Aprile 1917 – Il sommergibile W 4 ebbe unico superstite: il colombo

Questa storia seppur triste merita di essere raccontata per molti motivi, innanzi tutto perchè vi sono coinvolte vite umane a ricordare, se ce ne fosse bisogno, gli orrori della guerra, ma anche per far capire a chi è più giovane quanto la tecnologia ha potuto cambiare le nostre vite nell’arco di poco più che un secolo.
Durante la Prima Guerra Mondiale, la comunicazione radio non era ancora perfezionata e diffusa; i collegamenti erano incerti e bastava un ostacolo naturale o una perturbazione atmosferica per impedirne il collegamento. Francesi e tedeschi all’inizio delle ostilità si erano attrezzati con i “cani da guerra”, eccellenti portatori di messaggi, addestrati a superare ostacoli e insidie per raggiungere la meta stabilita con il messaggio ricevuto. Altri Stati tra cui l’Italia, per il medesimo scopo utilizzarono il piccione viaggiatore. A Brindisi venivano allevati nella caserma Manthonè, ex Convento dei padri Teresiani, di fianco alla chiesa di S. Teresa, oggi Archivio di Stato. Questo forse spiega anche la nutrita presenza di piccioni sulla piazza.
Venivano forniti ai reparti dalle colombaie militari e trasportati in cestini. I risultati ottenuti per mezzo di “colombogrammi” furono ottimi; essi permettevano di tenere costantemente informati i comandi sulle varie operazioni militari in corso, così il piccione viaggiatore divenne un sicuro agente di collegamento.
Scopertane l’efficacia vennero impiegati un po’ dappertutto; e perfino i carri d’assalto ebbero in dotazione questi messaggeri alati con un leggerissimo tubo di alluminio attaccato alla zampa, in cui veniva introdotto il messaggio.
L’esercito italiano provvide così ad istituire speciali reparti “colombofili” e “piccionaie militari” che si rivelarono molto utili allo scopo.
A Brindisi la maggior parte delle unità navali ne era dotata.
Anche il comandante del sommergibile W 4, Alessandro Giaccone, nell’aprile del 1917, prima di partire per la sua ultima missione aveva imbarcato una coppia di piccioni viaggiatori. Ma il sommergibile non fece più ritorno e vana fu ogni ricerca. Un giorno tornò alla colombaia della Caserma Manthonè un piccione che aveva perduto le penne della coda, purtroppo, senza nessun messaggio degli scomparsi.
L’equipaggio del Sommergibile W 4, comandato dal ten. di vascello Alessandro Giaccone, era composto da 22 uomini; il mare non rese nè una salma nè un rottame, unico superstite fu il piccione viaggiatore.

Di seguito i nomi e le qualifiche degli scomparsi:

Alessandro Giaccone                  Tenente di vascello (comandante)

Michelangelo Melchiorri           Tenente di vascello

Umberto Opiperi                        Tenente di vascello

Giuseppe Moliterni                    Capo mecc. 2^ classe

Ferdinando Faruss                     2° capo Torp. E.

Santo Orticello                            2° capo Torp. S.

Arduino Perillo                           2° capo R.T.

Giovanni De Leonardis             2° capo Meccanico

Salvatore Marinucci                 Sottonocchiere

Francesco Esposito                   S. C. Meccanico

Gennaro Azzolini                       S. C. Meccanico

Francesco Marazzi                    S. C. Meccanico

Michele Di Meglio                    Marinaio scelto

Vincenzo Pepe                           Marinaio scelto

Sebastiano Romeo                    Marinaio scelto

Sebastiano Zappulla                 Marinaio scelto

Angelo Bertolini                         Torp. E.

Andrea Glena                              Torp. E.

Filippo Cassieri                           Torp. S.

Ugo Della Libera                         Torp. S.

Antonio Erba                                Fuoch. A.

Antonio Del Rio                           Fuoch. A.

Per la cronaca, l’immagine riporta un sommergibile nel porto di Brindisi e la stazione sottomarini è stata impiantata a Brindisi nel periodo precedente la II Guerra Mondiale

Abstract – dal libro di G. Teodoro Andriani, La base navale di Brindisi

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