Guglia e Chiesa di Maria Santissima Assunta di Soleto

Di probabile origine trecentesca, l’edificio è documentato sin dal 1410 con il semplice titolo di “Santa Maria”, e tra la fine del Quattrocento e i primi anni del Cinquecento se ne attesta già la dignità di Collegiata (*). All’acquisizione di tale rango dovette verosimilmente contribuire l’elevazione di Soleto a contea sotto il feudatario provenzale Raimondo del Balzo Courthezon.
La chiesa, situata nel centro di Piazza Cattedrale, ha forma a croce con diverse parti aggiunte: la Guglia di Raimondello Orsini, i vani bassi accanto al coro poligonale, la torre campanaria sul braccio sinistro della croce, le paraste irregolari che decorano la facciata, i contrafforti solenni e gli ambienti interni sulla parte destra.
Anticamente accanto alla chiesa c’era un campanile a forma di torre cilindrica, di tipo angioino, con finestre simili a feritoie e scala a chiocciola che saliva fino alle campane. Sul finire del Trecento, Raimondello Orsini del Balzo (1350/55-1406), il più potente feudatario del Regno di Napoli e, dal 1399 conte di Soleto e principe di Taranto, iniziò la costruzione della splendida guglia ingabbiando al suo interno il vecchio campanile, unica testimonianza architettonica della vecchia chiesa, ancora oggi visibile al di sotto delle prime bifore. La Guglia Orsiniana con i suoi 45 metri di altezza, rappresenterà, per i secoli a venire “straordinario e precoce modello per tutti i campanili di Terra d’Otranto”.

La struttura della chiesa è segnata da una storia lunga e complessa, con diverse tracce di modifiche nel corso del tempo. Le pareti sono principalmente fatte di pietra, tufo e carparo, mentre la facciata, la Guglia di Raimondello, i portali laterali e gli elementi architettonici significativi sono realizzati con pietra leccese di alta qualità.

L’edificio ha una pianta basilicale a tre navate, divise in quattro campate da arcate a tutto sesto che si appoggiano su pilastri robusti. La crociera è occupata principalmente dal presbiterio e dai due bracci del transetto. A ovest si trova il coro, che ha una forma poligonale e due cappelle dedicate al SS. Sacramento e a S. Veneranda.

Navata Centrale

Navate laterali

Controfacciata

All’interno della chiesa troviamo sulla navata destra gli altari di:
San Francesco da Paola, costruito nel 1706 con donazione di Domenico Pace, poi smontato prima della costruzione della nuova chiesa e rimontato nel 1859 a spese del barone Bonaventura Sergio, erede del fondatore. Dell’antico altare sono rimaste le due colonne centrali con la statua del santo.

Nel fastigio tela di S. Giuseppe da Copertino

San Paolo (già del Santissimo Sacramento) entro un cappellone fatto costruire nel 1704 dall’omonima Confraternita sotto il priorato di Domenico Pace. Al centro dell’altare la tela di S.Paolo del 1778.

Nel fastigio l’iscrizione ‘PRIORE DOMINICO PACE 1704’

San Luigi opera di stile neoclassico di Pasquale Manni nel 1836 con tela di S.Luigi attribuita a Maria Rachele Lillo del 1810

Nel fastigio tela di S. Ignazio di Loyola

Madonna dei Chiodi erroneamente detto della Madonna dei Fiori attribuibile per analogia col precedente a Pasquale Manni nel 1836 con tela autografa di Maria Rachele Lillo del 1810 in cui è rappresentato S.Sergio martire (un soldato di alto rango che non rinnega la sua fede). Di patronato della famiglia Sergio che aveva qui le sue sepolture.

Nel braccio destro del transetto vi è l’altare di Santa Veneranda, realizzato nel 1836 per la famiglia Salomi e completato da Pasquale Manni con la balaustra del 1837. Sulla base dell’altare vi è lo stemma di famiglia (bipartito con leone rampante a sinistra e colomba a destra). Nella tela di Maria Rachele Lillo è raffigurata anche la committente Rosa Favale moglie di Angelo Salomi.

