuto o per chiedere qualche intercessione.

Ambulacro sinistro, affresco raffigurante la Madonna della Mela, rinvenuto sotto gli affreschi della controfacciata

Ambulacro destro, Episodi della vita di Sant’Agata

Ambulacro destro, Episodi della vita di Sant’Agata

La Basilica di Santa Caterina d’Alessandria è stata dichiarata Monumento Nazionale di I categoria nel 1872. Nel 1992, è stata elevata al rango di Basilica Minore Pontificia, riconoscimento che sottolinea l’importanza di questo luogo sacro.

Abstract:

La Basilica di Santa Caterina d’Alessandria a Galatina, Fernando Russo e Antonella Marinelli

Translation in English

Basilica of Saint Catherine of Alexandria – Galatina (Le) A Masterpiece of Art and Religious History The Basilica of Saint Catherine of Alexandria in Galatina, an architectural and artistic gem located in the heart of Salento, is a sublime example of the fusion of styles and cultures. Its history dates back to the 14th century, intertwined with legends, crusades, and the ambition of a powerful lord, Raimondello Orsini del Balzo. The Del Balzo Orsini family is indissolubly linked to the history of the city of Galatina, which, by the 1200s, was already an important center of culture, language, and Greek rite, alongside the Latin influence brought by the Normans to the Otranto region.

The majestic basilica was commissioned by Raimondello Orsini del Balzo, who, between 1369 and 1391, had a church built by expanding a pre-existing chapel. Legend has it that during one of his journeys to the Holy Land, Raimondello visited Mount Sinai to pay homage to the body of Saint Catherine of Alexandria. It is said that, upon departing, he kissed the hand of the saint, biting off her finger with the ring. This relic, set in a silver reliquary, is still preserved today in the Basilica Museum.

The construction of the basilica was not only an act of devotion but also an ambitious political move by Raimondello Orsini del Balzo. In a tumultuous era, the basilica became a tool to assert his feudal power and consolidate an alliance with Pope Urban VI. The choice to dedicate the church to Saint Catherine represented a bridge between East and West, reflecting the cultural richness of Galatina.

The Pope entrusted the management of the Basilica to the Franciscans, tasking them with creating a center for the spread of Latin culture in Salento. They carried out this mission without creating conflicts or misunderstandings with the Greek community and clergy.

After Raimondello’s death in 1405, his wife Maria d’Enghien, Countess of Lecce, continued the work with their son Giovanni Antonio, who soon became a key figure in the politics of the Kingdom of Naples. In addition to being a man of war, Giovanni Antonio was closely connected to the church, a patron with diverse cultural interests, and the collector of a large library in the style of Renaissance courts. His era is remembered as a time of great economic and cultural prosperity. We owe to him the octagonal choir added to the Basilica, shaped like a chapel and covered by a rib-vaulted umbrella.

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