 

 

Poggiati al muro di controfacciata ci accolgono la statua dell’Addolorata e lo straziato Corpo di Cristo sotto la tela del Miracolo di Soriano (seconda metà del Seicento).

 

Nella parte sinistra del transetto vi è l’altare del Santissimo Sacramento realizzato nel 1836 dello scultore Pasquale Manni.

Nel fastigio

 

Lungo le pareti, settentrionale e meridionale, sono collocati rispettivamente gli altari
– dell’Assunta, completato in ritardo nel 1849 per una lite con lo scultore

– di Sant’Antonio da Padova dei primi dell’800 in stile neoclassico del quale solo il tabernacolo (autografato) è attribuibile allo scultore Pasquale Manni.

Nel fastigio

Al centro l’altare maggiore del 1796 attribuibile a Emanuele Orfano di Alessano decorato con dorature nel 1843 dall’arciprete Giuseppe Campa. Dietro l’altare maggiore vi è un coro ligneo di 20 seggi del 1809 che sostituitì quello del 1607 smontato nel 1781 per la demolizione della vecchia chiesa e poi andato disperso.

 

Sulla navata sinistra partendo dal transetto vi sono gli altari di:

Immacolata replica dell’altare della Madonna dei Chiodi attribuibile per analogia a Pasquale Manni nel 1836 con tela di Maria Rachele Lillo.

Nel fastigio

Madonna del Rosario voluto dalla famiglia Carrozzini nel 1836 ed autorizzato dal Vescovo di Otranto nel 1858 come sepoltura gentilizia.

Il dipinto rappresenta la Madonna del Rosario, Santi e cortigiani (vedi infra). La tela ha subito uno smembramento dopo il furto del 1991 ed è stata riassemblata componendo i diciassette frammenti recuperati nel 1992.

(particolare)

In fondo alla navata sinistra, dopo la porta laterale esposta a nord, è presente un fonte battesimale del XVII secolo decorato in pietra leccese con puttini, ghirlande, foglie e fiori, sopra il quale si erge una piramide lignea contenente l’acqua lustrale;

 

e, un bellissimo organo di primo Settecento ‘con capitelli e intagli artistici in legno’ a sette registri opera dell’organaro Carolus Sanarica di Grottaglie.

Le Volte

Tutti gli ambienti sono coperti da volte a stella che, nella navata centrale, sono evidenziate da rosette scolpite e si susseguono intervallate da archi a tutto sesto che irrigidiscono la struttura.

Dell’originario edificio sacro rimangono:
il marmoreo fonte battesimale per immersione, secondo il rito orientale, realizzato nel XIV secolo e decorato con foglie di acanto e quattro angioletti sporgenti oggi utilizzato come acquasantiera e posto di fronte all’entrata laterale;

il leggio del coro (1624) su cui è incisa la rappresentazione della vecchia chiesa; il pulpito scolpito in legno di noce nel 1703 da Matteo Gervasio su una base precedente (1600-1648);

la tela della Vergine del Rosario attribuita al galatinese Lavinio Zappa – 1580, (di cui si è già trattato in precedenza). Dopo la vittoria della flotta cristiana a Lepanto nel 1571, molti pittori rappresentarono la Vergine , dapprima chiamata Nostra Signora della Vittoria, festeggiata appunto il 7 ottobre, giorno della battaglia , poi come Madonna del Rosario, nella festa trasferita da Gregorio XIII alla prima domenica di ottobre. In questa tela è riconoscibile in primo piano, a sinistra accanto a San Domenico, il filosofo soletano Matteo Tafuri con il rosso copricapo dell’Università parigina. Subito sotto il penultimo arciprete di rito greco Nicola Viva e l’arcivescovo Pietro Antonio Di Capua ed in primo piano il papa Pio V e il re di Spagna Filippo II. A destra invece sono rappresentati la regina di Spagna, Anna d’Austria (moglie e nipote di Filippo II); alla sua sinistra la zia Eleonora sorella di Carlo V, subito sopra i conti di Soleto Niccolò Bernardino Sanseverino con la moglie Isabella della Rovere principessa di Urbino, Santa Caterina da Siena ed alcune popolane. Infine in basso a destra un’infedele convertita.

Al suo interno è notevole lo splendido Fonte battesimale (di cui si è già trattato in precedenza), posizionato sul primo pilastro alla sinistra dell’ingresso, opera databile alla seconda metà del XIV secolo finemente ornata con testine tonsurate (**), intrecci vegetali e foglie d’acanto. Successivo (fine Cinquecento – primo Seicento) il fonte con ciborio ligneo collocato poco distante, corredato di volti di putti alati, festoni e frutti e sostenuto da tre originali figure di pesci disposte a mo’ di treppiede.
Altrettanto degno di nota è lo splendido Pulpito ligneo, del 1703 (di cui si è già trattato in precedenza), posizionato presso il secondo pilastro destro della navata centrale e opera di Matteo Gervasi da Soleto.
Risale al 1796 il pregevole Altare maggiore  (di cui si è già trattato in precedenza), attribuito allo scultore alessanese Emanuele Orfano.

Cronistoria dell’edificio

Le visite pastorali del 1538 e del 1607 documentano all’interno dell’edificio la presenza di affreschi raffiguranti S. Ilarione, la Dormitio Virginis, la Vergine Addolorata, S. Giovanni Evangelista e S. Maria della Misericordia, poi perduti a seguito delle successive ricostruzioni.
Alla fine del Seicento l’edificio necessita di drastici interventi di restauro, dei quali tra il 1708 e il 1709 è incaricato il mastro soletano Diego Margari. Per il rifacimento delle coperture egli coinvolge il leccese Giuseppe Zimbalo detto “Zingariello” (1620-1710), il più importante architetto locale del periodo.
Nel 1743 un violento terremoto colpisce il Salento determinando danni consistenti. Non fa eccezione la chiesa matrice di Soleto, che tra il 1753 e il 1776 matura un preoccupante quadro fessurativo e minaccia rovina. Il Governo Municipale e il Capitolo della Collegiata concordano di affidare i lavori di ripristino all’architetto martanese Pasquale Margoleo (1703-1781), che tuttavia muore poco dopo l’avvio del cantiere.
Nell’agosto 1781 il sindaco Giuseppe Oronzo Salvatore e l’arciprete Donato de Luca incaricano del proseguimento dei lavori l’architetto copertinese Adriano Preite (1724-1804), che tuttavia rifiuta di adottare il progetto del predecessore e propone una completa demolizione e ricostruzione della fabbrica. La proposta registra generale apprezzamento eccezion fatta per il primicerio Teodosio Manca, che si appella alla bellezza e vetustà della fabbrica originaria.
Alla morte dell’architetto Preite, nel 1804, la chiesa è ancora mancante di un quarto della struttura, di buona parte della facciata e di tre altari.
Documenti del 1872 fanno menzione di un nuovo architetto e di nuove maestranze: l’architetto Catone di Ostuni e i Mastri Pasquale e Luigi Manni di Soleto. Smarriti alcuni disegni di Catone, questi ultimi progettarono e realizzarono la facciata, ma ancora una volta il cantiere non fu portato a termine.
Nell’anno finanziario 2008 l’edificio ha beneficiato dei fondi per l’8 per mille erogati dalla CEI per lavori di “Consolidamento, restauro e valorizzazione” (pratica CEI n. E/5562/2008).

(*) Collegiata è il titolo attribuito a quelle chiese in cui la Santa Sede ha istituito un capitolo o collegio di chierici (membri del clero) definiti canonici. L’istituzione ha lo scopo di rendere più solenne il culto a Dio in chiese di una certa importanza. Tale privilegio spetta normalmente alle chiese cattedrali, sedi di una cattedra vescovile. L’istituzione, l’innovazione o la soppressione dei Capitoli collegiati sono riservati alla Santa Sede.
(**) Rito sacro, ora abolito, che nella Chiesa indicava l’ingresso nello stato clericale, e consisteva nel tagliare cinque ciocche di capelli al tonsurando da parte del vescovo o di un suo delegato; con questo atto il tonsurato da laico diveniva chierico e acquistava tutti i diritti e doveri del nuovo stato.

Abstract:
Pantaleo Rossetti, Maria SS.ma Assunta – Soleto

Siti consultati:
http://www.chieseitaliane.chiesacattolica.it/ – Wikipedia

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